sabato 16 maggio 2015

Vietnam: che Paese!!! (II parte)

Durante una sosta del viaggio in bus verso Hue, abbiamo incontrato i due israeliani, anche loro diretti nella stessa città, con un bus pagato 12 $ che era uguale identico al nostro pagato 20$...................
Giunti a destinazione, fuori dal bus diversi motorini offrivano alloggi, e abbiamo accettato semplicemente perché il passaggio in moto fino in centro era gratis e non vincolante con la scelta dell'accomodation. Ad ogni modo le stanze erano passabili e quindi ci siamo fermati.
Appena incontriamo gli israeliani, ci dicono che il giorno dopo se ne sarebbero andati, utilizzando quello che, a quanto pare, dal Vietnam centrale in giù, è una realtà molto consolidata: i viaggi cosiddetti easyrider, ovvero in moto, dove ti portano il bagaglio a destinazione e tu diventi un vero ribelle on the road seguendo la tua guida in soste predefinite e arrivi nella prossima città senza alcun tipo di scomodità.
In effetti su Internet tutti parlano della strada tra Hue ed Hoi An in modo entusiastico se fatta in moto.
Ad ogni modo, preso atto che non avevano la minima intenzione di fare gruppo con noi sebbene i nostri itinerari fossero sovrapponibili, abbiamo deciso di organizzarci per i fatti nostri. (Chissà cosa abbiamo sbagliato precedentemente?!)
 
 
 
