venerdì 29 aprile 2016

Diario di viaggio: Myanmar 2016 - Pindaya

Pessime scelte

Vi starete chiedendo "Ma come, non é il posto dove doveva andare Silvia?"...esatto. Quando ci siamo salutati a Bagan non ci siamo detti dove volevamo andare, e abbiamo scoperto di esserci mancati per uno o due giorni...ma poco importa, lo scopo era ed è viaggiare in solitaria.

Bene, ero rimasto a Mrauk U. La mattina della partenza, un thailandese alla mia guesthouse mi conferma che qui è come la Thailandia di 30 anni fa...non sai se essere felice di esserci venuto ora o se rabbrividire all'idea di come questo posto cambierà. 
 
 
 
Che poi, si possono fare chiacchiere da bar o poetiche finché si vuole, ma gente qui c'è miseria e tanta. Puoi augurare loro di progredire in modo meno sciatto, ma non puoi sperare che rimangano in 'ste condizioni solo per fare i tuoi tour fotografici. Perché il mio sentore dei primi giorni è confermato: il Myanmar è stato reso "famoso" dai fotografi che hanno fatto conoscere Bagan o Inle Lake, che di per se non è che siano chissà cosa se non, nei giorni giusti, perfetti sfondi per il pc. Per questo abbiamo deciso di non visitare Inle Lake, di sicuro già ridotto ad una fogna e piena di turisti.
Ho pensato varie volte alla mia collega del bar a Sydney che viene da Yangon...qui ho fatto tanti discorsi sul fatto di vivere o meno a Sydney, ma se uno di queste parti ha l'occasione, qualsiasi, di andarci e levarsi di qui, che lo faccia in fretta.
Ripeto, non perché sia brutto, rimango dell'idea che il Vietnam sia peggio come posto, ma perché, seppur romantico vedere i villaggi e la gente povera che vive con niente, la miseria è miseria.
Scusatemi se mi dilungo: che poi qui siano TUTTI sorridenti, allegri e che ti salutano anche se sei dall'altro lato della strada, e che a Sydney siano tutti dei minchioni acefali che non ti cagano di striscio, pensano all'iPhone 10 e a farsi i muscoli in palestra e avere due cani uguali ma di colore diverso e chissà che altro, questo è purtroppo l'altro lato della medaglia, su cui ho speso neuroni e parole a sufficienza senza annoiarvi oltre. Pure alla fine di questo discorso mi chiedo "Chi sta meglio?", ma non diciamo scemenze, uno può star bene ed avere la scelta se essere un rincoglionito o usare i suoi mezzi al meglio. Se uno è povero, scelta non ne ha. 
Mi riservo di rivedere quanto scritto in futuro.

