sabato 6 gennaio 2024

Pushkar e l’effetto URCCDT / UOCRDT


Primi al polo sud lunare
 
Arrivati dopo un paio d’ore ad Ajmer, veniamo molestati dai tuktukkisti, e Silvia inizia a spazientirsi. Decide così che il meno molesto vincerà le nostre grazie. Peccato che il prescelto ci stia portando per due soldi alla stazione dei bus, invece che a Pushkar.
 
 
Armageddon

Così, dopo un po’ di tempo perso a trovare un passaggio e finendo per pagare come richiesto dai primi autisti molesti, sembra di partire, ma il nostro autista si ferma per un thè e cede il lavoro ad un altro, che sembra a metà tra il simpatico e l’alticcio.
Pushkar ed Ajmer sono separate dalla Snake Mountain, a forma di gobbe di cammello, e la strada si inerpica fino a passo vattelappesca.

Il nostro autista ci offre da fumare, qui fumano qualcosa che sembrano delle foglie arrotolate, rifiutiamo e dopo poco si ferma a mostrare a Silvia dei cervi, probabilmente in una riserva. Persino i cervi sono tutti ammassati in India.
Matteo resta sul mezzo coi bagagli
Dopo la fila di uomini, Silvia a far foto ai cervi

Prima di entrare a Pushkar ci fermiamo per una fantomatica tassa di 20 rupie, e poi arriviamo al nostro alloggio, molto scenico e molto economico 

Peccato solo che la piscina sia in realtà ricoperta di piumaggio sul pelo dell’acqua, o altre cose simili.
Ad ogni modo, Silvia è già in brodo di giuggiole per la vista dalla nostra finestra

 
 
 
Silvia corre in strada a vedere un cammello che passa

Siccome è ora di pranzo, andiamo per le strade della minuscola Pushkar, città santa per gli induisti, che la dovrebbero visitare almeno una volta nella vita.
Seguiamo le indicazioni per un posto per mangiare trovato da Silvia su internet, e per raggiungerlo praticamente vediamo già mezza città.
Santità e scalzità
 
Passiamo anche di fianco ad uno dei pochi, se non l’unico, tempio di Brahma al mondo. Per gli induisti ci sono 3 divinità a capo della costellazione di divinità ed avatar minori. Queste tre divinità formano la Trimurti, e sono:
-Brahma: dio creatore dell’universo e di tutto ciò che è 
-Vishnu: dio che preserva la realtà (Krishna uno dei suoi avatar, cioè incarnazione umana)
-Shiva: dio distruttore, senza il quale però non può avvenire la creazione
A quanto pare nessuno si fila Brahma a causa di una maledizione causatagli dalla moglie (che saggi questi indiani), mentre gli altri due hanno templi a volontà.
Dicevamo dell’unico tempio, Matteo era incuriosito dalla cosa, ma quando ha visto che bisognava forse pagare, levarsi le scarpe e fare la coda zig zag, gli è passata la voglia. Diciamo che entrare scalzo nei templi in sud-est asiatico, dove per quanto possibile i pavimenti sembrano puliti, non gli dava troppo fastidio, mentre qui in India al momento non è ancora stimolato nel calpestare ogni tipo di deiezione di ogni tipo di essere vivente.

 
Shiva, il lingam sua espressione, ed il toro che cavalca


Arrivati al posto per pranzare, d’innanzi a Matteo inizia a delinearsi la realtà locale: il locale serve falafel, e mentre aspetta, Matteo inizia a pensare che ci saranno così tanti israeliani che passano di qui che gli avranno fatto il menù su misura, poi si sposta e vede l’alta faccia dell’insegna, che dice “Shalom” e ha le scritte in ebraico.
Finito di mangiare andiamo a finire l’anello intorno al lago (che alla fine faremo tipo 5 o 6 volte, il posto è proprio piccolo), e il fascino iniziale dato dalla tranquillità, pian piano si sostituisce ad un po’ di delusione perché ci rendiamo conto che il posto, di autentico, non ha più niente. Tutta la città è tappezzata di negozi di vestiti “etnici”, ma non nel senso di vestiti del luogo, ma quei vestiti fricchettonici che si mettono i turisti per sentirsi più “del luogo”, hippie, in viaggio, alternativi, chakra e mandala, Om e fiori. La stessa roba che puoi trovare in un mercato notturno di Chang Mai in Thailandia e che una volta rientrato difficilmente continuerai a metterti.
Il processo di disillusione è stato graduale e sempre più marcato, man mano che vedevamo vari Buddha bar, alternative vegan impensabili a queste latitudini, caffè vegani con latte di soia e boiate di questo tipo
Tipico nome del Rajasthan...o no?
 
