martedì 5 maggio 2015

Diario di Viaggio: Vietnam (I parte)


L'ultimo giorno a Manila è stato un supplizio perche non sapevamo cosa fare e dovevamo aspettare l'aereo delle 10 di sera. Per raggiungere l'aeroporto ci siamo spostati (dall'altra parte della città) in treno, un colpo di genio di cui andiamo abbastanza fieri: l'intero spostamento dalla stazione di Blumentritt al terminal 3 di Manila (treno sulla linea PNR e jeepney fino all'aeroporto), ci è costato soli 40 PHP in due! Chiaramente NESSUN blog citava questa alternativa.
 
 
 
Per utilità del lettore alleghiamo mappe facilmente reperibili in rete:


Ed inoltre abbiamo scoperto che su questa pagina è recensito il viaggio che ci siamo creati.
Il volo Manila-Hanoi è partito in ritardo, ma arrivato in orario (?!?). Vicino a noi c'era un nerd con un computer portatile (Alienware per i piu curiosi) adornato di led e grosso come Matteo, che storia!
Atterrati ad Hanoi, la speranza era di trovare, come risultava  dalle nostre ricerche in rete, il pulmino della Vietnamese Airlines per l'old quarter, ma ovviamente così non è stato, visto che siamo atterrati alle 00:30 e non c'erano volo di quella linea. Non capiamo bene come risolvere la situazione, siamo stanchi dagli ultimi due giorni e alcuni temporeggiano e altri invece sono già organizzati. Un autista di pulmino accetta di portarci per 170mila dong (i nostri unici soldi, cambiati a Manila), saliamo e dopo dieci minuti ci fanno scendere perché era già tutto prenotato. Seduti sul muretto in attesa della sorte, ci avvicina un tassista ma i soldi che abbiamo (e che ci sarebbero avanzati, con il minivan della vietnamise Airlines) non gli bastano, ma  dopo 2 ore ci trova un altro taxi che per quella somma ci porta, assieme ad un'altra donna.
Arrivati nel quartiere vecchio, ci dirigiamo verso l'hotel che abbiamo saggiamente prenotato.  Bussiamo alla porta vetrata e l'addetto, che come ogni asiatico stava dormendo in un angolino su qualche panca o per terra, ci apre, ma non trova la nostra prenotazione, ma con una telefonata ci porta ad un altro dei 3 "hotel" della stessa catena. A dire il vero, meglio mantenersi vaghi e usare il termine accomodation, per evitare fraintendimenti (era un vero cesso di posto). 
Durante lo spostamento, ci accoglie una visione esauriente della realtà locale: tre motorini che portano ognuno diversi maiali appena decapitati e sventrati..
La mattina dopo, dobbiamo pagare e tornare nella prima accomodation, ma siamo senza soldi. Vogliamo dire che, contrariamente a quanto dice Google maps, non ci sono atm della Commonwealth bank ad Hanoi (mentre pare essere pieno ad Ho Chi Minh City), così dopo aver girato l'intero isolato e più, ritiriamo al primo atm che ci si presenta.
Una notizia importante è che c'è un limite per i prelievi all'atm, e cioè 2.000.000 VND, che al cambio sono tipo 85 euro. Girando, troviamo un altro sportello che ci fa ritirare 5.000.000, e scopriremo poi che abbiamo pagato più commissione sul primo prelievo (8 AUD), che sul secondo (circa 5).
Ma qui arriva il colpo di genio di Silvia: usare Western Union per spedire soldi a noi stessi! Controlliamo ed in effetti paghiamo una somma irrisoria di commissioni! Alcuni Paesi hanno un tasso conveniente sopratutto per somme elevate, altri per nulla.
Torniamo alla prima accomodation ma qui arriva un altro colpo di genio di Silvia: sapete perché non trovavano la prenotazione? Perché aveva prenotato per il 2016!!! Vabbè, son dettagli...
Ci trovano comunque una stanza, esteriormente meglio dell'altro posto ma probabilmente con un sifone assente nello scarico della "doccia", con i relativi problemi. (Blach)
Ma gli ultimi spostamenti ci hanno stancato molto, e al momento ci serve un posto dove riposare uno o due giorni, senza prendere i pidocchi, auspicabilmente.
Il quartiere vecchio è un luogo dal traffico delirante, con assenza di semafori e motorini che sembrano tessere un tessuto invisibile, intrecciandosi continuamente. Se vuoi attraversare, devi semplicemente andare, in modo cauto, e loro ti schivano, davanti e dietro, senza mai fermarsi. A volte capita che tra di loro inchiodino ed evitino un incidente con bambino a bordo per 5 cm, e nessuno manda a quel paese nessuno, nessuno neanche fa un espressione minima, anche solo per essere ancora incolume, semplicemente ripartono.

