sabato 7 maggio 2016

Cosa ci aspetta?

E così, velocemente sono passati anche i nostri ultimi giorni assieme in Myanmar.
Il giorno dopo il nostro giro in moto lo abbiamo passato bighellonando in giro combinando un chiez**, tranne essere andati al mercato a comprare tele (che tanto non possiamo spedire in Italia,.,.) 
L'indomani ci siamo diretti in bus verso Yangon, scambiando due parole con una famiglia francese mentre aspettavamo per delle mezz'ore il bus che sarebbe arrivato "fra dieci minuti".
Lei faceva la maestra e lui, così dalla sua faccia, l'ingegnere o l'informatico e staranno per 21 mesi in giro per il mondo con le loro bimbe di 3 e 5 anni, molto carine e disciplinate per gli standard occidentali. Ci chiedevamo, guardandoli, se deve essere difficile viaggiare con due bambini così piccoli, quasi come se fossero alieni, e puntualmente ci hanno risposto in modo molto tranquilli a riguardo, quasi smontando l'alone di "Eh devono avere un gran coraggio". Hanno iniziato dall'Africa e la prossima parte di mondo sarà il Sudamerica. Dicono che le bambine sono quelle che si adattano meglio di tutti e patiscono il caldo assai meno di loro. L'età in cui viaggiano è ideale perché là scuola dell'obbligo inizia a 6 anni ed è meglio evitare di viaggiare dopo perché altrimenti devi far loro scuola tu per almeno due ore al giorno ed inviare documenti che attestano che le stai istruendo.
 
 
 