I muri intorno ai locali hanno tutti quegli slogan furbetti e ammiccanti per il turista “alternativo”, che fa parte del filone illuminato, quello che appunto non fa il “caprone” come la massa, fa parte dell’altra massa.
Matteo, durante la colazione, si è spremuto le meningi per creare un appellativo acronomistico per fare più scalpore, lo ha chiamato 
Utopizzazione della risposta culturale causata da domanda turistica (URCCDT)
Oppure 
Utopizzazione dell’offerta culturale in risposta alla domanda turistica (UOCRDT)
Scegliete voi quello che preferite e fatecelo sapere.
Questo fenomeno si esprime nel fatto che il turista “impegnato”, che si sente diverso dal turista medio ed è magari anche genuinamente interessato un po’ di più alla cultura locale, causa televisione, libri, romanzi, guide, documentari, video e internet, si crea un’immagine mentale del luogo che va a visitare, e se la cultura è molto esotica, la sua immaginazione galoppa.
Non vuole per tanto arrivare e trovare una realtà meno esotica, non vuole essere deluso dal vedere gente che si veste in modo simile al suo, non vuole neanche (più o meno consciamente) che le genti abbiano una vita agiata e simile ai suoi standard. Egli va in Asia per vedere gente abbarbonata che vive di espedienti ed è molto colorata nei costumi e negli usi. Vuole la diversità a tutti i costi.
Poi non conta se la sua stessa cultura è stata dilapidata dal benessere stile USA come è successo per noi in Italia o altri stati di provenienza dei turisti, dove 100-150 anni sembravamo, magari con colori più tetri, molto simili ai popoli che ora andiamo a visitare, anche noi avevamo strade sporche e sterrate, cavalli, cesti di vimini e vita sulla strada, tutte cose cui abbiamo rinunciato molto volentieri per stare meglio ed indossare t-shirt, blue jeans, scarpe da ginnastica e rayban proprio come ci ha insegnato Michael J. Fox o Tom Cruise.
Egli ha il diritto alla comodità e all’agio, ma viene nel terzo mondo per vedere la vita arretrata e povera, e se non gli viene offerta, ne è contrariato. Gli viene da chiedersi cosa è venuto a fare.
In Asia sono furbi quando si tratta di trovare modi di accontentati e spillarti soldi.
E quindi ti creano una sorta di set televisivo con quello che tu vuoi trovare.
Quindi Pushkar, città santa, che attira quindi gente in cerca di “altro”, ti offre l’altro, compreso il vegan soy coffee ed i menù in ebraico. Persino gli indiani qui sono più fighi e assomigliano di più all’immaginario dell’indiano tipo. Hanno il capello selvaggio, il baffo guizzante, le basette e gli orecchini, sono vestiti alla Wolverine.
E dire che c’è anche una immensa fiera del cammello che si è tenuta 1-2 mesi prima del nostro arrivo, ma quello non intrattiene per il resto dell’anno.
Il gestore del nostro alloggio ci ha detto che ci sono israeliani che si fermano qui anche 2-3 mesi, e di sicuro avranno un’idea più formata di quella che possiamo passarvi noi dopo sole 24 ore.
Ma entrambi, una volta tornati ad Ajmer per prendere il treno, dopo aver visto negozietti di vestiti che vendono di nuovo le loro stoffe e vestiti, e aver mangiato in una bettola con gestori sforniti di inglese ma forniti di occhio vispo e buone maniere, senza menù fasulli, ci siamo detti in coro che forse avremmo dovuto dare una possibilità in più ad Ajmer rispetto a Pushkar.
Fine digressione.
Dicevamo, pranzo a base di falafel roll, poi si riprende il giro, in direzione del tempio in cima al monte che sembra più accessibile.