Siamo andati a visitare la cittadella imperiale, che è magnifica, ma la temperatura proibitiva ci ha fatto scappare abbastanza presto purtroppo.
Bellissima....la cittadella imperiale
È stato curioso notare che proseguendo verso sud, i segni del passaggio cinese sono molto più frequenti che non a nord.
Huè si trova a sud della famigerata zona demilitarizzata, quella che tutt'oggi è disseminata di mine inesplose e che fu teatro degli scontri tra i viet cong e l'esercito americano. Nella fattispecie, Vinh Moc è uno dei luoghi dove è possibile osservare i tunnel, per non dire le città sotterranee dove intere famiglie si sono trasferite per nascondersi e non essere bombardati, e continuare le loro vite durante il conflitto. Matteo era molto interessato a vederli e ci siamo informati presso le varie cavolo di agenzie che ci hanno messo davanti alle due scelte, o tour organizzato con molte tappe per vedere tutta la zona, oppure andare in moto, con il vantaggio di potere stare quanto si vuole nei tunnel invece che 15-30 minuti come nel tour organizzato. Dopo una lunga decisione, mentre Silvia ha deciso che preferiva fare un giro in bici per la città, Matteo ha optato per la moto.
Così la mattina seguente, dopo aver detto a chi ci affittava la moto che Matteo sarebbe rimasto a girare in città perché abbiamo notato che volevano più soldi se uno vuole andare lontano (?!?), Matteo è partito in sella a "Belcesso", come l'ha ribattezzata subito (forse la prima volta che un nome gli veniva così velocemente).
L'indimenticata Belcesso, l'originale
Perché Belcesso? Perché la moto era bella, ma era un cesso! Non si accendeva mai e Matteo ci si è picchiato mille volte, finché ha capito che l'accensione con probabilità più alte era a spinta, e le marce funzionavano in modo sospetto: la prima era ok, al posto della seconda c'era la folle, dopo di che una marcia lunghissima che portava la moto dai borbottanti 30 all'ora fino a circa 80 km/h, e non era possibile mettere una marcia superiore, altrimenti la moto scalava o andava in folle. Tutto ciò ovviamente scoperto lungo le strade vietnamite, quindi la possibilità di studio era molto limitata: trovato questo equilibrio, Matteo lo abbracciato per il resto del viaggio.
Munito del telefono con maps.me, si è messo a cercare un distributore in città prima di partire, e lo affianca una che gli dice che ha una bella moto, da dove viene, dove va e dove non va, e dice di seguirla per trovare un distributore. Dopo 5 minuti di guida nella direzione opposta a quella dove doveva andare, Matteo ha capito che sta qui non voleva altro che intortarlo per fargli da guida cittadina per qualche tour improvvisato (evidentemente ci sono dei veri ribelli che per girare la città noleggiano moto come Belcesso...), e così alla prima occasione ha rallentato, fatto inversione e tanti saluti. Si è ricordato allora che su maps.me sono segnalati anche i distributori e, fatto il pieno, è partito.
La sera prima aveva visto due itinerari su internet, quello suggerito da maps.me
E quello suggerito da Google maps 
e, siccome era già una situazione nuova, ha deciso di seguire maps.me. Pessima scelta davvero: la strada era quella pricipale, tutta un cantiere, con una miriade di camion lungo il tragitto, tratti di sterrato, inquinata e con i camion che sollevavano polveroni che andavano direttamente ad appiccicarsi su Matteo. Ad un certo punto ha preso a fare come i locali, ovvero le moto andavano nei tratti di strada chiusa per lavori per levarsi di mezzo. L'unico pensiero era "meno male che Silvia non è venuta altrimenti l'avrei obbligata a sopportare tutto questo". Appena la strada ha svoltato per l'ultimo tratto, nient più camion, strade deserte in mezzo ai campi, e una guida godibile.
Asciugatosi il sudore con la maglietta, ora una macchia nera la colorava schifosamente, permettendo a Matteo di vedere cosa c'era sulla sua faccia dopo un tale viaggio.
La visita guidata non era prevista per un solo visitatore, mentre c'era nel tour organizzato, il che avrebbe dovuto dire trovare una guida lì intorno, ma il salone del documentario proiettava un film in cui si spiegava la storia del luogo, e Matteo ha deciso che tanto bastava come infarinatura per capire cosa avrebbe visto. E cosi, luce alla mano, si addentra nei meandri della terra. I tunnel erano proprio misura Silvia, freschi ma molto umidi e la scala mentre scende, diventa galleria, dove ai lati ogni tanto si allarga una stanzetta oppure parte un'altra galleria. Solo verso la fine Matteo capisce che non è roccia, ma terra estremamente compatta, il che ridimensiona un po' l'opera, senza volerla sminuire, ma fatta di roccia sarebbe stata un'impresa biblica.
Alcune statue derelitte mostravano stanze usate come sala operatoria, altre stanze erano decisamente delle abitazioni, se così si possono definire. Il complesso è addirittura su tre livelli, ma Matteo, girando da solo e provando ad orientarsi, non ha visto la parte abitativa e altri luoghi interessanti perché, essendo riuscito a riguadagnare la luce del sole per tre volte, non se la sentiva di sfidare ulteriormente la sorte, dato che l'ora di pranzo era già passata.
Per ultimo il museo monostanza, dove Matteo ha fatto una foto per gli australiani: le carriole si fanno così, avete capito??? Tutto il mondo lo sa, tranne voi!!
La visita ai tunnel ha fatto a capire a Matteo come fanno gli asiatici ed i vietnamiti nella fattispecie, a dormire sempre in spazi angusti senza nessun problema. Comunque sia, il complesso riversa in un triste stato di abbandono, per niente valorizzato, senza nemmeno cartelli stradali a fare arrivare gente autonoma.
Per il viaggio di ritorno, Matteo ha deciso di tenersi sulla costa, seguendo l'altro itinerario, anche se poi, proseguendo, ha scoperto di averne fatto un altro ancora, seguendo la lingua di terra a nord del lago che si vede; mai scelta fu più azzeccata, tutto il viaggio su strade deserte, in mezzo ai campi, con le gente che, per dirla come Max Pezzali " alza il braccio e fa un salutooooo, che bello èèèèèèèè...".
Belcesso in posa durante il viaggio di ritorno
C'erano anche molti portali con pittogrammi cinesi come a fare da ingresso alle tenute di campi di riso, e cimiteri molto colorati. Proprio un viaggio godibile che ha raddrizzato la giornata.
Ad un certo punto, la realtà dell'autonomia della moto richiamava Matteo all'ordine (forse, visto che non si capiva tanto bene il livello, segnalato a led sotto il sole a picco sulla moto), e così si prospettava un ritorno sulla strada principale, ma ad un certo punto eccolo li, in mezzo al nulla, un bel distributore pronto a venire in soccorso a Matteo e prolungare la sua corsa.
Disappunto di Matteo a fine giornata
Silvia invece nel suo giretto in bici ha visto la Thien Mu Pagoda, molto bella ma la parte più bella è quella che non si trova nelle foto in Internet ed è la zona dietro la pagoda fatta di fontane e un tempio buddista (in funzione). Dopodichè si è diretta verso le varie tombe imperiali e..anche se la mappa cartacea mostrava metà delle strade che in realtà esistevano, ha trovato (per caso, lo ammette) una tomba...ma era chiusa. Ha continuato a vagare in bici per varie stradine finchè non si è annoiata. Non ha visto nulla di troppo particolare da descrivere.
Nel frattempo gli israeliani ci consigliavano (ovviamente) il viaggio in moto fino ad Hue, ma date le temperature
I segni dell'amico sole dopo il viaggio in moto
ed i costi, abbiamo optato per il bus, che ci ha portato in poche ore ad Hoi An, dove nuovamente ci siamo affidati a quelli che offrono posti economici da poter vedere senza impegno, e così abbiamo sfruttato un viaggio in taxi gratis. Anche questa volta l'accomodation non era male per 10$, anche se una delle hostess ci aveva detto " per favore, se vi chiedono dite 15$ perché ho trovato altri due clienti a cui ho detto 15"...abbiamo eseguito prontamente, pur di tenerci il nostro "sconto". (facciamo cosi pena? ahah)
Le temperature erano molto calde, ma ugualmente il giorno dopo siamo partiti, in bici, per raggiungere le spiagge, tutte private, e così dopo alcune ore abbiamo desistito e ci siamo rinchiusi in camera. La città in effetti è deserta fino alle 16, e forse capiamo il perché!
Parere di Matteo: la città, estrapolata dal contesto, è carina, ma la realtà è che è totalmente invasa dai turisti, sembra quasi di essere in un parco giochi. A dire il vero, non è neanche niente di speciale, semplicemente durante la gestione francese, hanno costruito case che hanno uno stile un po' più occidentale. Poi si, ci sono dei palazzi che per vederli devi pagare il biglietto per contribuire al loro mantenimento, ma a suo parere, la cittadella di Hue è un miliardo di volte più interessante.
Parere di Silvia: dà ragione a Matteo ma siccome non è così riflessiva ed è l'unica cittadina decente vista, l'ha trovata molto bella.

