martedì 29 gennaio 2019

Arrivo in Cambogia. Zitto e osserva.


L'ultima mattina in Laos, vado dal mio ristorante indiano di fiducia e spendo gli ultimi kip, assicurandomi una razione più abbondante di riso liberandomi di ulteriori 2000 kip, che fuori dal Paese, come si legge su internet, sono carta igienica. Una bella colazione riempitiva che mi dovrà portare fino a cena.
Arriva a prenderci un suv di lusso dove faccio conoscenza con uno svizzero. Ha 35 anni, vive con i suoi, ed essendo il mercato del lavoro svizzero molto dinamico (a patto di non badare a che lavori si vanno a fare), lavora un po', risparmia, e poi va a perdersi tra Asia e sud America.
 
 
Il suv ci scarica davanti al nostro bus, che mi è stato venduto come "vip", concetto vaporoso in giro per il sud-est asiatico. Sul bus ci si confronta un po' su varie esperienze di viaggio e durante le pause lo svizzero viene pure a cercarmi, evento raro in questa nuova realtà di vacanzieri.
Una cosa he mi ha lasciato un po' così i Laos è stato vedere questo esercito di viaggiatori solitari che non interagisce. Il maledetto telefono è sbarcato anche in questa realtà parallela per distogliere la gente dal momento presente. E così a mangiare trovi gente incollata al cellulare a guardare chissà cosa, e anche se provi a scambiare due battute il telefono ha la priorità.
Ad ogni modo, il bus si ferma alle 4000 islands, e io vengo dirottato su un tuktuk scassato. Il tizio ovviamente non parla inglese ed io mi godo questi ultimi 20 km a 30 all'ora verso il confine. Per fargli capire che devo fare pipì devo insistere un po'. Guida un motorino di una marca taroccata dall'honda, pure il modello ha lo stesso nome.

Arriviamo al confine e mi scarica li. Dal lato laotiano mi chiedono 2 dollari per non si sa quale ragione e chiedo dove posso andare per continuare il viaggio per cui ho il biglietto. Mi indicano sempre dritto.
Così sotto il sole attraverso questa linea immaginaria in una terra bruciata dal sole e dagli uomini, infatti da queste parti gli incendi per liberare terra da coltivare sono frequenti, ma le zone già liberate sono inutilizzate quindi non capisco.
L'edificio dell'immigrazione cambogiano è molto bello, compilo il mio modulo e mi libero dell'ultima orrenda foto tessera che mi avevano fatto nel 2014 quando ero andato a vedere Angkor Wat.
Un iraniano è disperato perché sta viaggiando in bici e viene rimbalzato tra i vari funzionari senza che nessuno lo aiuti ad avere il suo visto.
Raggiunto il gruppo di gente veniamo smistati per destinazione sul primo minivan. A Stung Treng ci fermiamo per essere risistemati su diversi minivan che fanno capo ad un edificio locale che serve anche cibo alla mandria di turisti in attesa.
Nel secondo minivan gli zaini vengono messi sotto i sedili e finiscono per fare da tappetini, io col mio zainetto riesco a tenermelo in grembo. Siamo tutti stranieri e metà del minivan è costituito da (dio me ne scampi) italiani. Giusto poco prima con una italiana attempata spiegavo che non mi piace girare con italiani e non capiva perché. Peccato non ci fosse anche lei per vedere.
Allora, se decidi di andare all'estero lo fai per vedere posti e culture nuove, non per accumulare foto, penso. Allora devi fare due cose:
1) stare zitto
2) osservare
È inutile che inizi a gesticolare perché siamo in tanti sul van, lo sapevi sarebbe successo ("oltre il numero massimo consentito" mi è toccato sentire...). Lo sai che l'autista è attaccato al clacson, che fa sorpassi azzardati, che ascolta musica a tutto volume, sai che parla al cellulare, sai che caricheranno scatole con dentro galline vive. Non c'è bisogno di commentare prendendolo pure in giro. Se ha due sigarette una per orecchio che fastidio ti dà?
Nel minivan dove sono ora son seduto di fianco ad una che rideva e batteva le mani verso l'aria condizionata. Ho pensato si stesse godendo la sua prima aria condizionata, invece dopo una pausa ha cambiato posto. Quello evidentemente era il suo modo di esprimere disappunto per l'aria fredda che le stava congelando la testa.
Da queste parti è tutto diverso, la cultura, il tono della voce, la gestualità, le abitudini, quindi non puoi valutare secondi parametri europei. Sempre in quest'altro viaggio c'era uno che per ore ha guardato video sul telefono ad un volume così alto che le casse distorcevano. Nessuno si è lamentato, evidentemente qui non è considerato fastidio.
Quindi, tornando al viaggio con gli italiani, la crucca che sclera perché urla all'autista di spegnere la musica perché il bambino dorme (appunto, dorme già, si adatta meglio di te), non ha capito niente, perché per loro va bene così. Se non altro il marito l'ha ripresa perché gli ha fatto scoppiare un timpano senza motivo con il suo sbraitare.
L'autista, anche gentile, ha svegliato quello di fianco a lui per offrirgli un asciugamano da appendere al finestrino per ripararsi dal sole cocente. Perché devi fare battute?
Insomma, una sofferenza peggiore del formicolio alle gambe perché stavo stretto.
Ogni tanto il dio Morfeo mi faceva la grazia di portarseli via ma la cosa non durava troppo.
La mia destinazione è Kratie. Avevo letto che non fosse niente di speciale ma una cittadina tipica cambogiana. Di arrivare velocemente a Siem Reap (Angkor Wat) non ne vedevo il motivo e così invece che prendere il nuovo bus che in 6 ore ti ci porta grazie ad una nuovissima strada, seguirò il vecchio itinerario, spezzandolo a Kratie. 
Il paesaggio ad ogni modo è arso dal sole e stimola poca curiosità.
Appena arrivati mi fiondo via dal minivan e parto alla ricerca di un posto per dormire.
Sono rimasto un giorno e mezzo a Kratie e devo dire che un pomeriggio ed una sera sono sufficienti, a meno che non si vogliano andare a vedere i delfini Irrawaddi nel Mekong, o fare delle escursioni (di dubbio interesse?). Comunque la cittadina è molto attiva, c'è molto movimento, un mercato locale e anche un discreto numero di turisti, quindi come detto ci sta per una sosta e per osservare il Paese.
La prima sera c'erano un paio di matrimoni, per i quali sono state chiuse delle strade per ospitare le tavolate. Ho trovato le cucine molto pittoresche