Ci sono miliardi di negozi di diversi tipi di souvenir, e i famosi capi di abbigliamento della north face falsissimi, north fake si potrebbe definire, ma data la mole, probabilmente apprezzati da chi piuttosto che avere la griffe, fa di tutto. Per Matteo è un labirinto insolubile, ogni angolo ed ogni incrocio ha gli stessi negozi, e ogni volta sembra che qualcuno rimescoli i negozietti tra di loro, cambiando la piantina della città. Fortunatamente per Silvia il problema è minore, e, dove non arriva lei, arriva la nostra applicazione per telefono, di cui usufruiamo già da mesi e mesi, e che vi consigliamo: si chiama "maps.me" e permette di scaricare mappe offline di tutto il mondo è anche di usarle come navigatore, agganciandosi alla rete telefonica senza spendere una lira e senza Internet.
Vediamo diversi occidentali che si fanno scorrazzare in giro dai risciò, a vedere cosa non capiamo, se non un gran bordello. Il cielo tra l'altro è sempre plumbeo, non sappiamo se a causa dello smog o di questa foschia che sembra ricoprire i cieli di tutto il nord del paese (su internet dicono che Hanoi sia la città più inquinata del sud-est asiatico, con livelli di PM10 pari a 150, quando la soglia limite dovrebbe essere 20...).
Cielo tipico del nord del Vietnam. Questa è Hanoi
Siamo inoltre in pseudo attesa di Asaf e Nama, anche loro in arrivo ad Hanoi entro pochi giorni.
Il giorno seguente sveglia tardi, e il resto della mattinata lo passiamo a cercare di fare il trasferimento con Western Union e, piuttosto che niente, quando Matteo fa il famoso click e ti dicono assolutamente non ricaricare o chiudere la pagina.....salta la corrente e quindi Internet.
Quando infine riusciamo, la filiale è chiusa per pranzo, ma chi l'ha dura la vince!
Omaggio al grande Lebowsky: withe russian! Deliziosa scoperta...
Vista la nullezza offerta dalla città (il lago cittadino è deprimente), decidiamo di andare verso Cao Bang, ma fermandoci prima a Lang Son
Cartina delle provincie di Lang Son e Cao Bang, se servisse a qualcuno...
nel nord-est del paese, visto che non ne potevamo più di non fare niente e auspicabilmente gli israeliani ci avrebbero raggiunto un giorno dopo a Cao Bang. In questa zona, la guida dice, come confermato dall'ufficio informazioni, che è possibile vedere i mercatini locali dove le genti dei villaggi e delle tribù arrivano per vendere i loro prodotti.
Servizi "igienici" alla stazione del bus di Hanoi ...quello delle donne era pure peggio!
Dimenticatevi Lang Son, un posto orrendo ed inutile, ma che appunto abbiamo raggiunto solo per fare qualcosa che non fosse stare in città ed iniziare il nostro viaggio. A zonzo per le strade tappezzate di negozi e merci, ci fermiamo a degustare una birra locale, per niente buona. Ci vuole mezzo pomeriggio per trovare un ristorante consigliato dalla guida e, quando arriviamo, non è niente di più che uno dei tanti buchi che vendono cibo, ma dopo poco arriva un "bianco". Cerchiamo di vedere come tiene le bacchette per mangiare e sentendoci parlare, ci chiede se siamo italiani, in italiano.
Si chiama Tim, americano sulla sessantina, e ci fa subito un po' pena perché sembra un po' triste e disperato. "Siete nel posto sbagliato", ci dice, iniziando la conversazione in stile film poliziesco anni '70. Ci racconta di essere in pensione contro la sua volontà perché ha perso il suo posto di lavoro come insegnante di inglese in Cina. Da giovane era partito per visitare l'Europa, e non aveva trovato da lavorare come insegnate, così è finito in Marocco e, per quello che abbiamo capito, deve aver insegnato anche in Spagna, Francia, Italia, Grecia, Cipro, Turchia e chissà dove altro. 
Il suo problema era che non volevano dargli il visto per la Cina, dove ha lavorato 7 anni, e in Vietnam ad ogni rinnovo, il visto costava sempre di più.
Il suo italiano era impeccabile e dalle sue parole traspariva una grande disillusione verso il mondo. Si è finiti a parlare dei massimi sistemi e ci ha detto "sono contento di essere vecchio al giorno d'oggi, perché non vedo speranza per il futuro ed i giovani". È a Lang Son da un anno perché è vicino alla Cina e ad Hanoi e quindi gli viene bene per continuare a tentare di ottenere il suo visto.
Andando avanti a parlare però esce un lato un po' paranoico del personaggio, che ha soldi in una banca cinese e ha il terrore che in caso di guerra mondiale, glieli bloccherebbero. Potrebbe portarli in occidente, ma non li toglie dalla banca perché nessuna banca occidentale è sicura e tutte possono andare in rovina da un giorno all'altro. Così i nostri tentativi di proporre soluzioni non servono, capiamo, perché il personaggio è un po' complessato. (Lui stesso ce lo dice in qualche dialogo scompigliato)
Ci dice che siamo i primi italiani da quando è qui, ci racconta del suo libro, in stesura da 20 anni, ambientato nel rinascimento tra Sforza, Leonardo ed il Marocco, e dice che questa è la prima conversazione da un anno, che qui la gente non è curiosa, non apprezza le cose belle "come sanno fare gli italiani" e che il vietnamita è impossibile da imparare.
