giovedì 12 agosto 2021

Wellington


Città molto....ventosa

Mercoledì è dedicata a visitare la capitale della Nuova Zelanda. Come da consiglio unanime, ci dirigiamo verso il museo Te Papa, Matteo si trova a suo agio e propone come a Genova di camminare in discesa fino al mare per orientarsi, ma alla fine usiamo le cartine lo stesso.
 
 
Dragone cinese pronto a fagocitare quello maori


La giornata è bellissima e così non avremo modo di sperimentare il vento tipico di Wellington. Il museo è interessante ma in fin dei conti la sola sezione di interesse era quella maori e non vi abbiamo trovato nulla di nuovo. La musica di ambientazione invece è risultata molto suggestiva per Silvia, che sentiva una certa energia li dentro.
Matteo invece da solito noioso notava ancora una volta come le foto di 100-150 anni fa ritraessero maori magri e muscolosi, quindi questa falsa idea dei maori grassi è solo perché a mangiare pollo fritto e bibite energetiche il girovita si allarga a tutti. A parte il fatto che anche gli aborigeni australiani hanno subito le conseguenze dell’adozione della dieta degli invasori, questi ultimi tutt’altro che magri essi stessi.
A dire la verità anche la parte con gli animali imbalsamati è stata interessante, con uccelli tipo struzzo estinti e i famosi kiwi, veramente brutti tipo topi col becco che ci si chiede come mai non potessero scegliere un altro animale come simbolo del Paese.
Subito dopo il museo abbiamo scarpinato fino alla vetta del monte Victoria, così da non doverlo farlo a stomaco pieno. 
Da lassù si può vedere praticamente tutta la città, ed un lato di essa sembra proprio vagamente Genova

Si può vedere anche la fiera del mare  sulla destra dove fanno il salone nautico con la sede di ingegneria, il porto, Righi là dietro, e la sera tornando a casa abbiamo pure visto il 7 per Pontedecimo

L’altro lato della città invece include l’aeroporto 

Tornati alla città, passiamo davanti a negozi tipicamente primierotti

Il famoso negozio di arredamento Tönēt, anche se è un nome che andrebbe bene anche per una gelateria.
Dopo un leggero pranzo vietnamita, 
Proviamo il caffè vietnamita 

ci perdiamo per le vie del centro, Cuba Street è la via più colorata e viva. Wellington è sicuramente la città più sofisticata della Nuova Zelanda, per certi tratti pare di camminare in Europa, potevamo far finta di essere in qualche via fuori dal centro di Milano, insomma una città vera e non un centro commerciale all’aperto.
Feticismo tombinico per Silvia

Dopo aver visitato tutte le cioccolaterie della zona ed aver passeggiato sul lungo mare, 

Matteo ha apprezzato l’idea di una piazza soprelevata su cavalcavia sopra il traffico.

E ha ritrovato quell’opera di innegabile arte che un tempo sovrastava il tetto del museo di arte a Christchurch

Si capisce come mai sia contesa la tra le varie città.
Siccome il traghetto del giovedì è presto, andremo a letto presto e decidiamo di stare in giro fino all’ora di cena presta, e andiamo a mangiare etiope in un posto scovato dalla curiosità di Matteo.
La “cena più buona di sempre in Nuova Zelanda” per Silvia, Matteo non è un fanatico del loro pane piatto acido, ma essendo un prodotto di fermentazione si metterà in testa di farselo piacere perché fa bene. Il resto era comunque molto bbbbbbüüüüono.

È ora di rincasare, volevamo concederci una moon cake cinese come dolcetto, ma ci siamo resi conto che quel negozio era a Taupo e non a Wellington....pazienza!
Stanotte Matteo ha una nuova strategia consigliata da Silvia, mettere un cuscino sulla piediera del letto così che possa dormire dritto e lasciar riposare anche la povera piccoletta. Maledetti letti da pigmei! 
Speriamo che i prossimi passaggi critici del viaggio vadano a buon fine.
Ciaoo 


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