mercoledì 26 novembre 2014

Tanta fretta e ora il tempo mi avanza

Sottotitolo: Cronache e riflessioni di un infermo
Scritto da Matteo

Ieri mattina al mio risveglio le ferite erano ancora fresche, ma ho deciso di far finta di niente e partire per un'altra esplorazione. La marea era alta, ed il paesaggio un po' differente da come lo avevo lasciato il giorno prima. Stavolta, quindi, per raggiungere Railay (o Rai Leh...dovete sapere che la traslitterazione dei nomi thailandesi nell'alfabeto occidentale non è mai univoca, e mi è capitato spesso di trovare cartelli stradali scritti anche in cinque modi diversi per la stessa località, nella fattispecie il mercato galleggiante di damnoen suduak) non sono passato dal mare ma dal sentiero alla base delle falesie, che sembrano roba davvero tosta.
Con l'alta marea però il sentiero finisce in acqua, un bel grattacapo che quelli che si spostano con zainetti e macchine fotografiche, una pacchia per me, armato solo di costume e sandali. Tra l'altro ogni passo su terra ferma, date le condizioni dei miei piedi, era ed è una vera tortura.
 
 
 
Così ho preso la palla al balzo e mi sono subito messo a nuotare in cerca di un posto per fare le mie idiozie. La roccia però sembrava un conglomerato di rasoi, così sono tornato sulla spiaggia e mi sono dato all'esplorazione via terra. Adesso che avevo ben chiara la geografia, che potete ammirare di seguito