Dopo cena facciamo due passi fino al laghetto è l'ultimo argomento della sempre più sconclusionata discussione è l'impoverimento dei valori e soprattutto degli ideali nella gente moderna, soprattutto per uno come lui la cui giovinezza è stata segnata dai moti rivoluzionari contro la guerra in Vietnam.
Non possiamo che essere d'accordo, ma ci aspetta una sveglia presto per Cao Bang e un ritorno al buio al nostro fatiscente hotel di fronte alla stazione dei bus, che abbiamo preso data l'impossibilità di comunicare con tassisti e moto tassisti locali.
Il giorno seguente, dopo aver accertato il costo del biglietto ed evitare scene come il giorno prima quando il bigliettaio ha cercato di fregarci dei soldi e poi, insistendo, ci ha ridato solo metà del maltolto, raggiungiamo Cao Bang, altro posto squallido da cui siamo tentati di scappare immediatamente, ma queste sveglie presto ci stanno stancando e ci serve un posto per riposare.
In due giorni in questa città, e neanche una settimana in Vietnam, diventiamo così afflitti da sentirci molto empatici verso il povero Tim, qui da addirittura un anno: nonostante in Australia ci avessero detto che la gente del nord era così simpatica ed accogliente, la verità è che sembra di parlare con dei ritardati. Silvia si era preparata per cercare di parlare un po' di vietnamita, ma parlare con questa gente è impossibile. Non capiscono niente che non sia la pronuncia esatta delle loro parole, oltre al fatto che le pronunciano in molti modi differenti per piccole sfumature. Allora capisci che il problema sei tu che scrivi frasi semplici. Una frase elementare come
Na Giang-mercato-domani? Si? No?
Produce aggrottamenti di sopracciglia ed espressioni cupe come se stessero traducendo un testo di greco antico. Allora provi a rimescolare le parole, ad insistere, a chiedere numeri sperando che capiscono che intendi le ore ma niente, se rispondono lo fanno per la domanda che presumono tu gli faccia, e tanto per cambiare pensano sempre che chiedi il prezzo e parli di soldi.
Il frasario della guida risulta inutile, se anche gli fai leggere la frase in vietnamita che corrisponde, sulla guida, alla domanda che vuoi fare, o ad una simile o parte di essa, altra espressione scimmiesca seguita da fuga.
La loro gestualità è atrofizzata, a parte il gesto dei soldi, che paiono capire.
Avvilente.
Ma Silvia si è applicata tanto per imparare qualcosina è così a volte si intestardisce a trovare qualcuno che le risponda, e guarda caso a volte sanno 2 parole di inglese quindi hanno una testa un po' piu elastica.
A tutto questo c'è da aggiungere l'ormai non più simpatica questione che continuano a guardarci, confabulare e scoppiare a ridere, che ha veramente scassato..che c.....o avete da ridere??? Problema piu per Matteo che per Silvia.
Aveva ragione Tim, sono genti che non si sono mai spostati di un metro, con zero curiosità ed apertura mentale, e con atteggiamenti a volte animaleschi, tipo tirar su catarro e sputare, soffiarsi il naso con le stesse mani con cui ti vendono la frutta o verdura che compri, e totalmente incuranti del posto dove vivono, con strade e fiumi ridotti ad una discarica. I bambini, anche nei centri più turistici, vanno in mezzo alla strada, si abbassano i pantaloni (se li hanno) e pisciano....
Insomma, non un inizio semplice per noi in questo Paese.
Insistendo un po', Silvia si fa capire in vietnamita e riusciamo a capire dove prendere il bus per Na Giang per il mercato che dalla guida sembra essere il 26 di ogni mese (e anche qui nessuno sa se il mercato c'è o no, metà dice si è metà dice no) e, dopo la sveglia delle 5 ed il viaggio in bus, possiamo dirvi che no, non c'è il mercato, ma non sappiamo quando sia perché alcuni dicono tre giorni diversi della prima settimana, un altro dice cinque giorni consecutivi in tutto il mese, ecc.
Ennesima stanza riprovevole, Cao Bang. Sembra bella ma in realtà i letti
son fatti di tavole di legno, lenzuola MAI lavate, le buttano di tanto in tanto
e lo sporco non è ritratto nella foto..
Uscita serale a Cao Bang con venditore molto antipatico

Barbieri a bordo strada
Cenetta economica e incredibilmente vegana!
Il paese è in una valle in mezzo alle montagne e più che case con i muri di fango, non vediamo altre singolarità. Essendo a stomaco vuoto, cerchiamo di comprare dei pacchetti fasciati nelle foglie di banano, che però ci vengono regalati!
Tempo di assaggiare la prelibatezza (sfortunatamente, una pappa di riso totalmente insapore), e ci mettiamo ad aspettare il bus per tornare subito a Cao Bang.
Il nostro regalino al riso...
Gnam gnam!...non sanno di niente!
