mercoledì 16 marzo 2016

Partire



Eccoci di nuovo di fronte al fatidico momento. Fra un paio di settimane succederà ancora.
E' un momento particolare per me, in cui i sentimenti sono contrastanti, ma su tutto vince un'iniezione di adrenalina, credo, e di ottimismo. Mi piace essere in questa condizione.
Sul viaggio e sulla partenza se ne sono scritte di frasi emblematiche, e mi piacciono quelle positive, non quelle negative alla "partire è un po' morire", che forse sono vere quando si è costretti a spostarsi, quando si sta bene dove si è e non si ha voglia ne curiosità di scoprire cosa si trova dietro quella collina o quel monte, oltre quel mare o quella pianura.
 
 
 
Niente in contrario con chi fa parte di quella sponda, ognuno deve fare quello che sente, e gli ambiti nella vita sono così diversificati che una persona non può fisicamente essere spronata verso ognuno di essi.
Ma, ritengo, che si abbia una vita, una esistenza, ed in quanto tale si dovrebbe spremerla fino in fondo ma, badate bene, per comprenderla e per comprendersi. Non sto parlando di bruciarsi di droghe o alcol o donne, non sto parlando di una vita di eccessi, se non uno: la conoscenza.
Gli uomini hanno gambe e non radici, per poter viaggiare e confrontarsi con se stessi e con gli altri, e soprattutto spostare, meglio portare, questo confronto altrove, anche ma non solo con persone, che vivono in modi diversi, per spogliarsi dei retaggi che chiunque abbia vissuto in un luogo per molto tempo si porta dietro.
Se il viaggio apre la mente (usando una frase logora), la partenza di per se è un momento di evoluzione, da metabolizzare nel senso letterale: assorbirla e farla diventare parte di se stessi.
Nel momento in cui si parte, ci si distacca e si arriva al nocciolo della questione, ovvero che tutto è impermanente e si trasforma. Perfino le leggi della fisica ce lo dicono. 
Partenza, dunque, come metafora della vita e scuola di vita, di modo che non serva soffrire un vita, per rendersi conto infine che tutto quello che si è costruito e a cui si tiene, un giorno non ci sarà più.
Lo si impara volta per volta, partenza dopo partenza. E chissà che a forza di praticare, anche la partenza ultima che ognuno dovrà poi sperimentare, volente o nolente, non risulti un aspetto curioso e di scoperta, invece che una paura da fugare non facendone menzione. Ma per questo, si spera, c'è ancora tempo.
Senza voler sacralizzare questo aspetto oltremodo, è innegabile che la partenza sia un momento di vera fede. Senza addentrarsi nel classico discorso di fede (che fa subito pensare a quella cristiana, come se fosse l'unica presente, a causa dei famosi retaggi culturali), che esula totalmente da questo sito, è indubbio che il salto nell'ignoto che comporta il partire, sia una speranza che tutto andrà nei migliori dei modi in futuro, che qualsiasi avvenimento ci si presenterà d'innanzi, condurrà infine verso il nostro benessere.
Tutto ciò richiede una grande dose di ottimismo e fiducia in un qualcosa che prende la forma del fato, sebbene io sia il primo dei primi a non credervi.
E', pertanto, una buona scuola di ottimismo, si deve essere positivi, per se stessi, per darsi forza, e perchè è bello diciamolo.
Obbliga a fronteggiare e vincere le proprie paure, in senso quasi letterale. Che cos'è la paura, se non l'istinto di sopravvivenza che ci fa vedere di cattivo occhio tutto ciò che è sconosciuto?
Ogni paura risponde a questa definizione, in ogni ambito ed in ogni momento. E' una forza incredibile, che degenera in comportamenti stupidi ed ignoranti (verso gli stranieri ad esempio, per parlare di una tema sempre attuale, di questi tempi in particolar modo).
Perchè la paura è questo: ignoranza. Che lo si legga come accusa o come spunto, è un dato di fatto. La paura del buio, dello straniero, del distacco, dei ragni, dei cani, e mille altre, sono solo manifestazioni di ignoranza, perchè non si sa come comportarsi in determinate situazioni, non si sa cosa ci aspetta.
Partire comporta fiducia, fidarsi del prossimo, dello sconosciuto (cercando di stare attenti ovviamente, ma non troppo), il che è proprio la medicina, l'esatto contrario della paura.

E per me, cos'è la partenza? E' un momento speciale in cui rivivo tutti gli stati d'animo e le "conquiste" appena esposte, che mi dona una scarica di positività.
Vuol dire slegarmi, tagliare le connessioni che bene o male ho creato con un luogo, forti o appena percettibili che esse siano. Quando mi sono licenziato dal lavoro come labourer, a fine giornata camminavo a mezzo metro da terra e mi sentivo di nuovo carico e vivo, quello "spirito" che si annulla in una vita fatta di routine, e che ti fa sentire iper-recettivo verso la realtà, perchè ora sei solo, e ti devi arrangiare, e prendere al volo ogni occasione.
In questi giorni sto facendo un repulisti di ciò che ho e che non mi servirà, e questo è un altro momento in cui realizzi quante delle cose che hai non servono a niente, e se non le metti mai non dovresti manco averle, e capisci cosa è veramente indispensabile e puoi spogliarti del resto.
Una volta ho sentito di movimenti negli Stati Uniti dove c'è gente che fa del "vivere-con-100-cose" la propria bandiera, ma senza entrare nel dettaglio, sarebbe davvero il caso di rimanere nudi per vedere cosa siamo davvero e capire chi siamo, perchè come dice Tyler Durden, "Le cose che possiedi alla fine ti possiedono".
L'incontro con Maurizio e Shizu di Andiamoper ci ha mostrato anche questo, e li ammiriamo per il loro vivere solo con lo stretto indispensabile.
Partire per me vuole dire appunto capire e ribadire a me stesso quanto sia tutto mutevole e impermanente, capire che quello che vivo adesso fra un po' non ci sarà più, e per questo mi obbligo ad assaporare il momento, a guardare quasi in terza persona agli avvenimenti per prenderne il buono, e rimanere costante nel vivere Hic et Nunc, perchè l'adesso è quello che abbiamo, e per assaporarlo e non sprecarlo dobbiamo spogliarci delle paure per il futuro, e dei retaggi del passato, per approcciare l'istante attuale con curiosità e senza pregiudizi di ogni sorta.
Cerco di incanalare le emozioni e le energie che vengono suscitate dalla partenza verso la positività, perchè, parafrasando le parole di un amica di famiglia al ritorno dal mio primo viaggio in solitaria zaino in spalla, "Se uno è positivo attira positività e gli succedono cose belle".
Niente è per sempre, neanche ciò che ci illudiamo di poter prolungare all'infinito, quindi se per voi non dovesse essere ancora il momento di assorbire questa verità (ma quando lo sarà allora, se non adesso?), almeno vivetele quelle cose che per voi sono "per sempre", non lasciatele sotto una campana di vetro intatte ed immobili, perchè così facendo perdete un'occasione.

Per chi pensa che io sia ancora in giro in vacanza, o a spassarmela, questo è quello che sto, ancora, imparando da questa esperienza.

Matteo

3 commenti:

  1. Silvia: come fa a ricordarsi le frasi dei film....??
    ma si ricorda poche volte quello che gli dico? Mah, misteri della mente

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  2. La citazione da Fight Club è molto azzeccata

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