giovedì 30 luglio 2020

La qualità neozelandese



Eccoci tornati, questa volta con un approfondimento!
Dopo il successo intergalattico dell'articolo di anni fa sulla qualità australiana, rigodibile a questo link
Matteo ha deciso di rigurgitare anni di "esperienza" e frustrazione accumulata in giro per cantieri neozelandesi. Per questo ha preparato per voi il documentario a fine pagina.


Sappiamo già che le prime reazioni saranno del tipo "Eh, ma figurati se sono tutti così i lavori", oppure "Ci sarà un motivo se fanno le cose così".
Matteo non è qua a fare proseliti o a cambiare opinioni, fa solo cronaca imparziale come i giornalisti di una volta.
Penserete che sia stato sfortunato. Nei primi 3 anni Matteo ha sempre lavorato nei 3 progetti più importanti del Paese. Questo ultimo cantiere, oltre ad essere il più piccolo e quindi non paragonabile per "importanza", è anche probabilmente il meno peggio in materia di scempiaggini.
Così per lanciare due dettagli veloci, il suo primo cantiere, il Ministero della Giustizia a Christchurch, ha rischiato di collassare perchè gli ingegneri avevano dimenticato di aggiungere il peso dell'acqua nelle tubature dell'ultimo piano dedicato ai macchinari, durante il calcolo della struttura.
Nel secondo cantiere, l'ospedale di Christchurch, un suo ex collega gli ha riferito, quando ormai Matteo era già ad Auckland, che avevano dovuto riaprire tutti i muri a progetto completato, per controllare le saldature della struttura in acciaio, e le avevano trovate incrinate. Altri dettagli li tralasciamo per non risultare prolissi.
Nel terzo cantiere (il più grande investimento cinese in Nuova Zelanda) niente di così grave ma tanti dettagli da mani nei capelli che, al confronto, nel video che vedrete si fanno sofismi tecnici.
Caso vuole che, durante la stesura di questo articolo, arrivasse a Matteo il consiglio di proporre ai suoi superiori modifiche e miglioramenti per il futuro e fare bella figura.
Dovete capire, gentili lettori, che da queste parti hanno un impedimento forte a riguardo. Quando si propone una miglioria, l'occhio dell'ascoltatore diventa vitreo, la scena si ferma per qualche secondo, e si può avvertire che l'informazione è stata prontamente cancellata dal cervello di chi ascolta.
Da queste parti vige il detto "She'll be right".
Matteo ne aveva fatto un appunto della sezione Curiosità, ma poi ha sentito di dover sviluppare l'argomento in questo articolo. La mentalità è "Non preoccuparti, in qualche modo la cosa si risolve da sola".
Persino wikipedia si fa beffe dei kiwi a proposito, come potete leggere qui
Se, malauguratamente, non sapete l'inglese, semplicemente copiate le poche righe ed incollatele su google traduttore.
Ovviamente, siccome qua tutto è a rovescio, gli iwik (come chiama Matteo i kiwi) da tutto ciò traggono orgoglio, come potete vedere in questa specie di poster, in cui si legge tutto il patriottismo orgoglione per questa mentalità
Anche qui speriamo che l'inglese vi aiuti a capirne significato e tono.
C'è una cosa che bisogna capire: in Nuova Zelanda sono incapaci di pianificare, fare previsioni, intuire, essere lungimiranti. Come Matteo dice sempre per spiegare la cosa, si accorgono che c'era un muro solo quando ci hanno sbattuto la faccia dentro.
E questo lo notano tutti, in tutti i campi, qualsiasi lavoro facciano (e la povera Silvia, il cui lavoro è anche fare previsioni, ne soffre particolarmente).
Come Matteo diceva già ai tempi dell'Australia, qui lavorano un chiodo alla volta, figurativamente parlando ed in senso letterale. Non hanno un piano, un'idea, vanno per tentativi un chiodo alla volta e se il lavoro (che quindi in questo caso praticamente si autoassembla) non va nella direzione giusta smontano, riprovano, ricominciano, finchè la cosa non sta su con pezze e scotch.

Ad ogni modo, questo era un preambolo dovuto per contestualizzare un minimo le immagini che vedrete. Per ogni problema c'è una soluzione immediata, che però risulta essere di nuovo approssimativa e di scarsa qualità, e ci si rende conto che andrebbe risolto il problema a monte, ma prima quello ancora più a monte, ma prima ancora quello ancora più a monte, per fare un bel lavoro.
Sono le idee, i principi, l'esecuzione, i materiali ed il metodo ad essere sbagliati.
Ma come aveva già espresso in passato Matteo, chi fa i lavori ben fatti è povero e chi li fa alla cavolo è ricco. Se ci pensate bene, un lavoro fatto bene fa lavorare una persona una volta sola, un lavoro fatto male ne fa lavorare tante ad aggiustarlo e rifarlo dopo tot anni.
Paradossale ma è così, come quella azienda di televisori di cui ci sfugge il nome, che è fallita perchè i suoi prodotti non si rompevano mai, e i concorrenti con prodotti più scadenti sono ancora sul mercato. Metafora dei tempi moderni.

Ecco a voi il video, fateci sapere cosa ne pensate! (ps, cliccate l'icona "schermo intero” in basso a destra)

Alla prossima!

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