mercoledì 3 gennaio 2024

Il Taj Mahal e l’inferno in Terra ad Agra



Lo spostamento da Haridwar ad Agra consisteva in due treni separati, con una coincidenza di 3 ore a Delhi, durante le quali dovevamo cambiare stazione da New Delhi a Delhi Nizamuddin, in teoria un viaggio da 30 minuti con la metro.
Questo era il meglio che Matteo era riuscito a mettere insieme dalla Nuova Zelanda, mettendo abbastanza lasco per permettere un sostanzioso ritardo del primo treno.
Il primo viaggio è in orario, e sviluppa solo 45 minuti di ritardo, con Matteo che quasi sperava in più ritardo per non dover aspettare troppo in giro.
Il problema è il secondo treno, che il sito delle ferrovie prospetta inizialmente con 2 ore di ritardo.
 
 
La metropolitana di Delhi non ci risulta di immediata comprensione, bisogna passare i bagagli ai raggi X e l’unica macchinetta dei biglietti che troviamo usa l’onnipresente QR code, una genialata con la quale si può pagare praticamente tutto al volo in India, ma che noi non possiamo usare. 

Un ragazzo ci offre i biglietti per la prima stazione a 20 rupie.
Alla fine tra errori e formalità, un viaggio in metro di 30 minuti in treno si trasforma in una mini epopea di 2 ore. Senza ritardo avremmo perso la coincidenza. Il taxi non è un’opzione dato il traffico, e quando finalmente arriviamo, il ritardo del treno è di 4 ore.

I dintorni della stazione sono deliranti e la prospettiva di arrivare alle 21 ad Agra e altre 4 ore in quel casino, con Silvia sempre malata, è agghiacciante.
Silvia decide di prendere la scorciatoia e prenotare un altro Uber.
Il tizio che si presenta non parla inglese (comunichiamo con google traduttore), e non avendo carburante spendiamo mezz’ora in coda per il gas CNG, che viene utilizzato dai veicoli locali.
Quando finalmente partiamo, il tizio guida senza fari, guardando filmati su YouTube e si ferma a prendere una pannocchia, che mangia mentre parla al telefono 

Il sole prova a farsi vedere da dietro la coltre di nubi apocalittica, mentre Matteo nota come qui in India le macchine abbiamo delle protesi di paraurti veri, come una volta, oltre a quelli fasulli moderni


La velocità di 80km/h è da strapparsi la pelle si dosso, tragitto e tempi sembrano allungarsi più si procede. Il tizio non ha soldi nel telepass e Silvia è sull’orlo di una crisi di nervi. Nonostante lei non ne sia convinta, Matteo crede che ci si sia risparmiati 2 ore e mezza di viaggio facendo così.
Silvia nota una somiglianza con il paesaggio della Germania, il che la dice tutta sull’interesse suscitato.
La noia spinge ad inventarsi nuovi passatemi 

 

Arriviamo finalmente al nostro alloggio, e la nostra ricerca di una bettola per mangiare a poco prezzo non ha buon esito, finiamo a mangiare al freddo su un rooftop con cibo pessimo. Matteo va a lavarsi le mani e la visione che ha giù in strada, a posteriori, era profetica
Fuoco nelle rovine di un palazzo

Il nostro alloggio è molto carino, ma i rumori molesti della notte e mattina presto non aiutano a farlo apprezzare.
Matteo trova nell’armadio un libro sulla società induista, e come era successo in Laos, prende il segno come un assist del destino e se lo intasca, con Silvia poco contenta di questa pratica.

Le dinamiche del nostro viaggio prevedono 3 alloggi in 3 giorni, e dopo una tarda colazione, Matteo porta i bagagli al prossimo alloggio, mentre Silvia lo aspetta, martellata da ogni tipo di rumore, fino al suo ritorno.

