sabato 2 febbraio 2019

Ritorno ai templi di Angkor


Questa volta ho voluto prendermela con calma. Niente fretta e con i miei tempi.
Nel pomeriggio appena arrivato a Siem Reap, siccome nella mia prima visita anni fa non avevo visitato la città, sono andato a fare un giro, pur non aspettandomi niente di che.
Siem Reap è...un casino. Praticamente pensate di staccare un vespaio a bastonate, buttarlo dentro un frullatore e aggiungete dei petardi. Gente, motorini e auto che vanno senza senso in tutte le direzioni, costruzioni ammassate senza criterio una affianco all'altra, mancanza di segnaletica agli incroci a parte quelli principali. O forse la vedo così perché arrivo da Christchurch e dal Laos.
 
 
 
Quando i motorini svoltano ad un incrocio lo fanno tagliando l'angolo in diagonale contromano e se tu stai cercando di camminare a bordo strada sperando in un pezzo di marciapiede, loro puntano dritti nella tua direzione quasi a volerti centrare, tu li guardi come dire "oh mi vedi?", e loro continuano per la loro strada. Ancora non ho capito come dovrebbe essere la dinamica. Posto che comunque i pedoni qua non esistono (in Asia pure al bagno ci vanno in motorino) quindi dubbi sulle precedenze sono presto risolti. Pure quando si guida, i motorini svoltano allo stesso modo e alla fine magari bisogna fermarsi perché loro continuano imperterriti contromano. Il fatto poi che durante l'immissione non si preoccupino di eventuali mezzi in arrivo è comune al resto del sud-est asiatico .
Ma i motorini sono una percentuale irrisoria dell'immenso caos. Ogni centimetro è occupato da qualcosa, sia esso fisso o in movimento. Essendosi sviluppata da paesino placido di un secolo fa a città sotto l'influsso del turismo, tutto è atto a soddisfare qualsiasi voglia del turista carico di denari. Dopo mezz'ora, le volte che mi è stato offerto, nell'ordine, un passaggio in tuktuk, un massaggio, una fantomatica donna e marijuana (questo lo schema dei sorridenti figuri che ti approcciano sottovoce), non si contavano già più. Praticamente hanno ben pensato di copiare lo schema vincente dì Bangkok, senza la sensazione di essere in una metropoli ma in un mercato comunale allargato. C'è "pub street" con tutte le possibili pietanze estere tranne qualcosa di autoctono e, fra gli altri, due bar uno dirimpetto all'altro che si fanno guerra a suon di musica, proprio come KhaoSan Road a Bangkok. All'Old Market, metà della struttura non è ancora stata fagocitata da souvenir insipidi (ma tutti Made in Cambodia, anche quelli che hai già visto in tutti i Paesi confinati), e si può vedere merce vera.
Tutto sto frastuono fine a se stesso mi ha scatenato un gran senso di noia.
Ma io non sono qui per Siem Reap, se non per fini didattici, ma per i templi!
La sera, mentre sono alla ricerca di cibo cambogiano (altra impresa ardua, copiano perfino in lap laotiano, che è l'unica cosa diversa che avevo trovato in Laos) incrocio di nuovo quella coppia attempata con la quale avevo scambiato due parole sul primo minivan dopo il confine, e mi consigliano un piccolo tempio che mi ero già segnato, a detta loro più sbalorditivo di Angkor Wat. Come impennare le aspettative...! Si lamentano del macello e della moltitudine di cinesi, ma d'altra parte se in vacanza ci andiamo noi ne avranno diritto anche loro, nonostante non siano facili da digerire. 
Ad ogni modo il prezzo del cibo qui, ancora più che nel restò del Paese, è fuori misura.
I templi, dicevamo. Ho scoperto su internet che da qualche anno esiste la possibilità di noleggiare motorini elettrici (visto che quelli a motore non sono legalmente accessibili ai turisti). Ho pensato di voler provare, così per contribuire utopisticamente nel mio piccolo alla rivoluzione elettrica che mi auspico arrivi a breve (brava Svezia). Anche stavolta ho deciso di premiare quelli che hanno avuto il coraggio di innovare a scapito di qualche spicciolo che avrei potuto risparmiare andando con la nuova concorrenza.
La mattina mi sveglio tardi e tra prendere il motorino ed il biglietto, prima di mezzogiorno non sono operativo.
Nonostante il carrozzone turistico, la vista di Angkor Wat mi rapisce sempre lo sguardo e l'attenzione, così che alla fine i turisti manco mi pesano, e non mi son parsi neanche troppi, anche se ho notato che magari arriva l'ondata e ti pare di essere in una tonnara, poi se ritorni dopo non c'è nessuno.
Non so perché ma mentre mi avvicinavo mi si è ficcata in testa una delle musiche di jurassic park, perché c'è proprio quel senso di scoperta, o almeno così è per me.
Putroppo foto se ne possono fare a miliardi, ma lasciano un po' tutte il tempo che trovano. Ho già scritto di questo posto ma probabilmente nessuno ha voglia di andare a ripescare quel post
Angkor mi pare quasi alieno. Non so ha quelle geometrie perfette e quelle trame così uniche che mi fanno pensare ad un'astronave, ad una civiltà non terrestre. 
La pietra è lavorata con una finezza tale che pare in realtà metallo fuso, o legno, ma devo dire che ci sono una manciata di porte rimaste e le lavorazioni del legno paiono piuttosto grezze a confronto.
Per chi avesse voglia di studiare le immagini, pensate a tutto il complesso lavorato in ogni centimetro (interno ed esterno, ma l'esterno è assai eroso) a questa maniera