Il tuktuk mi porta alla stazione dei bus dove aspetto tipo un'ora e mezza.
Durante tutto il mio viaggio in bus ho pensato di farvi un racconto dettagliato di cosa sia stato sto viaggio per me, ma ho poi pensato che fosse pretenzioso.
In breve, per 12 ore è stato come cavalcare un cavallo in un rodeo. La strada un colabrodo, tanto che sembrava di saltellare invece che guidare. Il paesaggio era molto simile all'entroterra ligure, solo che se ti volti sullo sfondo non c'è il mare, e la vegetazione vista da vicino è ovviamente diversa, e non ci sono   infrastrutture. Niente ponti quindi, la strada si arrampica su fino in cima al monte e poi giù di nuovo, seguendo fedelmente il profilo del monte, non ci prova manco per sbaglio ad approssimarlo. Tranne in punti stretti, possiamo dire una strada di tre corsie strette di cui solo quella centrale asfaltata, con che asfaltatura poi. I ponti, rari, sono da documentario himalayano: a volte in legno con piano in assi di legno scricchiolanti, a volte in ferro con il medesimo design.
Per quanto riguarda la vita a bordo, è questo il vero strazio: gente che continua a scracchiare o sputare la roba rossa nei sacchettini per il mal d'auto e, dopo qualche ora, a vomitare con dei versi che sembra si stiano strozzando, il tutto a formare un concerto che, scoprirò quando tutti si addormentano, è la vera causa del mio nervosismo.
Quando mi spostano nei posti davanti, finalmente ho spazio per le gambe e l'aiuto-autista al mio fianco è pure simpatico, ma vedere che il quartetto d'amministrazione ha creato una sputacchiera comune con una bottiglia di plastica non aiuta. Passeranno anche la vita a masticare e sputare, ma se sputi in una bottiglia la bocca ce la appoggi quasi per forza. Come dicevo, quando il branco dorme, rimane solo la guida a singhiozzo, che così male poi non è. Probabilmente come spesso accade a queste latitudini, non sono abituati a viaggiare in bus e quindi mangiano e vomitano e rimangiano e rivomitano, non ci pensano mica a digiunare.
L'aspetto positivo di tutto ciò è l'aver fatto i pasti più economici e forse migliori da quando sono in questo Paese, nelle aree di sosta. Per 1200-1500 kyat piatto di riso con condimenti riempiti all'infinito.
Ci controllano i documenti due o tre volte e, ad ogni sosta, mi pare di essere una divinità, foto e contro foto, potrei avere una donna in ogni punto di sosta della tratta Mrauk U - Magwe, per quel che vale...
Qui entrò nel territorio dove i carretti trainati dai cavalli sono una delle alternative di taxi possibili.
Arrivato alle 21:15 a Magwe, se non altro scopro che il mio hotel obiettivo è dall'altro lato della strada...purtroppo. Gente, il posto peggiore che abbia mai visto. Ora, ho dormito sul Tevere a Roma, su una panchina in centro a Napoli e in diversi altri posti poco raccomandabili, ma mi pareva di stare in un lager. I lager li ho visti, quindi so di cosa parlo. Un posto totalmente decadente ed abbandonato a se stesso, la camera una cella con le grate alle finestre, sporco, ragnatele ovunque. Struttura secondo me con molto potenziale, lasciata in mano a ragazzini muniti di smartphone. La doccia la faccio illuminato dalla mia torcia perché la lampadina è bruciata. Forse dopo tanta scomodità speravo di arrivare in un posto e rilassarmi un minimo, non so. Internet non c'è e mi portano in un internet point lì vicino senza Wi-Fi, per questo il post su Mrauk U lo avete letto un po' in ritardo, ma almeno sono riuscito a leggere e scrivere a Silvia, mentre le zanzare mi divoravano.
La mattina seguente sveglio il ragazzino, mi faccio dare il passaporto e mi incammino verso la stazione dei bus. Per fortuna uno in motorino si offre come tassista, era molto lontana.
Lo scopo era arrivare a Thazi, dove, seguendo consigli su internet, avrei preso il cosiddetto "slow train" per Kalaw. Ma a Thazi non ci passano e così mi portano a Meiktila. Altro viaggio che cerco di vedere come interessante ma invece è solo palloso. Stavolta attraversiamo lande desolate che faccio finta siano un qualche deserto arabo. La spazzatura è onnipresente. Ad un certo punto ci fermiamo a raccogliere due ragazzini caduti in motorino, ovviamente senza casco, con lei che frignava. Giuro che avrei tanto voluto prenderli a ceffoni. Impareranno mai la lezione? Figurarsi! Volevo fargli un disegnino con una scritta del tipo la prossima volta usa sto benedetto casco...invece faccio loro arrivare la mia bottiglietta dell'acqua.