È arrivato il grande momento, dopo più di 13 anni di attesa ed oltre il covid distruttore di piani, ci incamminiamo verso il Taj Mahal.
Facciamo i biglietti, scansiamo le varie guide che si offrono, depositiamo lo zainetto ed entriamo.
Gli ultimi 50 metri Matteo benda Silvia e poi la fa sedere all’ingresso dei giardini.
Ovviamente, appena tolta la benda sugli occhi, c’erano già un paio di guide a cercare di vendergli il video di noi due durante la scenetta del levare la benda e della reazione di Silvia. 
Bisogna ammettere che sono scaltri, ma noi siamo più tirchi della loro scaltrezza.
La mattina prima di incamminarsi, Matteo aveva letto l’ultimo blog per studiare le ultime info, e di nuovo le lodi del Taj Mahal venivano cantate senza dubbio alcuno.
La nostra esperienza è un pochino come con la Gioconda, quando ce lo siamo visto davanti abbiamo pensato che fosse molto più piccolo di come ce lo aspettavamo. Forse è troppo famoso per essere all’altezza delle immense aspettative che vengono poste, forse siamo viziati da tanti monumenti visti in Asia e a Roma ed in giro per il mondo, forse se fosse stata una cosa più estemporanea e non covata così a lungo e demolita dal covid, allora si, ne saremmo stati più colpiti.
Inoltre, se tutti suggeriscono di andare a vederlo all’alba, sappiate che la cosa non vale a dicembre. La mattina presto si rischia di non vederlo neanche in fondo al viale d’ingresso, causa smog e nebbia. 
Al nostro arrivo lo sfondo era un grigio abbastanza patetico, e solo verso mezzogiorno e con il montare della folla, il cielo ha iniziato a cambiare colore.
Quindi il piano originale di Matteo, di vederlo per la prima volta dall’altra parte del fiume vicino al Metah Bagh e senza folla, sarebbe stato fattibile solo in un’altra stagione, come doveva essere.
Una domanda che si era sempre posto Matteo era: come fanno tutti ad avere sempre la foto perfetta davanti al mausoleo, con la folla enorme che gira? La risposta è che la folla è abbastanza dinamica, ma se vuoi la foto da quel punto preciso devi aspettare il tuo turno e schivare i fotografi che provano a venderti un intero album di foto che sono pronto a scattarti.
Stavolta anche Silvia assapora la vita da celebrità che Matteo sperimenta ad ogni passo ed ogni angolo


Poi Silvia si mette a trovare qualcuno che riesca a farci una cavolo di foto dritta e decente, ovviamente finendo nelle grinfie di un fotografo, che prova poi a venderci un intero book fotografico, che decliniamo

 


Paghiamo quindi l’ulteriore biglietto per vedere il mausoleo da vicino, e di nuovo rimaniamo un pochino delusi, i favolosi intarsi nel marmo con pietre preziose, non sono poi così favolosi, ed il concetto indiano di silenzio ed ordine per visitare una tomba, rovinano tutto.
La storia in breve del Taj Mahal, per chi fosse interessato, è che la moglie preferita del sovrano Mughal muore dando alla luce il loro 14esimo figlio, spezzandogli il cuore, e per farle onore lui fa costruire “la lacrima sulla guancia dell’eternità”, come descritto da qualche poeta famoso. Dopo di che, un figlio usurpa il trono, sbatte il padre in prigione nel forte di Agra, che egli stesso aveva fatto abbellire, e per 8 anni può solo ammirare da distante la tomba della moglie, dopo di che muore ed il figlio usurpatore lo fa seppellire di fianco a Mumtaz nel Taj Mahal, infatti la seconda tomba è decentrata e l’unico elemento di non simmetria dell’intero complesso.

 

 
Quanto tempo e quanta fatica per una foto

Salutato il Taj Mahal, si va a mangiare nel quartiere di tajganj, che era stato creato per alloggiare gli oltre 20mila lavoratori che hanno costruito il Taj Mahal, molto confusionario

 

 
 

Quindi ci incamminiamo per il nostro alloggio di capodanno, passando per quartieri di uno squallore e povertà incredibili. Ovviamente Matteo attira tutti gli sguardi, oltre che folle di bambini, e quindi possiamo solo rubare la scena con gli occhi, mentre ci assicuriamo di non essere investiti, derubati o di mettere i piedi in un cacca di mucca o di cane
Scimmie volanti

Bisogna anche stare attenti  non farai scracchiare in faccia

La miseria e lo stato in cui vive ‘sta gente sono indescrivibili per noi occidentali.
Sbagliando strada in qualche modo arriviamo a destinazione, e dopo aver fatto riposare Silvia un pochino, andiamo a cena per l’ultimo dell’anno (una cena qualunque), dove Matteo per la prima volta guarda la tv Indiana, e scopre che in questo paese hanno portato il gioco “del rincorrersi” a livelli letteralmente professionistici che Silvia continua a pensare sia la riproduzione di uno due o tre Stella.
Ci sono due canali diversi che trasmettono due sport diversi, uno si chiama 10 PKL, acronimo per non sappiamo bene cosa, dove Matteo crede di aver capito che ci siano due squadre, a turno si mettono uno contro l’altra squadra e, appena c’è un contatto fisico, questo uno deve scappare e gli altri devono placcarlo prima che oltrepassi una linea

