venerdì 22 dicembre 2023

Cronache panciolliane


Non è un viaggio di nozze, ma...


Mistero svelato!
Sappiamo che non riuscivate più a dormire dalla palpitante palpitazione.
Non è una viaggio di nozze ma....
Siamo alle Maldive.
 
 
Da Singapore siamo arrivati a Malè, la capitale delle Maldive. Dall’aereo si poteva vedere, scesi dalle nuvole, l’atollo avvicinarsi

Purtroppo tra la difficile comunicazione con il gestore del nostro alloggio ed il fatto che gli abbiamo confuso le idee con forse veniamo un altro giorno, forse si, forse no, o magari sarebbe stato tutto così comunque, dopo la nostra epopea di 20 e passa ore di viaggio, abbiamo anche dovuto aspettare da mezzogiorno alle 16 per fare il tratto in barca per arrivare a Thoddoo, l’isola prescelta dai ramblingzucchini. Tralasciando il fatto che il gestore non ci aveva organizzato la barca e sarebbero bastate pochissime persone in più per non riuscire a prenotarla all’ultimo. Quindi nella sfortuna abbiamo avuto davvero fortuna!! Il viaggio quindi si è tradotto in un totale di 30 ore.

La noia sgretolatesticoli inizia a montare
 
Matteo va a fare un giretto intorno all’aeroporto per ammazzare il tempo, e nota simpatici cartelli come quello della prima foto e questo qui
Ovviamente ovunque arrivi nel mondo sei nel posto migliore per qualcosa, in questo caso la destinazione leader al mondo e la compagnia di aerei da mare più grande del mondo...ci torna sempre in mente il museo di merletti più grande dell’emisfero sud in Australia, che a detta di Silvia era meno fornito della casa di sua prozia.
La temperatura in questo periodo è 28-32 gradi con l’80% di umidità, è una bella temperatura per la prima ora, poi Matteo rompiballe inizia a lamentarsi per l’essere appiccicaticcio etc mentre Silvia è molto più adattevole alle varie temperature.
Intorno all’aeroporto Matteo ha scovato dei granchi e qualche pescetto, contornati da un acqua eccezionalmente cristallina, soprattutto considerando essere la stazione traghetti che gestisce tutti i trasporti dei turisti appena usciti dall’aeroporto.
Oltre ad un parcheggio motorini che farebbe invidia a Roma o Milano 

Parlando di città italiane, ci rendiamo presto conto di essere circondati da italiani, e russi, cerchiamo di mimetizzarci con il sottofondo, ma la maglietta in italiano di Matteo non lascia molte speranze.
Lo spiazzo esterno dove sono tutti gli stand delle agenzie, alberghi e traghetti, ha anche dei posti per mangiare a prezzi stratosferici ma Silvia riesce a trovare l’occasione del giorno e con $6 si mangia!
Nel pomeriggio arrivano i temporali di stagione e il raggio d’azione si limita ancora di più.
Quando arrivano le 16, la fila per il nostro traghetto-speedboat, conta una percentuale di italiani pari al 70%.
Purtroppo ci vorrà ancora un’ora prima di salpare, con Matteo che inizia a volersi strappare la pelle di dosso. Ma cerca di essere positivo, perché dopo tutto, potevamo non essere qui. 
Infine si parte 

