domenica 26 luglio 2015

ramblingzucchini cleared for takeoff

Esatto! Finalmente è stata resa pubblica la data della nostra ripartenza verso Sydney e il capitolo 2 della saga australiana.
La letargia del blog è stata effettiva, ma solo apparente. E così vi aggiorniamo, soprattutto per i nostri pochi lettori sparsi per il mondo.
Mentre Silvia andava ai matrimoni delle sue amiche, Matteo cercava di rimettersi in pace con il proprio intestino e corpo in generale.
Per aiutare il processo, ha cercato di mantenersi fisicamente attivo e fare un po' di quel sano movimento che non ha potuto fare down under.
 
 
 
E così con il suo amico Max è tornato a Cravasco per arrampicare ciò che non aveva arrampicato con Francesco.
Max in azione
 E' poi tornato in quel di Asti a trovare il suo amicone Urbano (per gli amici Lalo)
Sul treno, una degna ambientazione, direzione Genova
che si stava preparando per il Paraguay, dove andrà a girare un documentario sugli ultimi sciamani, che stanno cercando in tutti i modi di salvaguardare la loro cultura della foresta, ormai sopraffatta dalle dinamiche dei tempi moderni. Per chi fosse interessato all'argomento, ecco alcuni utilissimi link
Asti è una bella città, tipicamente italiana (e lo noti soprattutto arrivando dall'estero), quindi tipicamente "sconosciuta", fuori dai circuiti turistici e con tanti cittadini che sono ben contenti di esserlo: lo testimonia il fatto che all'ultima serata di una rassegna di musica, a presiedere al concerto rock con cover di Janis Joplin (l'idola dell'adolescenza di Silvia), ci fossero
1) sedie bianche in plastica
2) sedie bianche in plastica vuote per l'80%
3) sedie bianche in plastica occupate da una miscellanea di locali in silenzio degno di una messa.
Il solito vero peccato.

Quindi, per cavalcare l'onda dell'imbecillità, si è ritrovato con Francesco per un'altra impresa da comuni mortali, ovvero giungere in vetta ai quasi 3100 metri del Monte Matto, nella località di Valdieri.
Partenza il sabato a mezzogiorno da Genova, ed incontro puntuale con il nubifragio che li aspettava lungo il sentiero di avvicinamento al rifugio Livio Bianco
Ricerca inutile di un punto all'asciutto
Nelle 3 orette necessarie, hanno intravisto già un po' di neve
In fuga dal grande nulla che li rincorre
Lo stile perfetto anche in situazioni di emergenza

Francesco sul ponte subito prima del rifugio, quota 1910m slm
Peccato per il brutto tempo, un bagno sarebbe stato una figata