Questa è spaziale



E quando dico anche all'esterno dico sul serio


Persino le ringhiere in pietra che nessuno si fila erano un tempo scolpite

Insomma, non vi voglio annoiare con questa fissa per i dettagli barocchi, ma l'unica espressione che mi esce alla vista di tutto questo è


Di sicuro 1000 anni fa i Khmer non si facevano problemi quando si trattava di salire le scale


Per fortuna la memoria del telefono ha un limite, e pure la vostra pazienza credo.

Archiviato Angkor, procedo per la mia lenta visita, spostandomi a Bantei Kdei

Dove a curiosare si trova qualche amichetto 

Dalle volte dei tetti a punta mi pare di capire che una volta cadesse la pioggia che veniva raccolta in una pietra e riversata in modo elegante tipo fontana, ma adesso l'unica cosa che raccoglie mi sa che è il guano dei pipistrelli 

La giornata finisce al mio amato Ta Prohm, con le cui foto vi ho già annoiato in passato






Comunque pare che stiano cercando di ripristinarlo il più possibile, segno che tutti i soldi non se li mangiano. Ci sono cartelloni con foto di interi settori ripristinati dalle macerie in modo incredibile. Anche perché qualche albero sta seccando quindi il fascino va mantenuto in qualche modo


Ed infatti ho fatto un po' di fatica ad orientarmi perché me lo ricordavo assai diverso, più selvaggio e con zone ora chiuse e altre nuove invece risistemate, e meno sorveglianza.
Una cosa che si nota all'interno del parco archeologico è che si sentono parlare quasi tutte le lingue del mondo.
La sera, per non andare fino in centro, mi fermo in un barbeque all you can eat dove in pratica ti rifornisci di quello che vuoi cuocere e poi lo posi su una semisfera rovente contornata da acqua che puoi usare poi per le zuppe ecc. Essendo ignorante sulla carne e sul sistema mi devo fare assistere dal cameriere perché non capisco cosa devo fare. La carne di coccodrillo è molto saporita, sempre che non fosse gatto putrefatto o uno dei tanti ratti giganti che si trova splattato in mezzo alle strade. Qui i negozi che vendono articoli di coccodrillo ed espongono coccodrilli imbalsamati sono parecchi.
Giorno seguente, indovinate un po'? Templi! Chi lo avrebbe detto. Mi cimento nel big circuit o grand tour, ovvero l'anello di 40 km che copre quasi tutta la zona archeologica, mentre il giro corto è per quelli che sono di fretta come lo ero io anni fa.
Prima fermata Phnom Bakheng, dove all'alba e al tramonto tutti si accalcano per fare le foto del sole, io arrivo a mattina inoltrata quindi non c'è un cane, ma immagino che mille anni fa questo tempio in cima alla collina, disegnato per seguire la forma del mitologico monte Meru, dovesse essere un posto magnifico. Purtroppo ora il tempio è molto logorato e ci stanno lavorando.
Quindi mi dirigo a Bayon, il tempio dalle mille facce. Il ponte che immette nella porta sud è quasi disneyano, ma c'è molto traffico e non mi fermo a fare foto.
È simile a questo

Ma carrabile, con le balaustre molto ben conservate e restaurate raffiguranti come nella foto una serie di soldati intenti in una sorta di tiro alla fune con un serpente, scena che ho visto in altri muri ma che non conosco ancora.
Bayon è completamente diverso da Angkor Wat, sembra quasi un tempio per scimmie o un formicaio. Tutto è verticale e succedono cose sopra, sotto e di lato. Devo dire che ho dovuto concentrarmi parecchio stavolta per non badare alla nuova moda di foto "con carattere" che vanno per la maggiore.
Ah, se non vi interessa di templi meglio andare verso fine post ahahah...