Che stiamo arrivando a Meiktila lo capisco perché dopo un ponte ci accoglie una gigantesca imbarcazione a forma di anatra, tutta dorata. Ce n'è una anche a Yangon ma non l'abbiamo vista. 
Sembra una città caotica, ma tempo di scendere e mi affibbiano ad un moto taxi per Thazi...che è relativamente lontano. Gli chiedo quant'è e mi fa segno 5...cinquemila? E vabbè e tanta strada. Dopo tre minuti mi scarica davanti ad un pick-up, i taxi di queste parti e allora gli do 500. E così via al galoppo tutto raggomitolato per un'ora.
Scendo a Thazi e lì vicino c'è la mia sistemazione obiettivo. Guardo la camera, veramente semplice ma con tutto ciò che serve e mi pare la suite reale. Così il mio secondo giorno di viaggio si conclude mentre pubblico il post, cerco informazioni su internet e controllo che il mio bucato steso in strada non voli via. Il paese è sullo stile del Western Australia: sviluppato lungo una sola strada, con niente da fare o vedere. Le mie fonti parlavano di sole due scelte in città come hotel ed invece ne ho visto un terzo sulla strada verso la ferrovia.
Perché non ho preso il treno subito? Perché si dà il caso che passi solo alle 5 ed alle 7 di mattina. Siccome ho passato gli ultimi due giorni in stato narcolettico, di svegliarmi alle 3 non ne avevo voglia, così prendo quello delle 7.
Terzo giorno di viaggio per fare un po' meno di 700 km. Il treno me lo sarei potuto risparmiare (come ha fatto Silvia), ma su internet dicevano che fosse così bello e con la possibilità di vedere uno spaccato del Paese molto caratteristico. Trovo la biglietteria e mi chiedono "Ordinary class or upper class?"...sono venuto apposta per viaggiare tra i poveri su sto treno, che vado a fare nei posti comodi? Mi avvisa che i sedili sono molto scomodi, ma io non ne voglio sapere.
Al momento della partenza ovviamente manco hanno idea che i posti siano numerati e mi tocca far alzare della gente perché il tizio cui avevo chiesto vuole farmi sedere al mio posto. Guardo fuori ed il panorama non mi sembra niente di speciale e la lentezza del treno è disarmante, oltre alla sua instabilità. Dopo un po' capisco che quello da vedere non è fuori dal treno, ma al suo interno. Affianco a me si disegna una scena veramente, veramente particolare. Mi guardo in giro per vedere se tutta la carrozza sia così, ma gli altri posti sono molto più noiosi. 
Di fianco a me gente povera, dei villaggi che si siede o corica nelle pose più strane. Alla stazione arrivano i venditori ambulanti che portano ceste di cibo fritto annegato in questo olio nero e i miei vicini scelgono qualcosa, la venditrice estrae dei piatti di plastica su cui poggiano foglie giganti dove dentro c'è il cibo, riso con vari condimenti, poi passa oltre e tornerà a ritirarli dopo insieme al denaro. Famiglie coricate per terra con la mamma che allatta, un tizio con un gallo al guinzaglio che mi fa tornare in mente il gallo da combattimento orbo di Maung Pru Thaung, il vecchio di fronte a me mi conferma definitivamente che gli asiatici accucciati ci stanno comodi, come avevo visto sul volo per l'Indonesia, quando un signore si era messo accovacciato sul sedile dell'aereo perché probabilmente ci stava più comodo che seduto. Per questo loro hanno i cessi alla turca, perché per loro è normale sedersi così. Sempre Il vecchio, si mette anche a gambe incrociate, e capisco che le immagini del Buddha che medita, così rigide se replicate dagli occidentali, sono semplicemente la raffigurazione di uno di loro seduto normalmente. Io se mi metto a gambe incrociate dopo dieci minuti ho i formicolii ovunque e mi si indolenziscono le ginocchia.
Sale un tipo un po' particolare e dopo un po' si siede lì in mezzo ed inizia a canticchiare una bella melodia. Ecco, ora il quadro è completo e per farvi capire provo a fare una foto e a registrarci assieme l'audio. Chissà com'è venuta e se e quando potrò caricarla.
