giovedì 5 maggio 2016

Diario di viaggio: Myanmar 2016 - Hpa An

Segreto svelato: di nuovo insieme

Ore 6 del mattino. Matteo siede un po' sconfortato ed un po' fiducioso su un muretto fuori dalla stazione dei bus. Da un istante all'altro Silvia sbuca da dietro un angolo in sella ad un moto taxi, sorridente.
Ma cosa ha portato a questi avvenimenti? Beh, di Silvia sapete tutto, è stata una reporter puntuale ed assidua.
Matteo non ha combinato granchè nel frattempo. Deve ammettere che l'itinerario che si è costruito non è stato dei più entusiasmanti. 
Vedovo della sua macchina fotografica a Pindaya, la mattina seguente si accinge a lasciare il paesello ed il suo clima ottimo, ma nessuno sa indicargli con precisione dove sia la fermata del bus, ne' a che ora questo passi.
Era anche il giorno del "five day market", di cui Silvia vi ha già parlato, e chiedendo a varie persone è riuscito a capire dove sedersi ed attendere non si sa bene cosa per un'ora e mezza o più, per fortuna le persone dello stand sulla raccolta fondi per i lavori del laghetto lo rassicuravano sul fatto che il bus non fosse ancora passato. 
 
 
 
Ad un certo punto, dal via vai di auto e persone al mercato, spunta un corteo che sarà durato mezz'ora. Una miriade di persone vestite eleganti intervallate da carri e cavalli, tutte in processione. Verso la fine Matteo scopre che sia la cerimonia per qualcuno che diventava monaco, e quelli erano tutti invitati paganti, diretti verso il monastero. E' stato un interessante diversivo, dove Matteo ha potuto ammirare molti costumi locali diversi, e vedere scene di un'epoca probabilmente passata. Foto non ne ha potuto fare, se non con i pochi mezzi rimastigli.
Una volta riaperto il traffico, arriva il furgone più scassato di tutti, cioè quello che doveva prendere Matteo. Bus da Pindaya a Kalaw non esistono, bisogna fermarsi ad Aubang e cambiare. Caso strano, un moto taxi ad Aubang anche stavolta ha detto che bus non ce ne erano, forse è la nuova moda per acaparrarsi il lavoro. E allora andiamo in motorino...
Matteo si fa lasciare davanti alle biglietterie dei bus sulla strada principale e decide, con uno sguardo veloce, che Kalaw non meritava di fermarsi una notte e che avrebbe preso il bus la notte stessa per.......non aveva bene idea, ma non voleva arrivare velocemente a Yangon con più di una settimana di anticipo, e così ha deciso Pyay (pronunciato Pi).
Essendo ora di pranzo e dovendo aspettare fino alle 19, è andato a farsi un giro. La pagoda al centro del paese non è niente di che ma è ricoperta di specchi e quindi è interessante.
Matteo camminava in un'atmosfera tipo "lo straniero che arriva nel villaggio del far west" e cercava di immaginarsi Silvia andare in giro a piedi od in bici per le strade.
Si dirige quindi verso una pagoda che sta sulla collinetta che sovrasta il paese e alla fine si ferma su una panchina di mattoni lungo la scalinata e un ragazzo lo saluta e iniziano a scambiare qualche battuta, rallentata dal suo inglese scarso. Dopo di che arriva un altro ragazzo, con una parlata impeccabile, studente di ingegneria meccanica con il sogno di andare a lavorare in Europa e negli USA a fare esperienza e poi tornare qui ed aprire la sua azienda di costruzione di automobili. Siccome è un po' acculturato Matteo gli chiede come mai qui tutti buttano spazzatura ovunque e lui, un po' sorpreso da tanto stupore, dice che qui semplicemente alla gente va bene così. Dice anche che preferiva il governo precedente (militare) perchè ora ci sono un sacco di black out. Dice che solo i ricchi non hanno problemi perchè si possono comprare i pannelli solari.
Qui molti posti non sono ancora raggiunti dall'elettricità e l'inaugurazione di nuove linee è un passo in avanti, anche se è un peccato che la possibilità di creare da zero un sistema dove ognuno si possa produrre da solo la propria energia, non possa essere sfruttato perchè sono tutti troppo poveri per avere i propri pannelli solari.