 

Mentre l’altro sport di chiama Kho Kho, tutti sono i linea, uno fa lo slalom e anche lì devono acchiapparlo, ma la logica ci è sfuggita

 


Entrambi gli sport ovviamente con commento tecnico, commendo pre gara, replay epici ed esultanze da macho come negli sport cui siamo abituati

 

 
Macho

Tutto abbastanza ridicolo, ma che come sempre fa riflettere sul quando possano essere ridicoli i nostri sport ad occhio alieno.
Festeggiamo il capodanno andando a dormire alle 21:30, almeno una notte in un letto comodo e silenzioso.
Il giorno seguente ripetiamo lo schema vincente e portiamo subito i bagagli al nostro alloggio vicino alla stazione del treno, e chiediamo che ci indichino un dottore per Silvia.
Nessun tuktuk conosce la clinica e quindi ci incamminiamo per mezz’ora per le strade di Agra. Come diceva Silvia “vedi io ti porto in giro per la vera Agra, il Taj Mahal non è la parte vera della città!”.
Abbiamo un consiglio da darvi, almeno per Agra: restate sulla via turistica battuta, e spostatevi in taxi, o siate pronti a discendere, come Dante, per i livelli dell’inferno qui sulla terra.
Se avessimo potuto silenziare l’audio, mettere la velocità di riproduzione video a 1/10, se Silvia non fosse stata male e se Matteo non attirasse l’attenzione come una cacca con le mosche, Matteo avrebbe potuto fare tipo 3000 foto degne del Pulitzer’s.
Non c’è un centimetro che non trasudi una becera umanità intrisa di patetismo che sfocia nell’animale, in una cacofonia letteralmente assordante di ogni tipo di suono, le scene sono tra il presepe post atomico e un lazzaretto da madre Teresa di Calcutta. La spazzatura crea la quinta dimensione, e la sensazione è di avere un martello pneumatico per tempia ad abbattere tutti i muri di ogni livello di pazienza.
Matteo, sebbene incuriosito, inizia ad innervosirsi e, soprattutto, si sente tremendamente in colpa verso Silvia.
Ci sono cani che dormono in mezzo all strada con questo pandemonio e, come per il tizio accasciato sulla moto a bordo strada a 20 centimetri dal traffico impazzito, ti chiedi se non siano in realtà morti.
Se non fosse che doveva seguire le indicazioni di Google, rimanere vivo e controllare che Silvia continuasse a seguirlo, Matteo vi avrebbe fatto anche delle foto, che comunque, viste quelle sopra, probabilmente non avrebbero reso l’idea. I mezzi tecnici sono quel che sono.
Quando infine ci addentriamo per vicoli minuscoli, ormai abbiamo un seguito che manco Forrest Gump se lo sarebbe sognato
Ragazzini al seguito

Infine giungiamo dal dottore, che ascolta il respiro di Silvia (come avrà fatto con quel casino non si sa) e dopo aver proposto le medicine che abbiamo già, fornisce uno sciroppo ayurvedico, il tutto per due mezzi spiccioli.
Il dottore

Per levarci da quel pandemonio, diamo al tuktuk (non  facilmente reperibile) un facile obiettivo: il forte di Agra.
Quando manco i tuktuk ti cagano sei sicuro di essere fuori dal circuito turistico.
Tempo di arrivare, la vescica implora pietà, ci hanno mollato di fronte alla stazione, che è dalla parte opposta rispetto all’ingresso del forte, e Silvia ha paura dei bagni della stazione. Ci incamminiamo per un km e mezzo e quando arriviamo alla biglietteria, la folla è immane. Per fortuna tutti indiani, così alla biglietteria per turisti tocca subito a noi, ma non abbiamo banconote e, a dirla tutta, vogliamo entrare solo usare bagni decenti (si spera) come al Taj Mahal.
Allora Silvia fa i biglietti online e nel mentre una turista asiatica chiede a Matteo “se facciamo i biglietti su internet, dobbiamo fare la coda?” E Matteo, senza sapere di cosa sta parlando, risponde “non esiste la coda in India”.
Biglietti fatti, la vescica urla, usciamo dalla biglietteria e la coda è infinita.
Silvia non ne può più, e manda Matteo a verificare quanto appena predicato: salta tutta la coda di gente con biglietti alla mano e chiede se coi biglietti online possiamo saltare la coda...risposta affermativa!
Così saltiamo tipo 200 metri di coda e dobbiamo abbandonare il pranzo se vogliamo tenerci lo zainetto.
Slalom da Alberto tomba per trovare sti maledetti cessi e, finalmente, arriviamo un secondo prima di farcela addosso
I cessi