 
Bisogna dire che hanno fatto veramente un buon lavoro perché le bambine trovano sempre modo di essere tranquille e giocare tra degli adulti...altro che quelle facce da schiaffi di Sydney! 
A parlare con loro sembra che viaggiare per due anni con i figli piccoli sia più facile o ugualmente difficile che viaggiare da soli. È stata davvero un'emozione, soprattutto per Silvia, e siamo stati quasi onorati ad incontrare questa famiglia, così diversa ma altrettanto modesta e simpatica. 
Insieme a loro abbiamo preso il taxi dalla stazione dei bus fino a downtown, ma il nostro scambio di battute si è interrotto a causa di un'altra francese che si è unita (si, eravamo in 5+2+autista+zaini in auto) e ha iniziato a impadronirsi della scena e parlare in francese e quindi ci hanno tagliato fuori dai discorsi. Peccato Silvia era così curiosa! Dovremmo imparare il francese altro che ;)
Gli ultimi due giorni e mezzo a Yangon li abbiamo passati in gran relax e concedendoci qualche vizio, tipo andare al cinema! Oltre al fatto che qui un film in 3D costa circa 2 euro, è stato un ottimo diversivo per scampare alla canicola ed é stato bello vedere che tantissimi locali se lo possono godere.
Silvia ha pensato di andare sul circular train, un treno che  fa un percorso ad anello raggiungendo le periferie lontane di Yangon dove, stando alle fonti online, è possibile apprezzare la vita locale. 
Grilli fritti
Mercato in una stazione
A riguardo, il discorso è lo stesso fatto da Matteo nel suo viaggio sullo slow train, e cioè che alla fine non abbiamo visto niente di nuovo, ma indubbiamente è tra le cose più interessanti da fare in città, specie se non si è visto molto al di fuori dei circuiti turistici. Il treno è piuttosto lento e dovete informarvi sull'orario più indicato per stare in mezzo alla calca, perché fino al punto più distante dalla città, dove c'è un mercato a bordo binari, non c'era molto da vedere, oltre a venditori di grilli fritti, focaccette fritte, fettine di mango verde (che sa di uva da tavola!) ecc...ci ha fatto sorridere vedere un tizio con una termos gigante a vendere il thè: altro che controlli di igiene e patentini e permessi, qui li lasciano vivere, uno sale sul treno e si vende un po' di thè. E se uno si prende per caso un cagotto, se lo tiene, non denuncia nessuno. Quindi pensateci, nel caso non troviate lavoro, c'è sempre qualcosa da inventarsi :)
Anche vedere questo contrasto tra l'antico ed il moderno é interessante, con questa tecnologia che è loro piovuta dal cielo e quindi come anacronistica, nel senso che vedi uno sul treno che accarezza il suo gallo probabilmente nuovo, e poi hai lo smartphone che, una volta finito, si infila nella cintola della sua "gonna" (il longyi).
Ci sono anche i cartelli dei divieti: non fumare, non abbandonare rifiuti e....non scambiarsi effusioni. (Vi farà ridere la foto che metteremo).
Siamo anche andati al mercato cittadino vicino alla stazione centrale: Bogyoke market (Aung San market)
È ordinato ma incasinato in un mix secondo noi molto godibile! Pochi scracchi e sporcizia, tutto al coperto e ricco di varietà e colori! Ci abbiamo speso un intero pomeriggio concludendo con una tazza di thè seduti sulle loro micro-sedie in mezzo alla folla. Sembrava di essere ad un raduno del paese, bellissimo! E abbiamo anche assaggiato un succo di frutta (rivedibile) dove la padrona richiamava i turisti urlando "No sugar-no ice-no water!!", la cantilena che ogni turista negli anni avrà ripetuto loro per evitarsi dissenterie varie. Faceva troppo ridere soprattutto col no-water! É stato, forse, il più bel mercato asiatico che abbiamo visto.
Ci siamo anche un po' viziati dal punto di vista culinario, specie per le quantità, visto che lo street food trovato in giro per il Paese era molto più gustoso. In realtà alla gourmet Silvia il cibo birmano non é piaciuto troppo, tranne la tea leaves salad, che se fatta male o poco bene non é per nulla buona. La cucina birmana é un mix di cucine dall'Indiana alla thailandese ecc e hanno pochi piatti da loro inventati. 
Yangon nei giorni feriali è molto trafficata! Ci sono interi stradoni bloccati da semafori di dubbia intelligenza. Noi l'abbiamo vista durante il water festival e ci era parsa più sonnacchiosa.
Gli orari di lavoro sembrano evitare le ore più calde della giornata, e si vede anche come le abitudini siano profondamente influenzate dal clima. In Italia la pausa pranzo è sempre interminabile perché d'estate fa caldo, mentre in Australia è di solo mezz'ora perché, nonostante faccia un gran caldo, sono di scuola inglese, ed in Inghilterra il clima è freddo quindi a mezzogiorno non serve fermarsi.
Qui in Myanmar alcune attività ricominciano a lavorare dopo le 17, quando è più fresco, fino alle 21 o dopo, e i cantieri notturni sono la norma. 
Il Myanamar a me, Silvia, é piaciuto per l'atmosfera orientale rimasta e per le persone più genuine e meno animali rispetto agli altri Peaesi del sud-est asiatico (il Vietnam rimane sempre in fondo alla lista). I paesaggi, tranne ad Hpa-an, non mi hanno entusiasmata. Son contenta di essere venuta qui prima che tutto venga rovinato dall'America (ah sì, un po mi ha impressionato vedere un bambino con un mitra di bambù, con la sigla USA, che faceva a finta di sparare...ora capisco molto, molto bene perché la mia Mutty non ci abbia mai comprato armi giocattolo).
Per me, Matteo, è stato un Paese interessante. Secondo me, per smorzare lo shock culturale è meglio visitare prima la Thailandia, ma per "andare a vedere l'Asia" bisogna venire in un posto così. Non posso negare che certi aspetti siano ancora difficili da accettare, tipo i versi schifosi che fanno continuamente, ma poi guardo la gente qui e mi pare più vera, mi paiono più umani nel loro essere animaleschi a volte. Voglio dire, nella calca ti toccano, si appoggiano a te e per loro è normale, non ti chiedono scusa, come allattare i bimbi, non è un atto da nascondere, lo fanno e basta, come secondo me dovrebbe essere. Non riesco a spiegarlo bene a parole, ma ho un po' l'idea che i civili occidentali si stiano snaturando un po' troppo e, come ho detto al Polacco a suo tempo, la vita e la realtà qui mi sembrano come più veri.
Per me il Myanmar è stato diverso dagli altri Paesi visitati, non ho visitato un territorio delimitato da confini geografici, ma è stato uno scoprire una realtà, una condizione umana differente e quindi interessante.

E adesso?
Adesso c'è un nuovo addio, ma questo era programmato da tempo. Stanotte Silvia vola in Nuova Zelanda, in un viaggio di 3 giorni (compreso oggi) per raggiungere Queenstown, meravigliosa località circondata dalle montagne e dalla neve, sulle sponde di un lago che rispecchia il paesaggio circostante. Da queste parti la chiamano "la capitale mondiale dell'avventura", essendoci possibilità di fare ogni tipo di sport avventuroso, come tutti gli sport su neve, bungee jumping (che lì è stato inventato), paracadutismo e quant'altro.
Matteo, da par suo, al momento di stendere la bozza di programma, non aveva per niente voglia di ributtarsi a cercare lavoro, fare la spesa ecc, e quindi già che ora mentre scriviamo siamo a Kuala Lumpur, si ferma qui, e si gira la Malesia per tre settimane, senza speranze di vederla tutta vista la geografia, ma non si sa mai!

Quando riusciremo a metterci in pari con tutte le foto del viaggio non mancheremo di farvelo sapere!
Ora passeremo solo 13 ore in aeroporto ...per far compagnia a Silvia che avrà uno dei tanti voli a mezzanotte.
Stateci super bene e continuate a seguirci!

ramblingzucchini

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