domenica 27 gennaio 2019

Pakse, ultimo capitolo in Laos


Eravamo rimasti alla stazione dei bus. Per fare arrivare l'alba mi stendo su una panca usando lo zaino come cuscino e dormo un po'. Quando gli altoparlanti alle 6 fanno partire una musichetta a tutto volume per 15 minuti ho capito che bisogna tirarsi su. Mi vado a sedere sul songtaew insieme ad altri ed il mio autista mette in moto e parte. O almeno ci prova, come avevo visto durante la notte il suo mezzo fa fatica a stare acceso e dalla marmitta arrivano scoppiettii potenti. Sembra uno di quei mezzi dei cartoni animati. In qualche modo facciamo la decina di km fino in centro ed inizio a guardarmi intorno per una camera. Finalmente una doccia e finalmente un pasto vero! Quanto poco ci vuole dall'essere miserabili all'essere completamente a posto.
 
 
 
Nel pomeriggio vado a fare un giro per la città. Pakse non è molto attraente, ma nello standard laotiano devo dire che si difende. Ad esempio mi sono imbattuto nel più grande mercato che abbia mai visto, senza cianfrusaglie elettroniche e senza ammennicoli per turisti stranieri. Un vero e genuino ritrovo di commercianti che espongono la propria merce. Meglio andare con le scarpe chiuse perché i liquami sono frequenti. Faceva un gran caldo quindi purtroppo non sono stato a lungo. Infatti mi rendo conto come abbi nettamente cambiato fascia climatica, con temperature diurne maggiori anche di 8 gradi. Se nel nord del Paese si può girare in abiti lunghi, qui durante il giorno non proprio, a meno che non si sia della zona. Sono cambiate anche le genti. Il pacato distacco delle genti del nord ora è sostituito dalle occhiate, risolini ed imbarazzi che conosco bene.
Foto non ne ho perché in posti del genere o si fanno primi piani artistici oppure sembra solo un magazzino.
La sera vado a vedere il mercato serale, niente che abbia interesse turistico, e provo qualche nuovo street food.
Comunque dopo due notti di sonno alternato e carenza di cibo, l'energia non è al massimo quindi mi ritiro.
Il secondo giorno affitto un motorino, che rinominerò Rantegoso perché oltre un certo numero di giri de motore le plastiche del motorino iniziano a ringhiare per le vibrazioni. Comunque sti motorini sono incredibili con 4 euro di benzina i due giorni ho fatto 270 km...ora capisco ancora di più perché certi nobiluomini hanno deciso di viaggiare per il mondo in vespa!
Con Rantegoso sono andato a vedere il più importante tempio khmer fuori dalla Cambogia, ed anch'esso come Angkor Wat ha guadagnato lo status di patrimonio dell'umanità. Aspettative elevate....!
La strada verso Champsak ed il tempio è a pedaggio (e pure salato, 10 euro per i camion!), ma i motorini passano gratis. Devo dire essere la miglior strada che abbia visto in Laos, asfaltata come si deve e pure con le strisce dipinte!
Per 45 km passo per un paesaggio molto secco, e mi domando come debba essere durante la stagione delle piogge, a parte un pantano unico.
Il centro di benvenuto al parco infonde molto relax, un sacco di chioschetti e panchine e gente che gusta il proprio gelato. All'interno dell'aria del tempio c'è veramente poca gente e anche se è molto interessante purtroppo io son già stato ad Angkor e quindi il confronto non regge. La scalinata porta in cima alla collina e ci sono anche signore attempate che non si lasciano scoraggiare dalla pendenza



In cima c'è il tempio vero e proprio, ancora luogo di culto, e credo di essere arrivato nel periodo di pellegrinaggio poiché avevo letto che in quel periodo le statue sono addobbate e i fedeli si raccolgono in preghiera.
Devo dire che a posteriori la foto del tempio fa molta scena


Il gong sulla sinistra era suonato spesso da gente in preghiera. 
Dietro il tempio sotto un muro di roccia la gente in coda raccoglieva l'acqua che filtrava dalla roccia dalla cima della montagna e ritenuta sacra e ottima da bere, pertanto ho evitato di essere di intralcio.
Anche le foto della piana sottostante sono carine


Inoltre c'è l'usanza di cui non conosco il motivo di disporre stecchi di legno come a sostegno delle rocce a sbalzo