Tutto sto viaggio per niente, visto anche che raggiungere il nordest, scopriamo, è un impresa ardua che richiede molti giorni, a meno che non si stia facendo un tour privato alla scoperta del nord, con auto 4x4 private.
Torniamo nella catapecchia  e ci affittano la camera fino alle 18 per circa lo stesso prezzo di passarci la notte, dormiamo e cerchiamo di fare il punto per i prossimi giorni, anche perché gli israeliani nel frattempo ci hanno tirato il pacco e sono andati a Sapa...
Quindi, dopo altre irritanti discussioni con addetti ai bus, prendiamo i biglietti per il bus notturno direzione Hanoi, con i sedili reclinabili orizzontalmente, ma ovviamente troppo piccoli per Matteo, che non ci stava neanche mettendo i piedi nel portaoggetti a fine sedile, ma ha ovviato al problema prendendo possesso di due posti inutilizzati. Arrivo alle 4 del mattino e ripartenza alle 6:30 per Lao Cai e i posti turistici, sperando di raddrizzare questa partenza storta in Vietnam.
Uno dei famigerati sleeping bus vietnamiti
Nessuna pietà per gli animali da queste parti (stiva del bus)
Giunti a Lao Cai, al confine con la Cina, capiamo rapidamente di esserci impantanati in un'altra cittadina pessima. Il mercato di Bac Ha, nostro primo obiettivo, si tiene solo la domenica, ma grazie ad una ricerca in rete scopriamo che esistono diversi mercatini, in diversi giorni e località! Così decidiamo di visitare quello di Coc Ly, che si tiene il martedì
Vogliamo tra l'altro segnalare che è possibile scroccare una connessione gratuita alla stazione del treni di Lao Cai.
Il solo fatto positivo di aver soggiornato nel nostro costoso albergo (16$), è che la manager ci ha trascritto su un foglio come chiedere di poter noleggiare una moto in vietnamita. Questa era infatti la nostra idea, dopo aver scoperto che i prezzi per spostarsi in taxi sono fuori dal mondo, e il bus va fino a Bac Ha e poi si deve trovare un modo per raggiungere Coc Ly.
Andiamo quindi a chiedere in giro con il nostro fogliettino e la prima disponibile (parrucchiere e noleggio moto nello stesso posto) ad affittarci la moto, per continuare l'andazzo di antipatia, ci dice "questo è il prezzo, se vi va bene firmate sennò tanti saluti"...e così ce ne andiamo.
Silvia inizia ad esaltarsi vedendo genti delle tribù locali
Quando ci fermiamo per pranzo, la signora che ci serve è davvero molto simpatica, ci insegna qualche frase in vietnamita e ci fa giocare con sua figlia..
e scopriamo, inoltre, che affitta moto (ovvero fa un giro di telefonate che ci faranno avere una moto).
Una cosa cui prestare attenzione, per evitare soprese, è che in Vietnam si mangia la carne di cane...
Ripugnante anche solo l'idea
Appuntamento per il giorno dopo, quando credevamo di ricevere un motorino del cavolo e invece ci arriva quello che per gli standard locali è un bolide!
Matteo in sella dopo un anno
Ora, va detto che il freno anteriore era inesistente, la targa un optional non incluso e la velocità massima era forse di 60-70 km/h, e diciamo forse perché ne contachilometri ne tachimetro davano segni di vita. L'unico strumento di bordo a funzionare era il livello della benzina, sempre importante. Particolare non irrilevante, viste le dinamiche del traffico in Asia, era la mancanza del clacson.
Ah, infine l'unico specchietto si è suicidato dopo 3 minuti dalla partenza, quindi Silvia doveva dare il via libera a Matteo per sorpassare o per non essere schiacciati.
A parte questi piccoli particolari, la moto ha fatto il suo dovere.
Il mercatino di Coc Ly era proprio quello che ci aspettavamo e che Silvia sognava (Matteo sperava in una maggiore scelta di cibo), chissà come sono gli altri mercatini in giro per la zona, ma qui abbiamo potuto vedere le famose donne che dai villaggi giungono qui per vendere i loro prodotti, per lo più tessili. Va detto che ci è rimasto il dubbio che chi vende gli oggetti sia proprio chi produce, perché i banchetti sono al coperto, gestiti da gente vestita  all'occidentale, mentre le donnine che vendono le loro borse o simili, vanno in giro a piedi, e se intravedono nei tuoi occhi qualche tipo di curiosità, ti inseguono ribassando il prezzo molte volte, nella speranza che tu porga loro qualche banconota, cosa che ci mette un po' di tristezza poverine. Appena ti accostano una borsa, dicono subito "Tres jolie!", a dimostrazione di quanti francesi girino in zona (e anche di quanta poco sforzo facciano per parlare con loro, infatti li abbiamo sentiti parlare con le venditrici in francese come se fosse normale per loro capire cosa i turisti stiano dicendo, e di sicuro non è affatto così).