Il giro in bici per Hoi An
Gelato ai fagioli rossi...Silvia sei pessima, davvero, però lei dice che è MOLTO buono
Ponte giapponese...a pagamento....(secondo voi noi abbiamo pagato?)
Il ponte pedonale chiude il passaggio alle barche. Cosa non si fa per i turisti?
Abbiamo trovato un altro bus notturno, stavolta badando bene che fosse il più economico, e infatti non è cambiato niente in quanto a qualità del viaggio. La nostra nuova destinazione? Dalat, che la guida descrive come un posto fresco in mezzo ai monti dove poter fare un sacco di attività.
Speriamo di dormire....
Arrivati a Nha Trang, il bus si ferma ad un distributore, e nessuno ci vuole aiutare a capire come proseguire fino a Dalat, ma alla fine ci mettono su un taxi che ci porta all'agenzia, e indovinate chi ci troviamo? I due israeliani. (Silvia continua a chiedersi cosa possiamo aver sbagliato...visto che sembravamo proprio sulla stessa lunghezza d'onda) Il bus per questa ultima tratta è un piccolo bus locale.
Venditore ambulante di libri usati
Lo schema è sempre lo stesso, ogni compagnia di bus ti lascia nel posto che conviene loro di più, e stavolta ci lasciano davanti ad un albergo, che in principio non vogliamo vedere, ma visto che Matteo non stava bene ed erano sempre 10$, siamo tornati indietro e abbiamo preso la stanza, scoprendo poi che era molto centrale rispetto alla città, quindi in Vietnam questi meccanismo pseudo fregature in realtà ci hanno salvato tutte le volte.
Indovinate qual'è il letto di Matteo e quale quello di Silvia!
Bar vintage alternativo
Il giorno seguente, in sella a delle bici, abbiamo fatto il giro della città e abbiamo visitato la "Crazy house", come dice la guida, pensate a Gaudì sotto l'effetto di allucinogeni...la casa perfetta per Silvia!
Che adesso pare sia in espansione sullo stesso stile ed è un hotel a prezzi, forse, neanche esagerati, ma non ve lo possiamo assicurare. Di sicuro sembra di stare in una delle casette dei parchi giochi, ma alle 9 del mattino tutte le stanze erano già vuote per essere aperte al pubblico, quindi forse non è il luogo migliore per riposarsi a lungo.
Anche qui, fortuito incontro con gli israeliani, che però a questo punto Matteo ha liquidato rapidamente.
Dopo di che abbiamo raggiunto Tuyền Lâm Monastery, un bel luogo di pace, casa di monaci buddisti, che però non permetteva l'accesso ai luoghi più interessanti, probabilmente i loro luoghi di preghiera.
I fenomeni con le bici da città...
Quindi visita al patetico giardino botanico, che non ha davvero niente di che da offrire.