Dopo essersi cambiati i vestiti (Matteo aveva anche le mutande zuppe, non Francesco con il suo abbigliamento tecnico), e aver fatto un giretto li fuori, hanno cenato in rifugio, con i loro pasti al sacco, da bravi genovesi squattrinati.
Dopo di che, partita all'ultimo sangue a scala 40
OVVIAMENTE nella loro camerata erano in 4, ma quello che russava se lo sono beccati ugualmente, maledetto! Soporannominato, ovviamente, Russo, ha impedito a Francesco di dormire, mentre quella mezza cartuccia di Matteo era talmente stanco che non ha sofferto. Russo tra l'altro è partito un'ora prima di loro ed è arrivato per ultimo, facendo chissà quale giro.
La vista alla mattina era molto suggestiva
e le condizioni meteo perfettamente perfette.
Nell'ombra, il rifugio
Cartelli di nuova concezione indicano il percorso verso la vetta
Non conoscendo il percorso, ogni cima per loro era la meta, e quindi le soste abbondavano
La foto che segue è per Luna, che ci ha ospitati a Phetchaburi insieme a Sittichai (aveva detto a Matteo, nella sua prima visita, che sperava di poter toccare la neve almeno una volta nella vita).
Proseguendo, il sentiero diventava meno evidente, attraversando una pietraia, condizione che li ha accompagnati fino alla vetta
Uno dei bellissimi laghetti lungo la via
In alto a sinistra la cima est (ma noi non lo sapevamo)
Matteo mentre si guadagna una scottatura
Per fortuna hanno incrociato altri due ragazzi  che sapevano il percorso un po' meglio, così li hanno seguiti fino all'ultimo tratto innevato, dopo il quale, a turno, hanno un po' improvvisato, seguendo dei crucchi che tagliavano su tratti altamente instabili, quando invece c'era un sentiero "comodo" che però non hanno visto. E così eccoli arrivati in vetta, 
Il laghetto del rifugio
con una panoramica che si estendeva al Lourousa, Corno Stella e chissà che altro. Tra l'altro, relativamente vicino, c'è il confine francese e La Brigue, con la ferrata La Ciappea in Val Roya, che Matteo aveva fatto anni fa col suo amico Alessandro. Di seguito, materiale di repertorio di quell'epoca:
Sulla vetta si sono un po' rilassati in vista del cammino di ritorno
Matteo alle prese col libro di vetta
Al centro, il canale di Lourousa
Pronti per il ritorno
Ridiscesi, questa volta per il sentiero giusto, hanno pranzato presso il primo dei laghetti arrivando dalla cima, dove hanno potuto incrementare la loro insolazione
e fare foto per il loro album sexy privato
Questo è l'ultimo momento condito da sorrisi: il ritorno alla macchina è stato estenuante e più passava il tempo, più si aggiungevano dolori in varie parti del corpo. Alla fine, dopo 9 ore, Matteo si trascinava, incapace di accelerare, ed il resto della serata lo hanno passato in coda, arrivando a Genova tardi, grazie ai milanesi, torinesi e genti di quei luoghi che intasano le autostrade nei weekend estivi. D'altra parte i treni sono una delle vergogne del Paese, quindi non si può biasimarli (comunque urla ed insulti non sono mancati ahahaha).
L'indomani mattina, il lunedì, Matteo si è svegliato presto per andare in stazione per raggiungere Silvia, tramite un passaggio in macchina con l'ormai conosciutissimo Blablacar, che lo aspettava in stazione centrale a Milano.
Questa è stata un'occasione interessante che ha fornito degli spunti di riflessione. In macchina c'era un'altra passeggera, una ragazza molto giovane, sfigurata da un'ustione molto grave che le era accaduta anni addietro. A parte il fatto che ne parlava con grande tranquillità, Matteo è rimasto colpito dal fatto che dicesse di non sentire il bisogno di interventi di chirurgia platica ricostruttiva, e che senza naso ed orecchie ce la faceva senza problemi. Insomma, non proprio argomenti leggeri, ma che lei riusciva a rendere affrontabili. Inoltre frequenta il conservatorio e questo dava molto spunti di conversazione tra lei e Francesco, il guidatore, appassionato di arte e cultura. Matteo, stupidamente, doveva sforzarsi per cercare di andare oltre l'aspetto esteriore, e cercava di focalizzarsi su quello che lei diceva piuttosto che su quello che si vedeva, ma l'impatto visivo era davvero forte.
Cercava di ricorstuire la storia della ragazza in base ai suoi racconti, senza mai chiedere direttamente cosa le fosse successo, e ha scoperto che era stata quasi un anno di fila in ospedale con operazioni circa due volte a settimana e ferite che non si richudevano per anni, portando in risalto il fatto che mentre i medicinali erano pagati dallo stato, i cerotti non lo sono, e lei ne usava una quantità immensa, ed essendo una materia molto costosa, risultavano essere una spesa rilevante. Doveva ancora prendere la patente, il che la piazzava tra i 17 ed i 22-23 anni, e diceva che, mentre una persona di mezz'età nelle sue condizioni doveva affrontare il fatto che aveva 50 anni di ricordi di una vita sana, per una persona giovane come lei i ricordi erano principalmente da ustionata, e quindi aveva meno problemi dal punto di vista psicologico.
Insomma, discorsi che spiazzano, e che le gente che va dal chirurgo plastico dovrebbe ascoltare molte, molte volte.
Come ogni malato grave, era molto preparata sulla sua materia, il che rendeva difficile per Matteo interagire, per quanto ci provasse, ma nei casi che contano, ascoltare è la cosa migliore, la scuola migliore.