Ad ogni modo, dopo 10-20 minuti tutto ciò si dissolve e il viaggio in treno diventa interminabile. Alla fine le 5 ore di treno diventano 7 è solo verso la fine passiamo per paesi di montagna che mi sarebbe piaciuto visitare, ma probabilmente non hanno nessuno che parli inglese ne' un hotel per stranieri. Ho un gran male alle chiappe e non so più come star seduto. Se vi interessa comunque il biglietto era solo 800 kyat.
Il viaggio non lo rifarei assolutamente, nonostante il momento pittoresco di cui vi ho parlato. Può essere particolare se, come gente che abbiamo incrociato, hai un programma serratissimo fatto di attrazioni turistiche oppure, come altri, se stai 8 giorni in Myanmar spostandoti da un'attrazione all'altra in aereo (e poi dici "il vostro Paese è magnuifuicoooooo"...ma che ne sai di sto Paese dico io???). Allora una puntata e fuga nella miseria più essere pittoresca ed interessante, ma noi abbiamo cercato di vedere il Paese vero durante tutto il nostro soggiorno.
Finalmente Kalaw, dalla temperatura mite come vi ha descritto Silvia, tanto che cammino un km con due zaini e manco sudo! Chiedo in hotel se è possibile raggiungere Pindaya già oggi è mi dicono di sì, così vado alla fermata del bus e un moto tassista mi dice che sono arrivato tardi ed il prossimo bus non arriverà prima dell'indomani. Per portarmi ora vuole 12mila kyat, che comunque avrei speso, anzi di più, per dormire lì e almeno sarei arrivato in giornata, non ne potevo più di vagare senza meta per il Myanmar. Kalaw sembra un bel posto, il clima è mite e la terra fertile, perché non vivono tutti qui i birmani? Probabilmente proprio perché la terra buona che hanno la devono coltivare.
Lungo la strada sento dopo tanto tempo il profumo della resina dei pini e della terra arata e irrigata.
Dopo un'ora e mezza sono arrivato. Ho un male al sedere che sarà la prima sensazione di stamattina, tanto per farvi capire. Solo io posso girare il mondo con le piaghe al culo a star seduto! Passo il pomeriggio a riprendermi perché non so come mai sono così rintronato...
Stamattina sono andato a vedere le (purtroppo) poco famose Shwe Oo Min Narural Cave Pagoda, circondate da templi e monasteri a metà del monte alle spalle del lago. Devo dire che sono magnifiche, forse per un po' troppo grandi. Voglio dire, appena entrato sono rimasto letteralmente a bocca aperta. Sembra di entrare nella stanza del tesoro dei templari. Statue dorate ovunque, tutte ammassate l'una sull'altra, fino sulla volta della caverna. Tutto è dorato e nella penombra. Non posso dire che ti pare di essere Indiana Jones perché anche se è bassa stagione è impestato di turisti ma, nonostante preferisca le caverne senza tracce di presenza umana, questa devo dire che è uno dei posti più belli in cui sia stato. È un labirinto e per vedere certi angolini devi proprio infilartici. Fare una foto che renda l'idea non è possibile.
Poi il giro continua e scopri che ci sono altre stanze, molte altre, meno particolari e più illuminate.
Avevo letto di altre caverne, quindi chiedo e mi dicono di proseguire in costa; finisco a camminare, superato un edificio chiuso, su un sentiero che va in direzione di alcune stupa costruite lassù su massi a picco, quasi come i castelli delle fiabe, e proseguo tutto solo bello felice.
Ultima foto della mia macchinina...
La mia giornata si rovina quando il vento fa cadere la mia macchina fotografica mente facevo un autoscatto, e ora non va più. Sembrava proprio un dispetto e mi é passata la voglia di fare qualsiasi cosa. Affranto, mi invento una via di ritorno parallela al lago ma a mezza via sul monte, seguendo sentieri e strade, dove un sasso mi fa pure male alla caviglia.
Son un po' così perché tre giorni di viaggio mi avevano annoiato a morte, stamattina ero tutto esaltato e poi la macchina fotografica rotta mi ha rimesso di cattivo umore.
Sono contento per Silvia che invece sta girando alla grande, ma su questo non avevo nessun dubbio.
Ora vedrò come gestire i giorni prima del nostro incontro.
Potrei pensare che il prezzo per i due gironi a Mrauk U sia questo, ma mi sembra eccessivo.
Un triste saluto da Pindaya!

Matteo

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