Poi lo studente se ne va e rimangono di nuovo Matteo ed il ragazzo, che ha 23 anni e fa il muratore. Indosso ha dei tatuaggi che si è fatto egli stesso, ma non conosce il significato di tutti, ad esempio della croce uncinata. Matteo scopre che prende 7500 Kyat al giorno e che una paga buona sarebbe 9000 (ovvero circa 9 euro al giorno). A Matteo viene un po' di tenerezza perchè si vedeva che era proprio un bravo ragazzo, con gli occhi ancora puri, e per la prima volta prova a fare qualcosa, a piantare un seme, a dare qualcosa indietro. Prende il suo quaderno e gli scrive delle informazioni. Gli parla dell'Australia, del working holiday visa, dello student visa e sopratutto gli scrive di studiare l'inglese, per il discorso fatto l'altra volta, sul darsi la possibilità di comunicare e farlo in un modo che porti dei frutti. Quello che voleva fare non era spingere la gente a lasciare la propria casa, ma cercare di aiutarlo o comunque di accendere in lui la curiosità, spingerlo alla ricerca, e magari quella ricerca può condurre ad altro, chi lo sa. Probabilmente non cambierà niente, ma lui ci ha provato, senza essere troppo sicuro fosse la cosa giusta da fare.
Dopodiché arriva un ubriaco di origini nepalesi che inizia a parlare più o meno a vanvera, perciò prima se ne va il ragazzo e poi Matteo.
In giro per Kalaw incontra una signora che aveva visto in un "ristorante", senza un braccio. Lo mette in guardia di andare subito in albergo perché lì è pericoloso, che i musulmani le hanno tagliato il braccio e anche la gamba, e ucciso chissà quale parente. Gira per la città a raccogliere bottiglie di plastica da rivedendere e fare due spiccioli. Matteo sente che dovrebbe sentirsi più in colpa e vorrebbe dirle che i 20 dollari che le servono per farsi aggiustare la protesi in ospedale glieli darebbe lui, ma essendo un po' strana non era sicuro che quei soldi sarebbero stati usati per la protesi piuttosto che per altro. Sono brutti pensieri, ma il dubbio di trasformare una persona sfortunata in una che dice "Toh guarda, sta storiella mi ha fruttato 20 dollari in modo facile" e la propini a tutti gli stranieri, è da tenere in considerazione. Alla fine lei se ne va, tornando dopo 2 minuti, prende la penna e si scrive sul moncherino "H E L"... Matteo pensa "Hello", invece è "Help"...Matteo si sente di essere stato molto freddo e insensibile per la non-reazione alla storia della donna, le chiede se vuole soldi e le dà due spiccioli, perché ha comunque paura di fare più male che bene, come quando sul treno lentissimo da Thazi a Kalaw cercava di nascondersi mentre leggeva la guida del Myanmar dal suo dispositivo per paura che i bimbi iniziassero a desiderare quell'oggetto, trasformando il passaggio di Matteo dal più leggero ed invisibile possibile, a catastrofico per aver scatenato la reazione che consegue al loro voler avere la tecnologia.
Quando la donna si dilegua, Matteo fa un ultimo giro in città, e con la nuova realtà raccontatagli dalla donna, nota un bambino asiatico che esce dal negozio di famiglia imbracciando un fucile giocattolo e puntandolo contro un bambino musulmano che cammina a fianco di suo padre e di Matteo, dall'altro lato della strada. A Matteo viene da pensare che la vita qui, togliendo il velo fatto di trekking e turisti spensierati che arrivano a godersi il fresco ed il paesaggio, potrebbe essere davvero difficile.
Ma Silvia non ha notato niente di tutto ciò ed è stata qui molto più a lungo di un pomeriggio come ha invece fatto Matteo. Probabilmente senza la storiella della donna non avrebbe notato nulla neppure lui.
Arrivano le 18 e Matteo si presenta alla fermata del bus...si alza il vento e si gode quel brivido sulla schiena dato dall'aria fresca, finché non arriva un diluvio con tanto di grandine! Matteo pensa "Vabbè, basta che smetta prima che arrivi il bus...", ma non sembra succederà, così Matteo inizia a tirare fuori copri zaini, scarpe e k-way per affrontare i pochi metri fino al bus. 8 secondi prima che il bus si fermi, dalla regia chiudono il rubinetto dell'acqua, rendendo tutto quel preparativo inutile.
Il viaggio in bus da Kalaw a Pyay è stato meraviglioso, con posti spaziosi per le sue gambe e strade lisce. Come su tutti i bus in Myanmar, c'è in omaggio la bottiglietta d'acqua.
La mattina seguente Matteo si risveglia da solo sul bus, e la sua sveglia è stato un vecchio che si lavava a secchiate d'acqua fuori dal bus mentre scatarrava. Si dimostra però molto gentile e disponibile e addirittura offre a Matteo di dormire gratis lì in stazione da lui, ma dovendo Matteo lavarsi (non in piazza a secchiate d'acqua) e forse dormire (è il primo viaggio in bus che Matteo non accusa in termini di stanchezza durante il giorno), ringrazia e se ne va.
Il moto taxi lo porta all'hotel che la guida dà a 6 dollari...triste scoperta che ora le stanze sono a 20 dollari...o meglio, secondo Matteo le stanze sfigate c'erano, ma essendo bassa stagione, quell'antipatica della padrona gli ha dato la tripla a 20 dollari per avere più soldi. I birmani sono gentili, ma le titolari di attività spesse volte sono delle refiose antipatiche da schiaffi veramente.