Il giorno seguente invece abbiamo noleggiato delle mountain bike per raggiungere la Lihn Phuoc Pagoda.
Finalmente girare in bici non era un patimento ed il giro è stato godibile. Il posto è molto bello, fatto tutto di cocci di porcellana, e come detto con molti riferimenti al passaggio cinese.
Una magra razione di patatine
Squame del drago in bottiglie di birra
  
Ogni pezzo è ricavato da un unico tronco


Copriscarpe per entrare nelle stanze dei Bhudda...






A Silvia è piaciuto tantissimo questo posto, forse perchè era il primo così bello che vedeva o forse perchè era coloratissimo, a Matteo invece è piaciuto ma dopo aver visto la Thailandia non era troppo colpito.
Quindi abbiamo raggiunto la cima della collina che si vedeva alle spalle del complesso, da dove si poteva ammirare...un bel niente.
Viaggio di ritorno a tutta birra in discesa e siamo andati a vedere la cosiddetta "Valley of love", dove, pagando il biglietto, ti fanno entrare in questo giardino-parco giochi costruito sulle rive dell'ennesimo lago artificiale della zona. Forse siamo troppo condizionati dai parchi a tema, ma queste realtà ci paiono un po' insulse, senza un significato di fondo. La parte iniziale del parco è tenuta bene, poi continuando a camminare ci sono aree palesemente abbandonate, che non si capisce manco perché le abbiano costruite. Siamo voluti andare fino in cima, dove c'è la zipline, anche questa senza nessuno a sorvegliarla, senza nessun turista, senza la possibilità di usarla. Mah.
Spunto per il papà di Silvia..anche se erano in plastica

Matteo aveva capito subito come funzionava...Silvia è un po' breve
Un po' di stanchezza...
Qui in Vietnam, Matteo ha affermato il suo status di celebrità, con gente che lo ferma per strada per chiedergli di fare foto assieme come se fosse un divo del cinema e succede molto più spesso di quanto si possa credere..
L'altra sera, mentre mangiavamo sulla scalinata della città, un fotografo canadese o pseudo tale, gli ha chiesto se poteva fargli una foto mentre mangiava, perché in tutti questi anni non aveva mai fatto una foto ad un occidentale mentre faceva una cosa tipicamente vietnamita. Ecco gli scatti che ci ha fatto:

Di sicuro, tutto questa popolarità arriva dalla fama mondiale di ramblingzucchini, che ci ha catapultato sulla scena elevandoci al rango di superstar mondiali.
Già a i tempi di Sa Pa, il canadese lo aveva paragonato ad una via di mezzo tra James Franco e Steven Segal (ma più James Franco ha tenuto a ribadire)....come dargli torto?
Mentre ad Hanoi, la receptionist gli aveva detto che avrebbe dovuto fare il supermodel, essendo molto alto e con un bel viso " è una buon idea, faresti un sacco di soldi!".
Ragazzi, che ci volete fare, c'è chi può e chi no...
Ad ogni modo, il fatto che il fotografo ci raccontasse che a Saigon c'erano 38 gradi il giorno prima, ci ha fatto decidere di posticipare la partenza di un paio di giorni, che tra l'altro Matteo ha passato a letto a causa di problemi digestivi in serie, che non riesce a far amicizia con il cibo Vietnamita.

Mollezza
La città di Dalat, in realtà, di per se non ha assolutamente niente da offrire per il viaggiatore al risparmio, anche se abbiamo visto solo backpackers o turisti vietnamiti. Ci sono uscite di arrampicata a 40$, canyoning a 20$, gite in moto di due giorni a prezzi esorbitanti, quindi se uno ha tanti soldi nel portafoglio che gli danno fastidio, può spenderli così e se la spassa, ma a parte il fresco ristoratore, il posto è discretamente brutto ed anonimo, e probabilmente i giri che abbiamo fatto noi sono gli unici da poter fare al risparmio. Ci sono paesi dell'entroterra ligure che non si fila nessuno che sono uguali o più belli di Dalat, che invece è meta dei turisti locali e stranieri.
Visto che questo post non ha molti contenuti e poca stupidità, avete l'onore, in quanto utenti premium, di ascoltare un pezzo di repertorio rimasto nascosto negli archivi di Stato, a lungo segretato ma ora finalmente l'umanità tutta può fare un grande passo in avanti ascoltandolo.
Magari andate all'aria aperta, lontano da oggetti in vetro.

 
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1 commento:

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