Scaricato nei pressi di Feltre, è stato recuperato da Silvia, che lo ha riportato in Valle di Primiero per 4 giorni molto intensi!
La sera, insieme agli amici di Silvia, abbiamo assistito al Palio dei Musàti, evento centrale e conclusivo dell'ultima serata della Sagra dei Carmeni, e c'erano pure diversi stranieri ad assistere all'evento. Ora, il palio di Siena è più affollato, ma di gente ce n'era davvero tanta e abbiamo apprezzato una volta di più questo tipo di manifestazioni, arrivando dalla piatta Australia, dove una "fiera" a Sydney (e parliamo di Sydney, non Bremer Bay) è un mortorio deserto.
Il giorno dopo, invece, giro sulle Pale, con Silvia a fare da guida a Matteo su questo paesaggio lunare, in fuga dalle nuvole che minacciavano pioggia. Per non farci mancare niente, Silvia si è girata una caviglia appena cominciato, ma ha tenuto duro e, attraverso pochi tratti di "sentiero attrezzato" (che non vuol dire ferrata, ma Matteo è sempre un fifone finchè è slegato), abbiamo raggiunto il rifugio Pradidali, dove lavora la sorella, Grazia.
E' stato un bel giro, ma al ritorno le gambe di Matteo urlavano ancora pietà. 
L'infortunio di Silvia l'ha messa fuori gioco nei giorni seguenti, dove doveva cercare di recuperare per poter poi salire sui tacchi per il secondo matrimonio cui doveva presenziare.
Così, il giorno dopo, Matteo ha fatto altri giri con le due sorelle e vedere altri nuovi bellissimi posti. La sera invece abbiamo mostrato le nostre foto agli amici di Silvia, ma un po' è difficile mostrare un anno di foto, perchè ovviamente le nostro foto non possono competere con un ben più dettagliato book fotografico di vacanze estive o viaggi di nozze.
L'ultimo giorno di attività insieme lo abbiamo speso facendo un giro in macchina per le maestose montagne delle valli circostanti. Putroppo non le tre cime di Lavaredo , ma passando abbiamo visto le torri del Vajolet, il Sassolungo, la Marmolada e chissà che altro