Allontanandoci dal centro, passiamo per quello che sembra il cammellodromo della famosa fiera, e come si può vedere, la terra di base del posto è in realtà quella sabbia arancione che sa proprio di deserto

Dopo di che qualche cammellino con annesso sterco. Guardate Silvia mentre addirittura fotografa una vera e propria montagna di m....
Scorta di lindor


Scorgiamo anche superbettole dove anni di grassi infuocati creano sfumature da incendio

Finalmente intravediamo il sentiero per il “Tempel” (parente di “moter bike” più avanti)

E Silvia dice di intravedere somiglianze coi Monti liguri. Praticamente “vieni in vacanza in Liguria” e hai visto mezzo mondo

A Pushkar in effetti ci sono mandrie di italiani, ne incrociamo un paio che scendono dal tempel, lui bisbiglia qualcosa a lei guardando Matteo, così che per la prima volta in vita sua, Matteo spara un “Ciao ragazzi!”, tanto per svincolare la figura di merda.
In cima siamo solo noi due, ci descarpiamo come richiesto dal cartello, e ammiriamo il panorama

 


“Ma perché devi sempre fare foto stupide?”




Dopo di che ci laviamo i piedi, aspettiamo che il caldo sole li asciughi e discendiamo per il sentierino.
Silvia vede per la prima volta le scimmiette di Monkey Island con pelo argentato e faccia nera

E proviamo ad arrivare sulle gaths sul lago, ma dopo poco altri cartelli impongono lo scalzismo, così giriamo i tacchi e torniamo nelle vie di negozietti fasulli
 

 
Dopo una doccia, usciamo per cena, facendo un’altro giro di tutta la città praticamente 


Silvia come sempre sceglie un ottimo posto per mangiare, alla larga dalla soia e dai falafel e come spesso succede siamo i soli turisti bianchi 
 
Bettola o niente!

E poi giro tranquillo verso il nostro alloggio, dove Matteo, che cercava di assaggiare brodaglia a base di latte che ribolliva in un pentolone, viene abbordato dall’ennesimo indiano che, con poco carisma, inizia una discussione e dopo poco chiede il permesso di inscenare un botta e risposta filmato, al quale Matteo partecipa con altrettanto poco carisma, e quando la zoppicante discussione non sfocia da nessuna parte, mentre Matteo cerca di pagare la strana bevanda, gli indiani stanno già cliccando su Instagram o simili per caricare il video.
Mettiamolo per iscritto una volta per tutte:
Matteo ama l’Asia e l’Asia lo ama a sua volta, dimostrandolo mandandogli orde di sue marionette in veste umana per esprimergli il suo sentimento.
Silvia intanto trova il solito negozietto del tesoro per un dentifricio,  con adorabile negoziante 


Peccato che anche questo negozietto sia affetto da URCCDT, e venda oggetti con l’effige di Frida Quel-Che-Sia, con insegne a base di parole alla moda come vegan ed organic
 
Ma si deve pur vivere...
Stamattina volevamo spendere in altra mezza giornata a Pushkar, ma ci vogliono quasi due ore per farci far colazione, riusciamo comunque, camminando tranquillamente, a fare un altro anello intorno al laghetto in 45 minuti
Sveglia cammellosa
 
 

?

Ad una certa, decidiamo di fare come Baglioni, Silvia prova a prenotare un Uber che sia una macchina ma tutti ci danno picche, quindi andiamo sulla strada principale, troviamo un triciclo sovrapprezzato che, dopo pochi km, ci scarica anche lui come all’andata ad un suo amico. Ci amano tutti.
Arrivati con un giusto anticipo ad Ajmer, vaghiamo in cerca di un posto per mangiare prima del treno per Jodhpur
La grande anima
 
E Silvia come sempre trova un’ottima bettola in un posto invisibile. Lei dice di riuscirci perché va di pancia, Matteo non se ne capacita allora inizia la solita discussione sul fatto che lui è razionale e analitico e lei totalmente irrazionale e sognatrice.


 

 
 
Una delle cose belle dell’Asia è che, come era da noi in un tempo ormai passato, c’è pieno di oggetti vissuti 

Ora siamo sul treno per Jodhpur, sui nostri amati lettini, purtroppo di fianco a noi un maiale dalle fattezze pseudo umane continua fare versi rivoltanti, ma siamo in minoranza e non possiamo dire nulla (ma anche qui, le sputacchiere erano in auge in Italia fino a qualche decennio fa, ed i versi non saranno stati troppo differenti, ma siamo una società evoluta e ce ne siamo dimenticati).

 
 


Servizio ritiro lenzuola usate
 
Stateci benone!!!

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