Sulla strada del ritorno Silvia ha voluto provare a guidare la moto, ma nonostante Matteo le avesse ripetuto che la cosa più importante è, nell'inevitabile panico, avere ben impresso dovè il freno, una volta rilasciata la frizione, non sapeva più che fare e si è come defilata, abbandonando la moto diretta verso la scarpata e le risaie...per fortuna Matteo era lì dietro e ha salvato la situazione!
A Lao Cai, abbiamo scoperto che il bus locale per Sapa è nella grande piazza rettangolare di fronte al nostro hotel, nei pressi della stazione e di fronte al nuovo terminal dei bus (o almeno pareva ancora da inaugurare), ed il giorno dopo siamo partiti per questa località che è nella lista di ogni vacanziero, o quasi.
Cartello aggiornato per il bus locale Lao Cai- Sa Pa
Qui nel nord le case sono abbastanza strane, tutte sviluppate in altezza e strette, anche dove non serve tipo in campagna, ai lati nessuna finestra come se fossero in attesa di essere circondate da altre case simili, come ad Hanoi. L'ingresso ha sempre una rampa per permettere al motorino di entrare (qui i motorini vanno ovunque, anche nel mercato tra le bancarelle) e ti accoglie un salone multifunzione, poi una scala in fondo alla stanza ti porta al secondo piano ed, in genere, ognuno fa mille cose, tipo la parrucchiera che affitta moto, il negozio di bici che fa da hotel ecc.
Appena scesi dal bus, ci accosta una signora vestita in modo tradizionale e ci chiede se vogliamo fare trekking. La prima regola data dal buonsenso direbbe di evitare chi ti approccia appena fuori dal bus, ma si, siamo venuti a Sapa per camminare, e data la concomitanza con una qualche festività nazionale vietnamita di cui non sapevamo l'esistenza e di cui non abbiamo capito la natura, sembrava impossibile dormire a Sapa senza spendere cifre da hotel 5 stelle (almeno per quello che abbiamo potuto capire dal sito  
che sin dalla nostra partenza, sembra monopolizzare il booking degli alloggi). Quindi abbiamo detto si, e l'abbiamo ascoltata. Si chiama Chi, è una sorta di superstar locale in materia di trekking ed homestay (ovvero, dormire in casa della gente e vedere come vivono, una sorta di b&b diciamo, più o meno, ma con uno scambio molto maggiore).
Naturalmente siamo molto guardinghi, sempre in bilico tra la fiducia ed il buon senso. Ci dice che è festa, e che ci può accompagnare a cercare un albergo economico e, se è tutto pieno, andare direttamente a casa sua, e ci regala subito due braccialetti. Come fare per non essere cattivi? La scena in cui lei chiede se hanno posto in albergo poteva essere una pura prassi che la rendeva carina ai nostri occhi, e i braccialetti potevano essere un segnale che diceva ad altre guide "state alla larga, li ho già presi io" oppure per negozianti e manager di hotel per dirci dei no e riportarci a lei.
O magari è stato tutto vero, ad ogni modo non ci possiamo lamentare.
Siccome dobbiamo andare subito a casa sua, andiamo insieme a fare la spesa per i prossimi giorni, a cui provvede lei, essendo pasti, gite e pernottamento tutto compreso. Noi prendiamo un pacco di biscotti, un sacchetto di noccioline e tanta acqua in caso ci dovessero dare poco da mangiare. Ci raggiungono un figlio e un genero con le loro moto per andare tutti assieme al villaggio.
Qui a Matteo è venuto da sorridere, pensando a quelli, in Italia, che si comprano il bmw1200 per andare la domenica a guidare su qualche strada sporca di terra che chiamano sterrato, mentre qui con dei motorini da 14enni o motorette come quella che abbiamo usato per andare a Coc Ly, che comunque sono in minoranza, la gente guida su strade totalmente dissestate e sentieri di montagna impervi, alla faccia delle performance estreme.
Poco prima della tramonto arriviamo alla magione di Chi e....come dire, la baracca degli attrezzi del nonno di Matteo, in confronto, è una villa con ogni comfort. Le pareti sono a tratti in tavole malamente allineate, a tratti in cannicciato rivestite di un telo di nylon, il tetto in ondulato molto simile all'eternit, e il camino assente, così che il fumo prodotto dal fuoco, che serve per cucinare, si espande per tutta la casa, uscendo dalla porta o dagli spazi vuoti delle pareti. Abbiamo provato a chiedere il motivo, ma non ci siamo capiti con loro.
Il bagno, ovvero una turca per terra, ha invece i muri in mattoni di cemento, e per lavarsi si usa l'acqua che arriva o dalla montagna o dal tubicino dell'acqua pseudo pulita che si usa per mangiare. Matteo, per evitare di stare sporco quattro giorni dopo le sudate delle camminate, riempiva il bidone dell'acqua per pulirsi il sedere con l'acqua che arriva dal monte , si chiudeva in bagno e si tirava secchiate di acqua in testa. Acqua ovviamente tutt'altro che pulita, che arriva già mista a terra, e dove abbiamo visto i porcellini fare la cacchina appena dieci metri più sopra della casa. Ma niente di troppo diverso che un bagno nel fiume o nelle cascate, dopotutto.