Il giorno seguente prendo il biglietto per Siem Reap a 5 dollari meno di quanto me lo faceva il posto dove alloggio. Ero un po' dubbioso su tanta differenza di prezzo, invece sono l'unico occidentale a bordo, niente zaini da campeggio sotto i piedi (ma due motorini nel retro) e probabilmente anche meno fretta vista velocità e l'itinerario.
La seconda sera a Kratie ho potuto fare qualche foto al tramonto sul Mekong 





E, degno di nota, scoprire che esistono i Ferrero rocher taroccati

La mattina ho potuto assistere ai monaci che girano per i negozi chiedendo offerte di cibo per il loro unico pasto della giornata, offrendo qualche benedizione in cambio


Sono rimasto soddisfatto del mio biglietto più economico, anche se la moglie dell'autista quando ha letto la mia destinazione sul biglietto ha sgranato gli occhi quindi magari non si aspettava di dover andare fin là, ma  almeno posso osservare il paesaggio che cambia e diventa via via più verde, abbiamo usato un traghetto le cui strade di accesso erano due rampe di terra battuta molto ripide ed a bordo nessuna traccia di turisti.
Ci sono molte moschee in costruzione/restauro lungo la strada e la componente musulmana è apprezzabile anche dal finestrino di un minivan. 
Adesso mi godo il resto del viaggio visto che ho fatto arrabbiare gli altri perché son rimasto 15 minuti più a lungo a mangiare, ma avevo capito male parlando a gesti con l'autista, in più 2 spagnoli ed un italiano hanno finalmente attaccato bottone quindi mi pareva brutto non prestare attenzione. Mi sono perso il passaggio dove la puntualità è tornata ad essere un fattore.
Qui in Cambogia ci sono due monete, il Riel locale ed il dollaro statunitense, il dollaro usato per spese più cospicue mentre il Riel per quelle più piccole, ma succede assai spesso di pagare con una valuta e ricevere il resto nell'altra, oppure di pagare metà e metà. Da un rapido confronto pare che il tasso di cambio sia ormai fisso da anni a 1 dollaro = 4000 Riel, il che richiede un po' di attività neurale quando si vedono i commercianti impugnare una valuta piuttosto che l'altra, ma fare diviso 4 non è sto gran sforzo. Così adesso ho due tasche per i soldi, una per valuta.
Così ad una prima occhiata al Paese, credo che tante delle cose da "terzo mondo" e poco comprensibili fossero la norma attorno al 1900 in Europa, quindi tante incomprensioni sono solo date dalla memoria corta. Inoltre nel 1900 non c'erano motorini, auto e cellulari a risucchiare una fetta degli introiti, quindi la gente credo potesse concentrare le finanze nel rendere se stessa ed il posto dove viveva, rispettabile. Qui invece magari si vede una palafitta malmessa con una scalinata cromata tutta nuova o magari il tetto nuovo di zecca scintillante, oppure gente che vive "con le pezze al culo" che ha due smartphone. Tempi di evoluzione sfasati, ma una cosa che ho sentito, specie in Laos, qui non so perché sono appena arrivato, è che la gente qui ha un legame ancora genuino con la terra, e parlo proprio di terreno, animali, piante, cibo. Ho già scritto dei cibi che si trovano lungo gli spostamenti in Laos, oggi sul traghetto erano in vendita uova sode con sacchetto di sale. Uno si sguscia l'uovo, aggiunge un po' di sale e mangia. Niente pringles o fonzies o merendine, che ci sono in vendita, ma non si fila nessuno che sia del posto.
Ecco questo mi affascina, perché penso che il primo mondo si stia staccando troppo dalla realtà terra terra da dove tutti veniamo, e che un paio di generazioni fa era ancora il quotidiano.
Arrivato a Siem Reap vengo ovviamente scaricato a 5 km dalla zona centrale della città, nelle fauci dei tuktukkisti. Quando mi sparano un prezzo insensato decido che dopo 7 ore seduto, 5 km a piedi mi faranno solo che bene. E così eccomi arrivato pronto per andare alla scoperta del posto.
Alla prossima

Nessun commento:

Posta un commento

inserisci il tuo commento, scegli il profilo (anonimo va benissimo) e pubblica il commento, quindi aspetta che noi lo si approvi!