Al centro, il ghiacciaio della Marmolada
fino a raggiungere Cortina d'Ampezzo
 
che Silvia (anche a ragione) dice non avere niente di più, a livello paesaggistico, delle Pale di San Martino, ma sicuramente la valle più ampia e pianeggiante offre uno scenario meno ripido e più "pop", che ne avranno aiutato il successo.
Il venerdì all'ora di pranzo ci siamo separati, Silvia in direzione matrimonio e Matteo verso Genova, in treno. Ovviamente, visto che siamo in Italia, il viaggio di Matteo è stato costellato di ritardi e disagi, che lo hanno fatto arrivare 3 ore in ritardo a casa. La macchinetta dei biglietti lo aveva avvertito che, viaggiando con i regionali (e per forza, incentiviamo le frecce!), a Milano Lambrate avrebbe avuto un cambio di 6 minuti solamente, ma lui non ha voluto ascoltare. E così, a Verona il treno accumula 10 minuti di ritardo nei primi 10 minuti di viaggio (guasto al treno, dice la voce dagli altoparlanti...) e, una volta a Milano, il treno per Genova ci prova a dargli una mano, con 5 minuti di ritardo, ma il treno da Verona fa meglio e Matteo perde la coincidenza per qualche minuto.
Naturalmente, in un giorno feriale non vorrai mica mettere un buco di 2 ore senza treni da Milano a Genova? Ma certo! (ah no, forse ci sono frecce rosse, bianche, verdi e blu ogni 3 minuti a 200 euro) e così Matteo non ha alternativa, sebbene la cerchi scrutando itinerari alternativi con le macchinette dei biglietti, se non stare a Lambrate due ore...con la prospettiva di prendere un treno che avrebbe accumulato un'ora di ritardo tra Tortona ed Arquata Scrivia (guasto alla linea elettrica, annuncia a ripetizione la voce dall'altoparlante...). Credete che sia uno scherzo? Eccovi il tabellone dei treni ad un certo punto...
Un patetismo tutto italico
Nell'attesa, è preso dall'idea malsana di tornarsene in su a Bolzano da Silvia, ma il display gli annunciava un arrivo alle 23:30, e così si è ufficialmente arreso.
Tutto questo ti fa capire come mai esista un sito del genere
http://www.odiotrenitalia.it/
e ti chiedi come c....o può, uno che pensa di candidarsi per ospitare l'inutile EXPO in Italia, non pensare di rinnovare e risistemare la linea ferroviaria, PER LO MENO nell'area interessata! Cosa credono, che uno dall'estero venga in Italia solo per l'expo e poi non vada a fare del turismo? Bisogna averci la segatura in testa. Matteo ha visto diversi ragazzi in interrail, e gli hanno fatto tanta pietà. Treni senza aria condizionata, in ritardo, sovraffollati, dove si sudava a stare fermi, anzi si grondava.
Ma tanto ci sono le frecce che ci portano all'expo.
Comunque, guardarsi in giro nelle stazioni ha portato, come sempre, altri spunti di riflessione. Ha visto a Verona gente dell'est che fermava famiglie di colore chiedendo "Germania?" e controllavano il loro biglietto del treno. Ha pensato a lungo sul significato di questa scena, e l'unica conclusione che ha trovato è stata una rete che comincia magari dai bigliettai che, nel momento in cui fanno un biglietto del treno a degli stranieri con destinazione Germania, informano questi loschi figuri che vanno poi a prenderli al binario e li trasportano a destinazione. Come altrimenti può funzionare? Siamo curiosi, se lo sapete scrivetelo nei commenti!
A Genova, ormai stanco, ha visto ragazzi di colore chiedere in giro quale treno prendere per Ventimiglia, ricevendo aiuto da connazionali e italiani, per poi dileguarsi all'arrivo di 3 poliziotti che passeggiavano raccontandosi pettegolezzi. Quello che vedete in tv, succede per davvero nel mondo reale, e spendere mezza giornata in una stazione magari vi fa cambiare il punto di vista, sebbene vedrete gente sporca e losca, ma che è in un posto che non sa manco dove sia, con in tasca solo un biglietto del treno con scritto speranza.
Ma meglio non scrivere oltre, già questi discorsi hanno procurato a Silvia una storta ad una caviglia, non vorremmo procurare altri infortuni!
Nel frattempo Silvia si sta godendo la festa di matrimonio, bellissima nel suo vestito preso in Vietnam con tanta fatica
Per altre foto, magari aggioneremo il post più avanti.

Dicevamo pronti alla partenza...
La data è il 13 agosto!
Stateci benone!

1 commento:

  1. Hey mate, mi fai sempre divertire un sacco con le tue avventure. Grazie per la visita al nostro blog e anche a noi farebbe tanto tanto piacere incontrarvi, finalmente. Facciamo che ci si vede, speriamo sia la volta buona, dopo il 13, noi stiamo fermi qua per un pò. Ora si capisce dove siamo... un abbraccio maurizio

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