Dentro casa gli spazi sono un po' angusti a causa dei tanti ""letti"" ricavati per ospitare fino a 14 persone, il pavimento è in terra battuta e tavolini e panche in legno (altezza bambini dell'asilo) vengono messi e tolti a seconda che sia ora di mangiare o meno. A volte si sente un rumore tipico, e Chi dice "ah si, è il topolino che viene a mangiare il riso", fatto normale, che non preoccupa nessuno. Fuori una scrofa gravida ripuliva il pantano circostante e due bufali d'acqua aspettavano pazientemente l'ora di libertà.
Chi ha diversi figli, il più giovane dei quali ha la stessa età di alcuni suoi nipoti, e va in giro sempre nudo e maneggia un coltellaccio senza rischiare di uccidersi come invece fanno i suoi coetanei occidentali con giocattoli di plastica. Era in grado di recuperare le capre e mandarle nell'ovile, legandole opportunamente, e quando gli abbiamo chiesto di fare una foto ha detto che era troppo occupato...che tenerezza!
Eccolo nell'ovile
Il cappotto è il massimo del suo vestiario, sotto non ha nulla
Un'altra figlia
Insieme a noi, ogni giorno, c'era gente da ogni parte del mondo e molti di loro chiamano direttamente Chi al telefono per mettersi d'accordo prima di arrivare, quindi siamo stati fortunati ad averla trovata alla fermata!
La giornata di questa gente è legata alle ore di luce, sebbene in casa ci siano delle lampadine. Si alzavano alle 5 o prima e si mettevano a cucinare la colazione per tutti (e quindi ci svegliamo anche noi a causa del fumo) e poi portavano ognuno in gita, preparando anche il pasto o trovando una locale e, tornati a casa, di nuovo a preparare la cena. La cena era sempre accompagnata dalla cosiddetta "happy water", ovvero vino di riso, che Pa, il marito di Chi, cercava di far bere a tutti fino a svuotare la bottiglia. Dopo di che era il turno della marijuana, che veniva fumata nella versione locale della pipa, cioè il bongo. Tutti questi eccessi facevano un po dimenticare agli ospiti che i padroni di casa si erano alzati sempre all'alba, e così si faceva sempre tardi. A Silvia ha fatto abbastanza arrabbiare vedere queste persone che se ne fregavano totalmente e non capivano l'ambiente in cui erano. Tutti abbiamo pagato la stessa cifra e anche se era compreso tutto cioè guida più pasti, ciò non dovrebbe giustificare quell'atteggiamento tipico del "pago e quindi pretendo". Abbiamo capito da Chi che, comunque, lei dorme poco, se non va a camminare addirittura due o tre ore per notte, e ovviamente non se ne lamenta affatto, visto che tutto ciò porta buone referenze e quindi altri clienti. Certo, vendere marijuana davanti ai figli piccoli non è proprio educativo per i nostri standard, ma in questi luoghi i parlamentari sono differenti. La canapa è un elemento essenziale, utilizzata per fare stoffe o altro, e le foglie hanno utilità nulla, se non, appunto, fare felici i turisti, alcuni dei quali girano l'Asia con il solo scopo di trovare droghe più o meno pesanti a prezzi ridicoli.
Chi ha spiegato che i bufali sono molto importanti, e ogni volta che muore qualcuno, per non perdere l'onore, bisogna ucciderne uno. Le è capitato che morissero due parenti a poca distanza, e si è ritrovata senza bufali per lavorare la terra, quindi ha dovuto vendere della terra per avere dei bufali e ora con questo suo nuovo lavoro, che fa da circa tre anni, sta cercando di riportare il bilancio in pari.
Il giorno dopo il nostro arrivo, siamo andati con la sua figlia maggiore, Kuu, a fare il trekking dei villaggi fino a Ban Ho, che sconsigliamo perché si tratta solo di percorrere la strada principale è vedere villaggi che non sono niente di speciale se non, appunto, baracche sparse senza peculiarità, e non serve assolutamente avere una guida per farlo. 
Aratura con i bufali d'acqua
L'escursione seguendo le strade principali
Kuu però ci ha raccontato (o almeno ha tentato) come si fanno i loro vestiti. Ci ha anche fatto degli oggettini con le felci, è portato a far vedere la sua famiglia nella sua casa nuova.
La casa di Kuu appena costruita
Riso messo a seccare al sole

 
Bufali a bagno
Rinfrescanti cascate!
Kuu si lava i capelli a fine giornata alle cascate
Avremmo dovuto dormire a Ban Ho ma ci siamo arrivati molto presto e il posto non sembrava per niente bello, così siamo tornati a casa, dove abbiamo ritrovato il resto della compagnia che è andata con Pa sui monti di fronte al villaggio, capeggiati da Robocop, un ragazzone tutto muscoli che va in giro a predicare il verbo di Alexander Supertramp mescolandolo con discorsi su quanti soldi ha sempre speso e guadagnato e dispensa amicizie facebook...leggermente contraddittorio...ma è uno di quelli super convinti e con grande autostima cui le cose vanno sempre bene quindi per ora ha ragione lui!