In sole 3 ore, da mezzogiorno alle 15, Agra ci ha sconfitti.
Si fatica a trovare il senso in tutto ciò.
A Matteo torna ogni tanto in testa la descrizione di Siam Reap in Cambogia che aveva scritto qui sul blog, ma diciamo che il casino li era per ridere, come una versione goliardica ed annacquata del pandemonio delirante che troviamo qui.
Forse, col senno di poi, Rishikesh si apprezza con la sua tranquillità proprio arrivando da posti deliranti come Agra. Essendo stato il nostro primo stop, non potevamo capire
Posiamo il culo nel parco e recuperiamo un po’ le energie tra aquile e scoiattoli, e Silvia dice a Matteo di andare a vedere il forte ma, a dirla tutta, Matteo non è così incuriosito dall’architettura del posto e preferisce stare con lei

 
Branchi, se non greggi, di aquile


Per fortuna dopo un po’ Silvia insiste, ed andiamo a fare un giro svogliato e disorganizzato del posto, e finiamo nella parte ricoperta di marmo e di quegli intarsi che Matteo si aspettava al Taj Mahal 
 
 

 
Ode a Mumtaz Mahal

Girati Silviaaaaa...

Come accennato, il forte, che era partito come fortezza militare, era stato reso una reggia dal sovrano, per poi diventare la sua prigione dorata


Balconcino vista Taj Mahal

Matteo continua ad attirare orde di tifosi, che gli chiedono anche profili social che fortunatamente non ha. Dopo tonnellate di foto, Silvia inizia a spazientirsi e Matteo deve lasciare, come una vera star, i suoi fans a bocca asciutta.
Le energie di Silvia sono state prosciugate ed interrompiamo il giro, ma va bene così visto che Matteo manco lo voleva iniziare.
All’uscita vediamo la calca umana che avevamo aggirato all’ingresso 

A dire la verità la quantità di gente non ci da troppo fastidio, è solo il rumore e la confusione associati che accoltellano i nervi.
Decidiamo di tornare al nostro alloggio passando per il mercato degli esuli tibetani adocchiato quando siamo arrivati, con uno che prova a vendere a Matteo una frusta davvero epica stile Indiana Jones, ma non avendo una casa dove riporla, non se n’è fatto nulla, e di sicuro la dogana in Nuova Zelanda avrebbe rotto i maroni a riguardo.

 




 

Nell’ultima tratta verso la nostra stanza, la tendopoli incorniciata da fuochi, fumo ed un torrente color petrolio fanno veramente cattiva pubblicità alla razza umana, suscitando tristezza e patetismo

Diamo un ultimo sguardo alle mura esterne del forte


Alla sera, mangiare senza essere spennati è di nuovo impossibile, dopo di che la musica assordante del bar al piano di sopra si fermerà solo a mezzanotte e i nostri eroi hanno la sveglia alle cinque. Altra notte insonne, Silvia vorrebbe sotterrarsi.
La mattina seguente arriviamo in stazione, ci facciamo un chai e saliamo sul treno
 

Bicchierini usa e getta di terracotta

Ora siamo su la treno per Jaipur in Rajasthan, la terra dei Maharajah e delle mille ed una notte, Aladdin e il genio della lampada, la vacanza sembra abbastanza compromessa con Silvia che si trascina da un posto all’altro avendo difficoltà portare a termine le funzioni fisiologiche di base, come era successo a Matteo in Vietnam anni orsono.


Alla prossima puntata!

Nessun commento:

Posta un commento

inserisci il tuo commento, scegli il profilo (anonimo va benissimo) e pubblica il commento, quindi aspetta che noi lo si approvi!