Solo per ritornare subito al molo a prendere una ritardataria, cosa che in NZ sarebbe stata impensabile, figurarsi.
Quando i numi ci concedono la grazia della vera partenza, il pilota da il meglio di se ed espone tutte le sue doti da NASCAR, bruciando tutti i record locali di velocità.
Ovviamente gli italiani hanno da commentare, quando invece il capitano cercava praticamente di annullare un ritardo di un’ora e farci arrivare ad un’ora decente...
Matteo, in dormiveglia causa occhi che bruciavano, ogni tanto aveva un ghigno, ricordandosi i tempi di  Bremer Bay, quando le onde sul peschereccio lo tiravano su letteralmente in piedi.
Ma l’eroina del giorno è senza dubbio Silvia: in tutto questo ha mantenuto sangue freddo e non ha sofferto la barca, cosa che invece di solito succede con movimenti minimi del vascello, anche lei ricordando il battesimo de fuoco offerto da Peter, il capitano del peschereccio a Bremer Bay. Continuava a ripetersi che il pilota “saprà quello che fa”,nonostante la barchetta ad un certo punto stesse volando sull’acqua.
Matteo è, una volta tanto, sorpreso ed impressionato da Silvia.
Quindi invece che un’ora e mezza ci mettiamo 45minuti.
Tutti contrariati per la qualità del viaggio, mentre Matteo da solito bastian contrario continua  a ripetere che il capitano della nave ha fatto un ottimo lavoro. Silvia nel mentre teneva la mano ad una locals, bellissima ragazzina di 15 anni, che diceva di aver paura. 
Trovato quindi un trasporto per il nostro alloggio, arriviamo e ci sorbiamo con palpebre cadenti le istruzioni per l’uso del proprietario, e mentre Matteo negli occhi ha solo una doccia ed un letto, Silvia rimane contrariata perché il proprietario non ha mantenuto la parola su alcune cose, che Matteo non sapeva.
D’altra parte, siccome Matteo si è iscritto in ritardo (Novembre) all’AMF (associazione mariti fantastici), e nonostante ciò è già papabile del titolo di matricola dell’anno, Silvia doveva mettere alla prova la sua pazienza per vedere se in effetti sia meritevole di cotanto premio.
Il giorno dopo, rimediate bici, maschere e pinne, nonostante la minaccia di pioggia, ci dirigiamo a bikini beach.
Scriveremo un post su aspettative versus realtà per chi fosse interessato a questa isola, nonostante la nostra limitate esperienza sia spaziale che temporale.
Chiedendo ad un autoctono riusciamo a trovare qualche roccia con pseudo-coralli e finalmente, grazie all’occhio vigile di Silvia, vediamo per la prima volta da vicino una tartaruga marina!!!
Che spettacolo incredibile!
Matteo sperava da tanto di vederne una, e a Raja Ampat ne aveva vista una da distante, che però era riuscito ad immortalare, come potete rileggere qui
ma questa era proprio lì vicino, a mangiucchiare, e la abbiamo soprannominata Ricky, perché era lì da sola, pacifica e contenta, che faceva le sue cose tranquilla.
Non facciamo immersioni e la nostra esperienza con pinna e maschere è limitata, ma abbiamo visto 3 tartarughe ed una quantità discreta di pesci colorati, alcuni tutti uguali dalla forma triangolare hanno colori però diversi e girano sempre in coppia divisi per colore.
Il temporale stagionale si palesa, e ci godiamo il nostro snorkeling in acqua calda con la pioggia che ci batte in testa e fa un bel rumore quando cade sul mare. 
Sono quelle cose che per qualche motivo (tipo il freddo ed il vento?) in Nuova Zelanda non facciamo mai, ma che è proprio bello, come mettere l’audio rilassante delle spa, ma tutto reale e naturale.
Silvia è molto contenta di essere in questa piscinetta, nuota addirittura da sola per alcuni tratti. La visibilità nonostante la pioggia è fantastica.
Arriva l’ora di pranzo e torniamo a casa sotto la pioggia, guadando pozze giganti con le nostre bici, accompagnati da un italiano che aveva avuto rogne con la sua bici. Nel mentre bagnati per bagnati andiamo a fare un giro in bici in cerca di acqua e un posto dove mangiare ma nulla! Dobbiamo aspettare fino alle tre perché qui, in terra musulmanica tutto chiude il venerdì. 
Ora veniamo alla scelta dell’isola: è stato abbastanza difficile scegliere l’isola tra le 1200!! Certo non son così tante se contiamo solo quelle che sono abitate o prese da qualche resort ma son comunque tante. Abbiamo spulciato tutti i blog che ci sono a riguardo anche perché volevamo scegliere un’isola abitata dai locali, con zero resort e meno impatto possibile a livello ambientale. Uno le Maldive se le immagina solo di resort e non economicamente sostenibili invece no, è esattamente come andare su un’isola in Indonesia magari con i prezzi un po’ lievitati ma rispetto all’Asia non di certo rispetto all’Europa e quindi anche questa volta in perfetto stile Rambligzuccchini siamo riusciti a raggiungere Thoddoo! 🎉🎉🎉 
Ora panciolle a tutto spiano.

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