Suo marito, un vecchietto zoppo e sdentato (che ti fa pensare "Forse è per questo che lei è così depressa"), invece è simpatico e, dopo aver cercato di vendergli giri in scooter in zone turistiche ed altro, scartate a causa del caldo irreale, accompagna Matteo a fare la sua gustosa ed economica colazione birmana: riso con ovetti e altri strani condimenti, con contorno di aglietti crudi...Matteo deve dire che in questo periodo della sua vita, molto meglio una cosa del genere piuttosto che lo stramaledetto pane bianco di plastica e marmellate di vetro che costellano, unite alle uova fritte, le colazioni offerte dagli hotel in questo angolo di mondo per far contenti i turisti occidentali.
Quindi va a vedere la Shwesandaw Pagoda, l'attrazione principale, che però essendo in ristrutturazione, era tutta coperta di stuoie di bambù, come un gigante cono gelato rovesciato...visione comunque particolare, e poi è il primo posto coperto dai lavori in corso...in Europa ogni volta becchiamo le attrazioni coperte per ristrutturazione (ultimo esempio, il Colosseo.......).
Arrivata l'ora di pranzo, il caldo micidiale fa scappare Matteo in camera fino alle 18...l'aria condizionata farà male, ma quando serve veramente vorresti rendere grazie al suo inventore.
Esce quindi giusto in tempo per vedere il tramonto sul fiume e fare un giro all'imbrunire per questo posto davvero anonimo, anche se va detto che nei dintorni ci sono aree di interesse archeologico che ha evitato causa calura diurna (Matteo è proprio una piaga quando è caldo...). Comunque sia la sera la temperatura è davvero godibile.
Nel frattempo Silvia e Matteo si erano sentiti per la possibilità di incontrarsi prima del previsto. Così Matteo prenota, tramite il vecchietto, il bus notturno da Pyay a Mawlamyne per la notte successiva. Si è dimenticato di chiedergli dei posti con spazio per le gambe, ma per fortuna una volta sul bus glielo hanno cambiato con uno in fondo con di fronte tutto il corridoio (date le dinamiche, Matteo pensa che l'ultima fila di posti la lascino vuota per venderli a quelli che caricano per strada). A parte che il sedile non era reclinabile e che, essendo in fondo, si scrollava moltissimo, inaspettatamente altra notte dove ha potuto dormire relativamente bene.
Scenetta veramente riprovevole: durante una pausa notturna, Matteo scende per andare alla toilette. Vede un angolino dietro il bus ma escono due tizi da uno spazio tra due case. Matteo vede un barile pieno d'acqua, quindi pensa che li ci possano essere i bagni...va in quella direzione, pensando di camminare su quello che al buio sembrava un tratto di sterrato, fa un passo e.........splorch....con due piedi dentro i canali di scolo che qui sono onnipresenti ai lati delle strade...dentro una melma nera con i sandali, con pezzi di roba di vario colore...vomitevole. Letteralmente nella merda, passateci il termine.
I due tizi scappano via ridendo e Matteo, imprecando a tutto volume, puccia piedi, mani e sandali nel barile d'acqua, lavandosi al meglio, dopo di che ritorna sul bus, per evitare anche di perdere il bus.
Torna al suo posto e ringrazia Silvia telepaticamente perché ha ancora le salviette igienizzanti che lei gli aveva regalato per il suo compleanno (forse aveva previsto scene fantozziane...), e il gel antibatterico che lei gli aveva lasciato.
Incurante dell'altrui spazio e buon gusto (tanto vivono tutti raggomitolati e sputato e vomitano ovunque), inizia a ripulirsi come meglio può, gettando le salviette dove capita. Si infila i calzini e lascia che l'aria condizionata asciughi i sandali durante il viaggio.
Per addormentarsi cerca di pensare a di tutto per non lasciare che la sua mente torni a riesumare il fattaccio.
Il bus arriva, invece che alle 6 del mattino, alle 4:45, così passa un oretta circa prima a lavarsi con acqua e sapone, mani e piedi, poi cerca il luogo di ritrovo con Silvia, che gli aveva detto "C'è una sola uscita dalla stazione, subito a sinistra c'è un albergo"...la stazione ha due uscite e l'unica cosa che assomigli ad un albergo è la sede di una ditta di bus o spedizioni...
Quindi gira in tondo per un po', poi conoscendo le indicazioni sui generis e la mente contorta di Silvia, si siede e aspetta l'ora concordata.
E, puntualissima, Silvia arriva in sella al moto taxi...