Si ha quasi l'idea che volendo ci si potrebbe arrampicare fino in cima al tetto più alto, visto che le scalinate sono ad un passo dai tetti circostanti.
Anche qui, come in quasi tutti i templi che ho visto, la sensazione è che il livello dei dettagli fosse simile ad Angkor, ma per qualche ragione gli altri templi non si sono conservati allo stesso modo.
Comunque, per non tirare troppo la corda vi evito la telecronaca del giro e vi lascio le altre fotto fatte nella seconda giornata







E cosi ho concluso il mio giro con lo scooter elettrico. Devo ammettere che mantenere in 20 km/h necessari per sperare di non rimanere a spasso, è un po' una menata, la tecnologia non è proprio all'avanguardia ma comunque fa il suo lavoro nel portarvi in giro per il parco. Non ci sono tuktukkisti a mettervi fretta o darvi suggerimenti, e si toglie una goccia dal mare di inquinamento della zona.
A fine giornata, ho strizzato la spugna dell'energia per andare a fare un ultimissimo giro veloce di Angkor Wat, anche per vedere se dopo l'overdose di templi, lo stupore resta ancora.
Terzo ed ultimo giorno, allargo i miei orizzonti e per far ciò noleggio un motorino. Ma come, non era illegale? Mmm.... Per usare una espressione sportiva "arbitro no fischia, fallo no c'era". Inoltre durante i miei giri con lo scooter elettrico ho visto un sacco di gente in motorino quindi ho deciso di rischiare.
Sono passato davanti anche ad una ventina di poliziotti ma nessuno ha detto nulla...
I miei obiettivi erano Banteay Srei, che pure la coppia attempata mi aveva consigliato e per il quale avevano sborsato 40 USD di tuktuk essendo a 40 km dal centro, che diventano 90 solo andata spingendosi fino a Beng Mealea. Ho deciso che 10 dollari più benzina ed eventuale multa erano una scelta più saggia.
Visto che mi avevano detto che Banteay Srei era il migliore di tutti, avevo un gran timore che le aspettative fossero deluse.
Vi dirò, bello è bello eh, ma non mi ha ispirato. Punto uno, è molto piccolo e quando la gente si ammassa gli scoreggia il cervello. In pratica uno non può manco girare perché la priorità sono le foto. Dal portale principale non ci puoi passare perché c'è la calca di gente in coda per mettersi in posa tipo dentro una cornice, e gente che pretende di fermare il traffico per farsi la foto. E che foto poi, ma come detto non commento.
Punto secondo, la pietra pare davvero legno per quanti ghirigori ci sono, ma il tempio sembra fatto per i sette nani, mi ha dato una sensazione di quei parchi tematici con la riproduzione delle città in scala minuscola. È stato costruito da privati e non da un re, ok, ma boh non ho capito la funzionalità, ma forse ero solo troppo irritato per la calca di gente.





Comunque bello è bello niente da dire, ma me ne son venuto via in fretta. Salgo di nuovo in sella al bolide, che volevo dire fosse il miglior motorino che abbia guidato in Asia, ma persino Rantegoso faceva i 100 all'ora mentre questo no.
Inventandomi la strada arrivo a Beng Mealea, che non è coperto dal biglietto di Angkor e bisogna pagare 5 dolla.
Questo è stato l'ultimo tempio e devo dire che ho chiuso in bellezza. La guida dice che venendo qui ci si può fare un'idea dello stato in cui i primi europei hanno trovato Angkor Wat, e quindi di come fosse prima del restauro. Beh non so se sia vero, ma nel caso hanno fatto un lavoro fenomenale. 
Ma per me il fascino di questo tempio sta proprio nel suo essere nel mezzo della foresta distrutto divorato dagli alberi. I lavori di restauro qui non sono mai cominciati è l'unica cosa che c'è è una passerella che fa attraversare il tempio, anch'essa però accusa gli anni ed in certi punti sarebbe da riparare.
Foto non ne ho fatte molte perchè la foto di una montagna di pietre crollate, che una volta erano muri e tetti, non dice granché.




Mi pare di aver letto che fosse il tempio principale prima che venisse costruito Angkor, ed essendoci cumuli di pietre ovunque, non serve un Indiana Jones per uscire dal circuitino e andare alla scoperta di angoli poco battuti 



Ho cercato, anche girando in angoli un po' nascosti, di cercare di capire se potesse avere avuto una raffinatezza degna di Angkor in passato, ma non credo. I corridoi e i portici sembrano molto semplici, e solo qualche portale si vede che aveva incisioni molto curate.

Veramente un bellissimo posto, l'ho girato praticamente due volte!
Per concludere la giornata volevo andare ai villaggi galleggianti sul lago Tonle Sap, che durante la stagione delle piogge diventa il lago più grande del sud-est asiatico. Alcuni villaggi sono genuini, altri sono fatti per i turisti e mi sono diretto verso uno che aveva buone referenze.
Putroppo quando finalmente ero quasi sul lago ho visto un cartello con scritto checkpoint, ed uno in divisa stava uscendo, quindi per evitare problemi mi son girato e me ne sono tornato indietro.
Lungo la strada fino a Siem Reap ce ne sono diversi ma ormai il male al culetto stava montando e quindi volevo solo arrivare e potermi alzare dal sellino, dopo 190 km ne avevo abbastanza.
Eccosi conclusa la visita ai templi, anche se ce ne sarebbero una infinità in più, ma direi che ho fatto il pieno.
Spero di non avervi annoiato troppo! 
Domani si riparte all'avventura!
Ciaoooooo

Ps, a cercare bene qualche bettola dove mangiare con poco si trova anche qui

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