Una cosa davvero curiosa che ci ha raccontato Kuu è che con certa gente proveniente da altri villaggi, non si parlano perché hanno lingue totalmente diverse, e parliamo di villaggi che abbiamo raggiunto a piedi in mezza giornata.
Il giorno seguente, per evitare un po' la noia dei silenzi che ci sono stati con Kuu a causa della difficoltà nel capirsi, abbiamo chiesto a Chi se poteva venire con noi a fare il giro sui monti che hanno fatto gli altri il giorno prima. Ha accettato di raggiungerci a metà strada accompagnata in motorino dal figlio, siccome non conosce il sentiero mentre Pa si. La mattina aveva piovuto e c'era un'umidità incredibile. Il giro comunque è stato molto bello, anche per Chi era la prima volta sui quei monti e Pa ci ha fatto assaggiare le more gialle! 
La famiglia della sorella di Pa, che sta tessendo la canapa
(foto scattate SEMPRE chidendo il permesso)
Il pranzo lungo il percorso
Sentiero sulla roccia nuda...sembra in piano ma è molto ripido!
Degna conclusione di giornata
Per sdebitarci per aver sottratto Chi alle sue mansioni casalinghe così a lungo, l'abbiamo aiutata a preparare cena.
Hu (banana), uno dei nipotini
Il terzo ed ultimo giorno, abbiamo deciso di unirci ad Alex, australiano prediletto di Pa, che gli aveva promesso di portarlo sulla montagna sopra il villaggio. Decisamente meglio che non andare a vedere altri pseudo villaggi.
La pettinatura ideata da Silvia per non scottarsi la fronte.....
Per questa gita, Alex era stato raggiunto da ragazzi conosciuti ad Hanoi, un quebecker, come si auto definiva con orgoglio questo canadese di lingua francese (parlano il francese che si parlava una volta, dice), che ha comprato una moto in Vietnam e ha attraversato il paese, come fanno in diversi, e due inglesi. Come avevamo visto il giorno prima, l'ascesa è stata estremamente ripida, il canadese ha avuto problemi di stomaco ed ha abbandonato il gruppo tornando a casa. Faceva molto caldo e noi è un anno che non facciamo assolutamente niente, ma, seppur non all'altezza di Robocop ( che molto modestamente amava dire "eh probabilmente non vedrò nessuno domani a camminare perché vado più veloce di tutti"), direi che non abbiamo sfigurato. 
Silvia con la nostra bandiera
Le vette promesse le abbiamo aggirate, come il giorno precedente, ma abbiamo camminato molto e ne siamo stati contenti, e la pausa pranzo è stata nella baracca di un fabbricante di pettini in metallo, quasi una visione, in mezzo al nulla su per il monte, a battere il metallo nel suo angolino tra due massi. Ci ha mostrato il colino dove mette il metallo fuso per creare questi oggetti, di una semplicità incredibile ma stupendi nelle lavorazioni.

 

Sullo sfondo.........la Cina!
Arrivati sulla sella del monte, 
Foto di gruppo
Pa ha trovato un tronco tagliato, lo ha spogliato con il suo coltellaccio e se lo è portato in spalla fino a casa, come faceva per guadagnarsi da vivere prima di reinventarsi guida assieme alla moglie.
Pa sorrideva solo per Alex
Prima donna a salire, prima a scendere!
Similmente all'andata, anche la strada del ritorno era molto ripida, nessun problema per Pa e le sue ciabatte in plastica (calzatura tecnica ufficiale di tutti gli abitanti della valle), mentre la ragazza inglese, rimasta indietro, è scivolata e, a quanto pare, a fermarla è stato un albero, con la conseguenza che il viaggio di ritorno è stato un parto perché non si fidava più delle sue scarpe da ginnastica. Qui a Matteo è venuto in mente un parallelismo: mentre per le strade del paese vedeva i nuovi ricchi vietnamiti in vacanza, a girare con i tacchi o vestiti da ufficio, e pensava a quanto fossero inadeguati, allo stesso modo gli parevano inadeguati questi occidentali che non hanno mai fatto un escursione e come prima volta vanno a fare una gita del genere, a fare figure del genere, con scarpe con le quali Pa sarebbe arrivato su Marte se le avesse avute.