Insieme prendiamo il bus fino a Hpa An, dove Silvia ha già organizzato tutto al meglio per il nostro rendez-vous, compresa la "colazione" che consumiamo sul bus. Troviamo l'albergo, tutt'altro che economico ma pazienza, e noleggiamo un motorino per girare. Matteo non sa cosa lo aspetta perché Silvia gli ha chiesto di non cercare notizie sul posto dove si sarebbero incontrati.
E così guidando, dell'orizzonte di foschia escono delle montagne come nel nord del Vietnam. Molto belle e diverse dal resto del Myanmar visto finora!
Per farlo contento, Silvia guida Matteo verso delle caverne contenenti statue di Buddha, Saddan Cave, e continuiamo per il cammino illuminato sottoterra. Secondo Matteo è stato bello perché non è come le caverne gestite dagli occidentali, lì c'erano due neon e te le giri da solo, seppur tutto spianato da secoli da chi al suo interno ha costruito scale in mattoni ecc.
Saddan Cave
Saddan Cave
...con quelle poche foto rimaste..grazie a Silvia... 
Spuntiamo quindi all'altro capo di questo tunnel, e ci si apre d'innanzi una specie di scenario da mondo perduto: una comunità che vive circondata da questi monti, come isolata dal mondo. Chiediamo ad un uomo se c'è un altro modo di tornare indietro e ci dice che per 3000 Kyat ci avrebbero portato in barca sul laghetto e poi avremmo dovuto camminare 15 minuti...e via all'avventura! La barchetta fa il giro largo (5minuti in tutto..), ma comunque è veramente affascinante...ci sentiamo come esploratori...di sicuro non siamo i primi eh, ma questa è un po' la cartolina del Myanmar: puoi vedere cose genuine senza il carrozzone turistico, per capirci, di Puerto Princesa con l'Underground River nelle Filippine, che in principio sarà stato come qui, ovvero gli stranieri arrivavano e i locali li instradavano per far loro vedere posti speciali che, ora che sono punto di riferimento fisso di turisti e mini van, hanno perso il fascino e creano aspettative eccessive che vengono puntualmente deluse.
che bel ragazzino

