venerdì 29 dicembre 2023

Ospiti a Chandigarh



La città più “noiosa” d’india

Arrivati in stazione a Chandigarh dopo un viaggio che doveva durare tre ore e improvvisamente ce ne sono volute otto in tutto, ci viene a prendere il dipendente del figlio della nostra amica, ma uscire dalla stazione è cosa tutt’altro che scontata.
Una scena irreale: il sovrapassaggio è intasato, una massa umana formicolante continua a fluire dalle scale, ed allo stesso tempo sono tutti bloccati.
 
 
Per più di mezz’ora aspettiamo che la situazione si risolva (il nostro cicerone non sembra troppo intraprendente), ma alla fine ci arrendiamo ed entriamo nel vortice umano, e con pazienza e spintoni usciamo dalla calca umana.

Così alla fine arriviamo a Panchkula a casa della nostra amica, e da lì in poi siamo trattati con tutti i riguardi 
Amica ritrovata

Ci vengono offerti spuntini, pasti, una camera tutta per noi, acqua calda (che pare non sarà sempre scontata in India), autisti e guide locali improvvisate.
Dessert indiani (dolcissimi)

Anche la nostra giornata successiva è stata pianificata a puntino. L’amica di Silvia è una di quelle persone che o le vai a genio o sei finito. Silvia e Kiren hanno subito fatto amicizia e hanno sempre cose di cui parlare che spaziano tra diversi temi, ma sopratutto grazie a lei Silvia ha avuto una ventata di umanità dopo anni di crisi totale in amicizie andate male o mai iniziate in Nuova Zelanda. 
Silvia verrà scortata da un autista a farsi un massaggio visto che è ancora baracchevole e malaticcia, mentre Matteo avrà ben due guide ad esporgli quel poco che la città ha da offrire, che sono il figlio ed in suo amico in procinto di laurearsi in architettura e partire per un tirocinio in Svizzera.
Scoiattoli
 
Oltre il fumo e lo smog, i piedi dell’Himalaya


 
Fruttivendolo a domicilio
Rattoppi
 
Il giro di Matteo inizia in una ditta di stampa 3D per recuperare materiale per il figlio della nostra amica, ma dato che i tempi si dilatano, a Matteo viene offerto un giro degli uffici, e nonostante fosse l’unico a non centrare nulla, per mostrarsi interessato ha estratto la sua mitragliatrice di domande. Giro molto interessante ed illuminante su una tecnologia emergente. Poi si passa alla parte “ludica” della giornata.
Chandigarh è stata disegnata a tavolino per essere la capitale dello stato del Punjab e di quello di Haryana, e le targhe delle auto riportano HR, PB o CH per indicare le tre provenienze mischiate.
Un “famoso” architetto è stato ingaggiato, il quale ha cercato di riprodurre la pianta di Parigi, ma risolvendo i problemi noti della capitale francese.
Le strade sono tutte a griglia, con due corsie per senso di marcia e rotonde a profusione. Il traffico scorre senza ingorghi.
Matteo viene portato a visitare il museo d’arte, dove tra le varie cose, c’è appeso anche un quadro delle Pale di San Martino viste dal lago di Calaita, senza però il lago, ma con l’aggiunta in basso a sinistra del paesino di Mezzano, luogo mitologico della Valle del Primiero dove splende il sole tutto l’anno

Con il particolare che in realtà è un paesaggio del Ladakh. Silvia insiste nel dire che la somiglianza non esiste.
Dopodiché si passa al museo di architettura, luogo abbastanza inutile sulla storia cinquantennale della città, dove Matteo è colpito dalla vastità e varietà dei possibili interessi umani: l’architetto ed il suo amico hanno una passione viscerale per il cemento armato, continuano a fare foto a pareti e angoli di cemento armato come se fossero al Louvre, e hanno in programma di farsi un tatuaggio con il tombino della città disegnato dal grande architetto padre di Chandigarh.
Poi si passa ad un tour guidato della parte amministrativa della città, chiusa al pubblico, che è un inno al cemento armato, la passione del grande architetto.
Un obbrobrio noiosissimo senza anima, che Matteo fotografa per mostrarsi interessato e per mostrare a voi pubblico, per dovere di cronaca

Si parla di geometrie e colori primari come se fosse la cappella sistina.
Poi si passa al simbolo della città, la mano aperta, in un anfiteatro postatomico dove dovrebbe essere garantita la libertà di espressione, ma dove in realtà nessuno può entrare. 
A Matteo vengono in mente passaggi sull’architettura socialista che ha letto per puro caso in passato

Poi un utilissimo “studio delle ombre” pluriennale per scovare la forma perfetta per non fare entrare la luce del sole

E poi altro cemento armato

 
 
Matteo, nella sua infinita ignoranza, si domanda che cavolo interessava a Hitler degli ariani (siamo in Haryana) e delle svastiche, simbolo indiano da sempre


E l’edificio più alto della città, in......cemento armato 

Per fortuna nel cielo ci sono stormi di aquile a tenerlo un minimo incuriosito, oltre a scimmie e pavoni



 
 
Poi si entra nel parlamento locale, dove il telefono viene sequestrato, per non permettere che si facciano foto a questo obbrobrio di cattedrale buia di cemento armato. Non sapete cosa vi siete persi!
Per fortuna all’uscita Matteo vede una sottospecie del suo albero preferito

Sazi di tanto cemento armato, ma non di cibo, i tre si dirigono per il pranzo delle 15:30 ad un ristorantino italiano, che a parte il pollo sulla pizza e sulla pasta aglio olio e peperoncino, Matteo deve ammettere, per la gioia dei locali, che il gusto è molto fedele.
Questi sono gli highlights della città, quindi magari non includetela nel vostro itinerario, per noi è stata una tappa solo perché volevamo visitare l’amica di Silvia e siamo stati fortunatissimi a ricevere una grandissima ospitalità da VIP.
La notte passa come le altre notti, nonostante si sia in una quartiere tranquillo di questa città placida, silenzio non c’è mai quando è tempo di dormire. C’è sempre un cane che abbiaia, o un piccione che picciona, o acqua in pressione che scorre, taniche che si riempiono, fischietti, motori, gente che sbraita. Silvia invece ha due attacchi si tosse continua per un’ora e dorme poco, ‘sta baracca.
La mattina seguente salutiamo la nostra amica, che ci regala anche la colazione fatta dalla sua cuoca, per continuare il nostro viaggio di 250 km con Uber: cosa impensabile alle nostre solite latitudini, ma una concreta offerta in India, che ci ha risolto il grande dilemma di come arrivare dalla capitale del cemento armato alla nostra prossima meta, visto che l’unico treno era alle due di mattina.
Il cielo è nuovamente da post-asteroide, ed il nostro autista deve, come gli altri, guidare con le 4 frecce per essere visibile.
 
 
 
 


Oltre al pagamento Uber dovremo aggiungere i pedaggi, ma al primo rifornimento il nostro autista prova a fare il furbetto e ci chiede soldi per il gas, noi rifiutiamo con cortesia e all’improvviso ci dice “si il gas lo devo pagare io!”. Con il sorriso, però ci ha provato.... ma viste le condizioni lavorative, gli lasceremo una mancia.
Nebbia in val padana


Arrivederci alla prossima puntata!

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