Arrivare in cima alla montagna pare essere particolarmente di buon auspicio ma anche una impresa ardua, io cercando di farmi un'idea seguendo il sentiero son finito nella discarica

Quindi meglio in comprare acqua quassù in cima.
C'è un altro tempio defilato che si chiama Hong Nang Sida, che però sconsiglio perché è letteralmente un cumulo di pietre.
Al ritorno sono passato per il centro di Champasak e devo dire che ho fatto meglio a stare a Pakse. A meno che uno non voglia proprio stare in pace lontano dal trambusto, a Pakse almeno c'è qualche locale e tentativo di creare movimento.
Tornato in città vado a vedere il tempio Wat Luang, che era stata anche la prima cosa su cui io posato gli occhi una volta scaricato dal furgoncino. Non vorrei esagerare ma forse le porte più belle che abbia mai visto

Questa poi è incredibile


I giovani monaci nel frattempo stavano smantellando tegola per tegola il tetto dell'edificio di fianco

La sera mentre mangio, gente del posto mi chiede se mi piace il caffè, che viene coltivato nell'altopiano locale, ma purtroppo io e il caffè non siamo amici.
Stamattina salgo di nuovo in sella a Rantegoso e parto per andare a vedere le cascate Tad Lo, di cui avevo letto così bene. Sono a 90 km da qui ma che problema c'è?
Guido nella campagna dove c'è poco da raccontare, ecco le palafitte su cui vive la maggioranza dei locali

Le cascate sono molto belle, forse le prima cascate di una certa portata che vedo dal vivo, di solito vedo solo torrentelli che cadono giù dalle montagne 



Mi vergogno a dirlo ma cose del genere le ho viste solo nei parchi giochi con le rocce di cemento.
Una nota, se andate per cascate in Laos state all'occhio perché due volte su due ho visto girare serpi verdi, che credo siano serpenti.
In acqua c'erano forse pescatori perché armeggiavano con delle reti. 
L'idea era di fare il bagno ma la parte inferiore non mi ispirava, così continuo 

E nella parte superiore c'è la gente che vive di questo fiume, donne che lavano i panni, uomini che si lavano e bambini che giocano nudi. Non mi sento di fare foto perché mi pare di essere in casa di qualcuno 

E neanche di fare il bagno alla fin fine. Così faccio un giretto a piedi

Quelle fascine di legni sono ovunque qui ma non ho idea di quale sia il loro scopo.
Tornando indietro un vecchino si ferma a dirmi qualcosa che non so, forse che gli servivano dei legni ed è dovuto andare in paese a prenderli. Che personaggio

In questa zona, o meglio alle cascate più accessibili e sfruttate di Tad Hang, c'è una discreta organizzazione per i turisti con camere, ristoranti ecc quindi chi volesse fare il giro del Bolaven Plateau non ha da temere. Io come giro non so se lo consiglierei anche se ho visto forse solo la prima tappa, a meno che non ci si armi di mascherina e visiera grande perché non ho mai fatto una strada più polverosa di questa.
Quindi il ritorno è stato tutt'altro che godibile, oltre adesso ad avere un male al sedere mondiale, ma questo è un problema che ho sempre avuto a star seduto per lungo tempo su seggiolini piccoli e bassi. Certo tornare e dover avere a che fare con le sedie locali non aiuta! Fanno sedie belle e massicce, ma di una scomodità incredibile! Tanto bravi con il cemento tanto scarsi nelle sedie.
Adesso prima di venire a cena in un garage c'era un gruppo che si stava allenando credo per il capodanno cinese, con tamburi e un dragone danzante. Il capodanno cinese è anche il motivo per il quale non son potuto andare in Cina quest'anno, in quanto i cinesi che tornano alle famiglie per festeggiarlo formano la più grande migrazione umana del pianeta....!
Qualcuno potrà obiettare che non andrò a Don Det e le 4000 isole sul Mekong, ma le descrizioni parlano un un posto con niente da fare se non perdere tempo, quindi non proprio l'ambiente per me visto che non sono uno da birre sull'amaca, cannette e quant'altro.
Ora scusate ma le tonnellate di polvere di oggi mi fanno bruciare un po' gli occhi.
Domani bus per la Cambogia, statemi bene!

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