domenica 15 marzo 2015

Amarezza

Mi sono licenziato.
Era ora di dire basta, di rialzare la testa, invece che ingoiare un altro rospo.
La famosa fossa che avevo scavato, su entrambi i lati della casa, con i piedi nel fango, al posto del plumber che per quel lavoro ha preso 2000 $ e non ha fatto altro che incollare qualche tubo di plastica, dovevo riscavarla, di nuovo.
Quando giovedì è arrivato a finire il lavoro, sui tubi che ha messo (tubi per le gronde dell'acqua piovana), ha rimesso la terra che avevo spalato, poi è arrivato quel coglione del capo, mentre lui era ancora li a lavorare, mi ha chiesto se ero stato io a ricoprire lo scavo, gli ho detto di no, e si è messo a chiaccherare con quell'altro idiota del plumber.
Una volta finito, quando se n'è andato, mi ha detto così non va bene, tira di nuovo via tutta la terra che ci ha buttato sopra "Finchè è fresca", come dire, dai non è un grosso lavoro.
Non ci volevo credere. "Di nuovo?" gli ho chiesto. "Si, su entrambi i lati".
Ero molto, molto, molto incazzato. Deve aver visto la mia faccia, per quello se n'è andato.
Guardavo il lavoro che mi aspettava e avrei voluto piangere, non ci potevo credere, non lo volevo fare. E poi mi sono detto "Perchè dovrei piangere per sto coglione?".
 
 
 
Ho pensato "Questo è troppo, gli do una settimana e mi licenzio". Sapete, si fa così tra persone civili, dai il preavviso.
"Ma vaffaculo, me ne vado questo sabato". Pensate a  dover riaprire tutto, solo con un tubo di plastica da 15 cm in mezzo ai coglioni.
Ho preso il telefono e gli ho detto "sabato è il mio ultimo giorno". Mi ha chiesto come mai, e gli ho detto che sono stufo di essere trattato come uno stupido, che il lavoro al posto di quell'altro coglione lo avevo già fatto una volta, e mi ci sono spaccato la schiena, e ora non capivo perchè avrei dovuto rifarlo visto che lui ha sbagliato a farlo e il capo era li a guardare e non ha detto niente. "Ma io non ho visto che lo aveva fatto lui", "Mi hai chiesto se lo avevo riempito io, e ti ho detto di no, è ovvio che lo aveva fatto lui, potevi dirglielo mentre era li!"
"Non vedo il problema, ti pago per le ore che fai, è un lavoro da labourer, cosa c'è non ti piace scavare?" e gli ho detto che se anche faccio il labourer, ho pur sempre una mia dignità, e non è che perchè mi paga devo rifare i lavori 3 volte solo perchè lui non ha la minima idea di cosa sta facendo li dentro.
"3 volte? non capisco...", "Non 3 volte, 6 volte, per ogni cazzo di lavoro. E cosa mi torna indietro? che mi dite che ho una faccia scazzata?", "Ma noi apprezziamo il tuo lavoro, altrimenti perchè ti avremmo offerto un lavoro a tempo indeterminato?"
"Perchè ti servono schiavi, ecco perchè. Non fare giochetti con me, ti conosco, vi conosco tutti."