ho preso subito la via per railay est, dove avevo fatto solo una puntata al buio per chiedere informazioni.
La delusione nel passare lungo le vie "civilizzate" del luogo è stata paragonabile a quella provata a ko tao. Davvero non capisco il motivo di tanta noncuranza e sporcizia ai lati delle strade.
Sono arrivato fino all'estremità settentrionale della spiaggia est, e mio malgrado devo ammettere che se non altro, i resort superlusso sono ben costruiti e ben tenuti (ma anche tanto pretenziosi), ma piuttosto che la passeggiata a mare in pessimo cemento a cancellare le spiaggette su cui passa e capanne abbandonate in mezzo ai rifiuti...persino la vista delle mangrovie non suscita alcuna meraviglia, dato il contorno.
Me ne sono quindi tornato a Phra Nang, la cui visita continua ad affascinarmi, passando per un percorso che si snoda in mezzo a stalattiti e grotte aperte e radici penzolanti, che avevo già fatto la sera prima, ma con la luce potevo apprezzarlo meglio. Qui si trova anche l'accesso per il punto panoramico e il lagoon, che suppongo sia un laghetto lassù in cima al monte. La tentazione di andare lassù è molto forte, ma il sentiero è incredibilmente scosceso, tanto da sembrare più un'arrampicata che non una passeggiata. Gente che va e viene ce n'è, e anche di tutti i tipi (quindi non dovrebbe essere troppo complicato) ma tornano tutti marroni di fango e il dolore ai piedi non mi permette un appoggio sicuro, quindi al momento ho rinunciato. Il cartello "vietato fare base jumping dalla sommità", posto alla base del sentiero la dice tutta. Il sentiero dovrebbe iniziare a metà tra la parte bassa di Phra Nang bay è quella di Railay est, su quel gruppo di montagne.
A Phra Nang ho raggiunto di nuovo quel monte-isola alla ricerca di un punto per arrampicàre, ma nulla di fatto. La marea si è alzata circa di 1.70m ma dal pelo dell'acqua alla roccia iper affilata ci sono circa 70 cm di taglienti cozze ormai tutt'uno con la roccia. Decido di tornare a Railay ovest nuotando, ma il fondale ha profondità irregolare e tiro un calcio ad un pietrone, spaccandomi un unghia. Decido quindi che l'ora delle stupidaggini è finita e cerco di raggiungere ton sai via terra.
Il sentiero inizia nella parte bassa di Phra Nang e quando lo raggiungo, non resisto e vado ad esplorare quella zona a nuoto, dove ieri c'era il serpente, oggi c'è mare. Bellissimo. Un'apertura nella roccia, con spazio giusto per tenere la testa fuori dall'acqua, sbuca nella spaccatura tra due montagne, con spiaggetta interna e qualche albero. Sembra di essere nel racconto di Viaggio al centro della terra. Grotte, stalattiti, passaggi angusti. Ogni passaggio spunta di fronte a nuovi immensi muri di pietra, c'è da capottarsi a seguirli tutti con lo sguardo. Favoloso.
Quindi riprendo la via del mare e provo a raggiungere scogli dalla geometria improbabile che paiono fluttuare in acqua, ma anche qui non riesco ad arrampicare purtroppo. Non ho idea di quanto tempo sono rimasto lì dentro, ma quando arrivo a Railay est, la marea è tornata ai livelli della sera prima, e dove prima avevo nuotato ora si passa solo a piedi, e i gruppi di arrampicatori si spostano con la marea.
Tra l'altro pure qui ci sono le scimmie e mi pare davvero di essere dentro il videogioco di Monkey Island.
Quando ritorno alla capanna sono le 16:30 e aver nuotato tutto il giorno mi ha un po spento, anche se non mi sono accorto di aver saltato il pranzo. Volevo fare una perlustrazione in altri punti ma il buon senso mi ha fermato.
Stamattina i piedi mi facevano troppo male e, leggendo informazioni sui luoghi da visitare qui attorno ho deciso di rimanere qui per un po'.
Da vedere ci sarebbero Phang Nga con le sue rocce antigravità (ko tapu di fronte a...james bond Island.......) o phi phi Island (dicono una delle isole più belle del mondo, dove è stato girato sto benedetto film The Beach...qui ogni vilta che girano un film, il posto diventa località turistica), insomma posti direi imperdibili, ma si legge per entrambi "attenti perché le spiagge sono piene zeppe di turisti e quindi molto molto sporche e piene di immondizia, cosa che potrebbe rovinare l'esperienza". E se finora per me è stato così in posti dove questa avvertenza non c'era, figurarsi cosa sarà laggiù.
Sarebbe un po' palloso pure per voi leggere altre critiche gratuite, non mi va di sembrare colla puzza ar naso. Anche perché sembra che raggiungere quei posti in modo indipendente senza essere rinchiusi in viaggi all inclusive, sia piuttosto arduo.
E quindi credo che me ne starò qui, a far guarire i piedi e finché non mi sentirò di star sprecando il tempo. Ora son qui che cerco di immaginarmi come "aspettare" al meglio il giorno della partenza. Tanta fretta ai tempi di angkor wat e ora...
L'idea di stare in panciolle già mi fa prudere le mani. Tra l'altro qui di giorno i rumorosi generatori non girano, quindi niente corrente e niente internet.
Devo dire che questa cosa del turismo sta devastando tutto, ed è brutto evitare di andare in posti stupendi solo per evitare di rimanerne delusi. E immagino che tanti di quelli che vanno a vedere i luoghi "must", un po' di amaro in bocca lo hanno quando se ne vanno. Voglio dire, Maya Beach è diventata turistica DOPO il film the Beach, kaho Ping gan è diventata famosa DOPO il film di james bond. La gente è veramente vuota, ha un mondo rinchiuso nel televisore. Quando ero a chiang mai, Nink mi ha detto che un giorno all'università dove lavora, sono arrivati dei turisti a far foto. Non capendo che stesse succedendo, ha chiesto e cosa gli hanno risposto? Che quell'università era apparsa in non so quale film (forse thailandese) e quindi sti qui erano lì a fare foto a macchinetta di posti che hanno visto alla tv. Hanno dovuto mettere cartelli con scritto vietato entrare in classe e fare foto durante le ore di lezione...
Mi viene una gran tristezza, ma quelli più concreti di me diranno che tutto questo porta lavoro...ecc ecc. Non credo che i posti di lavoro giustifichino sempre ogni realtà, e non vedo perché proprio per preservarli, non si possa avere cura di questi luoghi.
Oggi pomeriggio me la sono fatta passare guardando quei pochi che arrampicavano. Prendo atto della mia nullezza in materia.
Se qualcuno capitasse su questo blog in cerca di informazioni sul deep water solo, posto un'immagine che ho trovato in rete, con copyright incluso.

Da ton sai è tutto.
Matteo


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