Sempre riguardo ai turisti vietnamiti, osservarli serve da specchio per capire se stessi: chi è più autentico e chi sta meglio, i vietnamiti moderni, con soldi da spendere in vacanza e in cellulari, che vengono qui ben vestiti per sfoggiare la loro ricchezza, e vestono come occidentali, oppure queste genti che vivono in baracche e si vestono ancora in modo autentico, ma fanno la fame e a cinque anni magari gestiscono già una bancarella, che poi altro non è che un telo per terra riempito di oggettini da vendere? E noi, in cosa siamo diversi dai turisti vietnamiti? Solo perché loro sembrano più inappropriati ed impacciati, non vuol dire che noi occidentali siamo diversi. Se guardiamo le foto di un italiano del 1800 o prima, anche noi avevamo vestiti che ora sono anacronistici, perché tutti ci vestiamo come ci dice la televisione, ovvero gli Stati Uniti. Noi che andiamo in giro a fare i romantici e a cercare ancora gli angoli di terra o civiltà vergini, anche noi lo eravamo, e abbiamo abbandonato la nostra memoria in nome della modernità e delle comodità. Vogliamo andare a vedere le comunità isolate ed i loro costumi e pretendiamo che ci siano, paghiamo perché ci siano. Abbiamo ragionato che una persona come Chi è un po in una situazione ambigua: prende molti soldi per essere povera, in sostanza, e se dovesse iniziare a goderseli, perderebbe il lavoro.
I nostri nonni ci hanno raccontato storie della loro gioventù che non si discostavano molto da quello che abbiamo visto nella valle di Sa Pa.
A tirare le somme non si sa chi ci perde, anche se ad una prima stima sembra ci perdano le genti dei villaggi, che sgomitano per un tozzo di pane e, come ci hanno detto, non sono mai usciti dalla valle, mentre noi possiamo andare in giro a scoprire il mondo è le sue diversità.
Tornando alla gita, assistendo l'inglese e pure l'australiano come se avesse difficoltà motorie (che in effetti aveva...) siamo infine giunti a casa.
Le risaie di Sapa sono belle e suggestive, ma ci dispiace dirlo, assolutamente niente a che vedere con quelle viste a Banaue o ancor meglio a Batad nelle Filippine.
Il canadese allieta le serate. Sullo sfondo, gli inglesi
La quarta mattina siamo tornati a Sapa 
Il saluto a Chi
e abbiamo seguito l'australiano e gli inglesi che avevano già prenotato il loro viaggio di ritorno, nella speranza di poter trovare un biglietto per il bus notturno per Hanoi e, ovviamente, erano tutti presi, siccome i vietnamiti tornano a casa dopo i giorni di vacanza. Così ce ne andiamo nella prima agenzia (visto che a far da soli finora abbiamo speso di piu) e troviamo dei biglietti, per quello che sarà un viaggio orrendo. Il resto del giorno lo passiamo al mercato dove è possibile osservare le donne dei villaggi con la macchine da cucire che creano oggetti, e te li fanno pure su misura, ovviamente a prezzi meno modici che nelle bancarelle, visto che hanno un posto al coperto dentro il mercato cittadino e pure la macchina da cucire.


Silvia fa amicizia anche qui!
Aperitivo pre-bus (birra e tofu)
Sul bus non dormiamo niente ed arriviamo ad Hanoi con due ore di anticipo, verso le 3-4 del mattino. Il nostro folle intento era di proseguire al volo per Hue, ma capire se ci sarebbe stato il bus è stato veramente frustrante, prima ti dicono che parte alle 5, poi alle 7, poi alle 10, e nel frattempo chiedi alla bigliettaia è una ti dice che parte a mezzogiorno, e l'altra che devi addirittura cambiare stazione.
Stanchi e nervosi, iniziamo ovviamente a litigare fra di noi, alchè decidiamo di perdere uno o due giorni e rimetterci in sesto, prendiamo un taxi per il quartiere vecchio e torniamo all'hotel dove avevamo soggiornato nella speranza che abbiano posto, ma così non è, così scroccando loro internet (Silvia si ricordava la password) troviamo altri posti economici che Matteo va a vedere ma poi, strada facendo, proviamo in un altro, un po più costoso ma che sembra messo decisamente meglio di quelli visti finora, e infatti la colazione è più abbondante che dalle altre parte (ah, se potete evitate di prendere hotel con la colazione, che tanto è sempre molto poca e di qualità infima) e in camera abbiamo pure l'idromassaggio! Per 20$/camera avere il portale in legno, il ponticello sul fiumiciattolo, l'ascensore, l'aria condizionata e l'idromassaggio, ci siamo fatti un gran regalo spendendo poco e ci voleva proprio...visto che per 5 notti avevamo dormito a tratti o per nulla.
Arrivati in camera ci laviamo perché eravamo disgustosi e poi dormiamo fino a mezzogiorno. Nel pomeriggio andiamo a vedere la cittadella, che è chiusa e da fuori sembra come il cuore politico inaccessibile della capitale, protetto con le armi per tutto il perimetro, e il mausoleo di Ho Chi Minh, bruttissimo ed inutile, visto che non ci si può avvicinare a più di venti metri, condito con il solito patetico spettacolo del cambio della guardia.
Il secondo giorno di riposo, sebbene non lo volessimo, è servito a Silvia per riprendersi dal mal di pancia che ha rimediato mangiando qualcosa in giro il giorno prima, dopo di che altro bus notturno suicida per il sud verso Hue.
Riusciranno i nostri eroi a dormire?
Scopritelo prossimamente!!!

Nessun commento:

Posta un commento

inserisci il tuo commento, scegli il profilo (anonimo va benissimo) e pubblica il commento, quindi aspetta che noi lo si approvi!