E così, quello che rimane è solo amarezza.
Prima di partire dall'Italia, mi era capitata sotto mano la saga di Paper de Paperoni, uno dei fumetti della giovinezza di mio fratello.
"Sarò più duro dei duri, più furbo dei furbi"
e così volevo essere. Più duro di qualsiasi duro mi si fosse presentato davanti, più furbo di qualsiasi altro avesse voluto fare il furbo con me.
Volevo dimostrare di essere fatto della pasta giusta, dimostrarlo a me stesso. Di essere fatto di quella pasta di una volta, di essere di quello stampo che dicono abbiano ormai buttato via, quello dei nostri nonni per capirci.
Volevo dimostrarmi di non avere la puzza sotto il naso, di non essere viziato, di non essere un mammone, per usare un termine in voga nel recente passato.
Nessuna sfida sarebbe stata troppo grande, nessuna fatica eccessiva, perchè sarei stato pronto. Non avrei schifato nessun tipo di lavoro solo perchè ho fatto l'università.
Se c'era da partire da zero, lo avrei fatto, perchè sono uno tosto. Volevo credere nei meriti, nelle opportunità che scaturiscono dal mostrarti un passo avanti, con un cervello funzionante.
Mi ero illuso di ciò quando a Fremantle ho guadagnato un lavoro semplicemente facendo un buon servizio di giardinaggio, o quando a Bremer Bay all'Abalone, uno dei lavoratori diceva al capo "Questo è buono, non è come gli altri backpackers, cerca di anticipare le mosse, ragiona", e scherzando mi diceva "Non fare così! Sei un backpacker, devi essere un fannullone e farti riprendere".
Persino qui mi ero illuso, quando quel coglione decerebrato australiano del mio collega mi lodava per dei lavori che erano, per complessità, un'unghia al di sopra dei collage che i bambini fanno alla scuola materna, ma evidentemente complicati per loro.
Fin dalla prima settimana qui a Sydney, al lavoro, mi dicevo di tenere duro, perchè avrei mostrato le mie abilità, e qualcosa di buono sarebbe scaturito.
Invece non c'è discesa dopo la salita. Non si tratta di raggiungere una vetta e poi godersi i frutti della fatica, perchè il muro non finisce mai, dopo un lavoro di merda ce n'è sempre un altro.
E così ti rendi conto che non stai scalando nessuna montagna, non stai superando nessuna difficoltà. Sei solo chiuso in una cazzo di scatola da scarpe e rimbalzi da una parete all'altra, sperando di trovare la via d'uscita.
Per loro sono sempre stato un labourer, e come tale mi utilizzavano. Poco importa che ogni volta che mi mettessero a fare un lavoro che richiedesse una qualsiasi minima abilità, rimanessero sempre sorpresi di come facevo il lavoro.
E parliamo di lavori elementari da ritardati. Per loro ero solo un cacciavite, anzi, una pala e un piccone. E così se bisogna scavare una trincea che una gru poteva fare quando la casa non era ancora costruita, ma loro non ci avevano pensato, fallo fare a quello li, tanto costa poco. E così se bisogna riscavarla una seconda volta, perchè la loro idiozia si impila su se stessa ogni giorno peggiorando come un cancro, rifaglielo fare, tanto costa poco.
Silvia non è d'accordo con me, dice che da dove viene lei, se uno ti paga tu sei al suo servizio e se devi rifare un lavoro 10 volte lo fai.
Io dico che il fatto di essere pagato non mi trasforma in uno strumento, e se il capo è un coglione e non sa cosa sta facendo, sono cazzi suoi, e deve pensare prima a come fare il lavoro, e poi farlo.
Soprattutto, puttana eva, se si tratta di spaccarsi le mani, la schiena e le gambe a scavare una trincea.
Ma tanto il capo è abiutato a far rifare i lavori 5 volte, e quel paraculo del mio collega lo lodava con gli altri dicendo "Eh, si, lui vuole tutti i lavori perfetti! una volta ha fatto rifare un cablaggio di 3 giorni in un controsoffitto, dove nessuno può vedere, solo perchè non era visivamente bello".
E questo passa come perfezionismo cazzo, invece che come stupida, schifosa malattia mentale di un coglione che non ha manco idea di cosa serve o non serve fare.
Potrei raccontare mille episodi di questi 4 mesi, come quella volta che sono dovuto rimanere fino a mezzanotte a guardare quei 2 idioti fare in 4 ore un lavoro da mezz'ora e fare pure una merda senza senso, ma mi vergogno capite? mi vergogno a farvi sapere cosa ho dovuto vedere in questo periodo. E lo vendono come uno che fa i lavori perfetti. Non oso neanche pensare a come sia la media o la sotto media in questo Paese.
E ripenso a quell'Italiano che a Fremantle mi diceva "l'Australia ti permette di essere ciò che veramente vuoi essere". Dopo quasi un anno gli direi di andare a farsi fottere, parla bene lui, qui da 5 anni con un partner visa della sua ex fidanzata, che spero nel frattempo abbia trovato un altro con bisogno di un visto, e così tanti saluti. Non ti permette di essere proprio un cazzo sto paese, soprattutto con un working holiday visa. Certo parleri diversamente se avessi trovato un buon datore di lavoro, mi avrebbe dato una sponsorship sensata, che francamente non so manco se avrei utilizzato, perchè la scoperta è un conto, ma viverci qui è una prospettiva che mi fa cogitare parecchio.
Basta vedere Silvia, poverina. nel momento in cui ha smesso di cercare lavori di fatica e ha iniziato a puntare in alto, hanno iniziato a chiamarla in mille, e tutti le dicono "Guarda, saresti perfetta e ti farei il contratto adesso, ma col tuo visto non posso". Manco la fanno provare, nonostante ci siano 6 mesi che possiamo lavorare per lo stesso datore di lavoro.
Sono rimasto 4 mesi, perchè quando uscivo da quel cesso di casa, il lavoro era ok. Niente fatica, sempre in posto nuovi. Volevo tenere duro perchè credevo che sarebbe finita la fatica e mi avrebbero apprezzato per la mia curiosità e la voglia di darmi da fare.
Ma non sarebbe cambiato niente, sarei stato comunque sempre un gradino sotto persino all'ultimo 18enne obeso arrivato, che però era apprendista elettricista, non schiavo come me.
E così mentre io riempivo il canale di sabbia, un secchio alla volta, guardavo il mio collega ed il ciccione cinese in due per fare i fori nel controsoffitto per le luci, uno a tenere la scala e l'altro a forare con la tazza.
Ma andatevene affanculo.
Gli ultimi 2 giorni sono stati pesanti, molto pesanti. Dopo aver finito di riempire con la sabbia, mi hanno messo ad eradicare un prato con un piccone, ma l'erba non era normale, ma un tipo molto forte, con radici lunghe e che si intreccia diventando una sorta di maglione. Non sono un super uomo ma fatica in vita mia mi è capitato di farla, ed entrambi i giorni a mala pena riuscivo a tenermi in piedi a fine giornata. Non volevo mollare, non volevo dargliela vinta e dirgli non ce la faccio più. Vincere, avrebbe vinto lui lo stesso. O me ne andavo e non mi pagava (forse, ma non ho voluto verificarlo), o avrebbe avuto il lavoro fatto. E allora di nuovo li, a ripetermi che era l'ultimo giorno, a rialzarmi e andare avanti.
La mia amarezza sta nel sapere che tutto ciò non è servito a niente. In tutto ciò neanche una lettera di referenze a dire "Gente, questo qui è uno tosto, dategli un lavoro", e tutto per colpa sua, per colpa loro, che hanno mandato la situazione in merda con il loro atteggiamento che mi ha fatto scoppiare.