pescatore sott'acqua!
Anche il tragitto di ritorno a piedi fino all'ingresso della caverna è interessante, essendo comunque solo una passeggiata.
Ripartiamo per le strade sterrate, dopo un po' Matteo sente qualcosa di strano e...abbiamo bucato la ruota posteriore. Chiediamo ai locali e manco si alzano a vedere perché li chiamiamo (ringraziati con un bel medio a cose sistemate), quindi chiediamo in un chiosco e il ragazzo prova prima a gonfiarla e poi ad andare a vedere se il gommista è aperto. Ovviamente no. Ci sono 4 km di sterrato sotto il sole a 40 gradi++ da una parte, e 10 km dall'altra. Siccome verso i 4 il gommista è chiuso, ci dice di andare verso i 10 e provare. Matteo pensa di fidarsi dei locali, Silvia per fortuna è più sveglia e dice di provare comunque verso i 4. E così, via a piedi sotto il sole...

40 gradi all'ombra




Dopo un'ora, arriviamo in un centro abitato e Matteo scorge delle camere d'aria accatastate. Silvia prova a richiamare l'attenzione con le buone ma nessuno risponde, Matteo parcheggia il motorino e si incolla al clacson finché non sorge qualcuno. È la moglie del gommista, un riprovevole essere ruttante e volgare (non che la media sia tanto diversa), poi arriva il gommista che, stiracchiandosi e sbuffando e sospirando, fa il suo lavoro, che per fortuna ci costa solo 3000 Kyat. Di gonfiare anche la ruota davanti dobbiamo dirglielo noi, mica ci aveva pensato...a volte fai il cattivo pensiero che magari se un popolo è arretrato, un po' di predisposizione c'è anche.
Si riparte per nuovi orizzonti, con Silvia che prova il brivido di guidare un mezzo a motore a scoppio con le marce.
Siamo proprio brutti con questi occhiali
trovati da Matteo a Sydney


Passando a fianco ad imponenti montagne degne della Val di Primiero, finiamo alla Kyaukaiat Pagoda, un posto affascinante perché sembra una delle rocce galleggianti di Avatar...la visita in effetti non ne val la pena perché non puoi andare in alto e soprattuto al momento stavano spianando con le ruspe quello che è un laghetto di contorno...come al solito i soldi prima spesi per i monumenti e poi semmai per le infrastrutture. Ma la roccia e le scale in bambù che si arrampicano fino alla pagoda in cima sono quasi irreali.
 Kyaukaiat Pagoda

Con le ultime forze residue di Silvia raggiungiamo la Kaukcon Cave, che di per se è davvero insipida, ma al di fuori c'è una scalinata in cemento nuova di pacca che segue il percorso di una più piccola ed antica in mattoni che si arrampica su fino a metà del monte, dove c'è una vista incredibile. Sembra un quadro dell'antichità raffigurante l'antico Egitto, con questa piana verdissima tagliata a metà dal fiume e sullo sfondo le montagne. Ti viene da chiederti perché non sia nata una città qui, ma probabilmente la terra buona che hanno se la tengono per coltivarla.
Quindi torniamo indietro salutati dal sole in un tramonto bellissimo, con questa palla di fuoco in mezzo al profilo delle montagne nere che escono dalla pianura.




Finalmente una giornata da ricordare per Matteo e pure per Silvia.

Ciaoooooo!

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