Al momento resta solo amarezza, spero di metabolizzarla in modo positivo.

Matteo

2 commenti:

  1. Ciao ragazzi, pur seguendo le vostre avventure, non mi sento onestamente di avere gli elementi per dire "Matte ha fatto bene".
    Se comunque in questi tanti mesi è rimasto un minimo il Matte conosciuto in Italia, e visto quanto scritto, effettivamente ogni minimo limite di sopportazione umano penso sia stato superato, per cui come al solito tanto di rispetto per la decisione.

    Peccato davvero anche per il discorso dei sei mesi che impediscono a Silvia di sistemarsi. Bella la decisione di non sacrificare uno per l'altro, però siete insieme, dovesse ricapitare vedetelo come un "Noi" e non un "al posto suo" perchè di fatto è quello che siete!

    Dunque, dal post sopra vedo che riprende il grande viaggio alla scoperta del mondo e nuovi orizzonti e bellezze vi si porranno. L'ultimo step non sarà mica un Giappone con Matte trasformato in un depravato impiegato perfettino, vero? ahahahahah

    Vi scrive uno a cui l'azienda ha praticamente aperto le pratiche di fallimento, il cui rispetto per i datori di stipendio è ormai nullo per la situazione che sono stati in grado di non risolvere e creare. Che rimarrà dov'è (finchè dura) a cercare di fare il possibile cercando di suscitare interesse (dovuto) per il suo lavoro (e potrebbe tranquillamente starsene a dormire senza qualcuno che gli dica nulla) e per finirsi un Master che lo porterà (spero) verso un "mondo migliore". Per cui un poco vi capisco.+

    Stay brutal guys!

    Fry

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  2. ciao mitico!
    grazie per essere come sempre l'unico che da segni di vita sul blog!
    non sappiamo, probabilmente a legger da fuori può sembrare che matteo abbia esagerato e abbia mancato di rispetto, ma ti assicuriamo che avresti dovuto provare per capire la frustrazione di vedere come non avessero idea di cosa stessero facendo, a tutto discapito suo. e per quanto se ne possa dire, rifare una relazione o simili può dare fastidio, ma fare un lavoro da 4 persone pesante, da solo, e doverlo rifare per colpa loro, senza manco preoccuparsi del mazzo che si poteva essere fatto, denotava un assoluto menefreghismo per il matteo persona.
    ovviamente per il matteo attrezzo non ci dovrebbe essere alcun problema, ma trattare le persone come attrezzi e non persone, specie nei lavori pesanti, vuol dire essere stronzi.
    e comunque è stata la goccia che ha fatto traboccare il secchio. tante volte ha ingoiato il rospo senza dire niente. non fosse stato un lavoro così massacrante da dover rifare, si sarebbe rimesso li, come fatto in questi quattro mesi.
    spalare mentre la gente dagli altri lavori ti dice "perchè stai facendo un lavoro così stupido a mano invece che con dei macchinari?" oppure sentire "ti viene da chiederti perchè non abbiano fatto questi lavori prima, quando la casa era ancora da costruire", ti fa sentire davvero uno stupido ad essere li ad eseguire alvori stupidi ordinati da stupidi.
    se è una sensazione difficile da far percepire attraverso le parole del blog, è una mancanza dello scrittore.

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